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Un over 55 su due svilupperà la demenza: l’allarme lanciato negli Usa spaventa il mondo

Secondo uno studio i cui risultati sono stati pubblicati su Nature Medicine i casi diagnosticati entro il 2060 saranno più che raddoppiati

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
Foto Shutterstock
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Uno studio condotto negli Stati Uniti da un team di ricercatori della Johns Hopkins University sta scuotendo il mondo. Secondo gli scienziati, il rischio di sviluppare una forma di demenza dopo i 55 anni è più alto di quanto si pensasse in passato. Pubblicato sulla rivista Nature Medicine, lo studio rivela che quasi una persona su due potrebbe affrontare problemi cognitivi significativi nel corso della vita, un dato che rivede al rialzo le stime precedenti e solleva importanti interrogativi sulla salute pubblica globale. Sebbene la ricerca si concentri sulla situazione statunitense, le sue implicazioni riguardano tutto il mondo.

Il rischio più alto nelle donne

I dati dello studio evidenziano una differenza significativa tra uomini e donne. Mentre il rischio medio per gli over 55 è del 42%, per le donne sale al 48%, contro il 35% degli uomini. Questo divario è attribuito principalmente alla maggiore longevità femminile. Josef Coresh, epidemiologo della NYU Langone e autore principale dello studio, sottolinea: “Con un americano su due che dovrebbe sperimentare difficoltà cognitive dopo i 55 anni, il carico della demenza è destinato ad aumentare drammaticamente nei prossimi decenni”.

Fattori di rischio legati allo stile di vita

Il progressivo invecchiamento della popolazione è una delle principali cause dell’aumento dei casi di demenza, ma non è l’unico fattore. Lo studio identifica una serie di condizioni che possono contribuire al rischio, tra cui:

  • ipertensione e diabete
  • obesità e diete non salutari
  • mancanza di esercizio fisico
  • salute mentale trascurata
  • deficit di udito

Secondo i ricercatori, politiche mirate alla prevenzione cardiovascolare e al controllo di queste condizioni potrebbero ridurre significativamente il rischio di declino cognitivo.

Un rischio crescente con l’età

Il rischio di demenza aumenta in modo esponenziale con l’età. Tra i 55 e i 75 anni, il rischio rimane relativamente basso (tra lo 0% e il 4%), ma supera il 20% tra gli over 85. Per coloro che raggiungono i 75 anni, le probabilità di sviluppare una forma di demenza superano il 50%. Questi dati, secondo gli esperti, sottolineano l’urgenza di promuovere strategie per un invecchiamento sano e attivo.

Disuguaglianze razziali e sociali

Lo studio mette in evidenza significative disparità razziali. Le persone afroamericane presentano un rischio maggiore rispetto ai bianchi, anche a causa di fattori socioeconomici e sanitari. Inoltre, il rischio aumenta fino al 59% per chi è portatore della variante genetica APOE4, associata a un rischio più elevato di Alzheimer. Secondo Coresh, “sono necessarie risorse maggiori per affrontare le disuguaglianze e migliorare l’accesso all’assistenza sanitaria”.

L’importanza dello studio ARIC-NCS

Le proiezioni dello studio si basano sui dati dell’Atherosclerosis Risk in Communities Neurocognitive Study (ARIC-NCS), che dal 1987 monitora la salute vascolare e cognitiva di circa 16.000 individui. Questo lungo periodo di osservazione ha permesso di ottenere stime più affidabili rispetto al passato, superando le limitazioni di studi precedenti, che spesso sottostimavano il rischio di demenza per una documentazione insufficiente e un’inadeguata sorveglianza dei casi iniziali.

Politiche per prevenire il declino cognitivo

I ricercatori sottolineano l’importanza di politiche preventive mirate, come il miglioramento dell’istruzione e della nutrizione infantile, che possono ridurre il rischio di declino cognitivo in età avanzata. Interventi per rendere più accessibili gli apparecchi acustici potrebbero anche aiutare a limitare i rischi legati alla perdita di udito. Concludono che “le politiche sanitarie devono concentrarsi non solo sulla riduzione dei casi, ma anche sulla qualità della vita dei pazienti affetti da demenza”.

Fonti:
Nature Medicine

Roberto Zoncadi Roberto Zonca   
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