Cuperlo: “Con questa destra al governo, il Pd deve subito prendere in mano la guida dell’opposizione”
Ospite di questa terza puntata di Duels dedicata alle primarie del Pd è Gianni Cuperlo, uno dei quattro candidati alla segretaria del partito, ha ottenuto l’8 per cento dei voti nei circoli e avrà una ventina di delegati nell’assemblea. Sono numeri che fanno della mozione "Promessa democratica” un ipotetico ago della bilancia. Una ruolo che a Gianni Cuperlo, 62 anni, triestino, una vita a sinistra, una delle menti più colte e raffinate dello stato maggiore del partito, dovrebbe piacere molto.
Con lei onorevole, vorrei partire dalla cronaca di queste ore e vorrei un suo commento sui fatti di Firenze che metto qui brevemente in fila: una settimana fa l’aggressione di giovani studenti di sinistra da parte di una squadra di studenti di destra con calci e pugni davanti al portone di uno storico liceo, il Michelangelo; il governo non prende posizione su quanto è successo e i cui filmati sono girati sul web; presidi e insegnanti si mobilitano con gli allievi; una giovane preside scrive una lettera aperta agli studenti della sua scuola, il Leonardo da Vinci in cui mette in guardia dal rischio del fascismo che la storia insegna essere iniziato con atti di violenza per strada sottostimati e passati nell’indifferenza generale. Dopo una settimana il governo parla per bocca del ministro Valditara e l’unica cosa che dice è: “Valuteremo se prendere misure nei confronti della preside. Come valuta nell’insieme questi fatti?
“E anche difficile trovare le parole per commentare tanto è incredibile quello che è accaduto. Alcuni squadristi neofascisti hanno attaccato con calci e pugni altri studenti di sinistra, le immagini hanno fatto il giro del web, sono immagini che indignano ed è difficile anche commentarle. Da parte del governo non c’è stata alcuna presa di posizione, silenzio. Una preside prova a spiegare che all’origine del fascismo non ci furono manifestazioni di massa ma a volte aggressioni ai bordi di un marciapiede che passavano sotto silenzio nell’indifferenza generale. E’ un modo anche per raccontare un pezzo di storia del nostro paese. Non significa dire che siamo alle porte di un nuovo regime totalitario. Significa sapere e conoscere la storia che abbiamo alle nostre spalle. E qualche giorno dopo il ministro dell’Istruzione e del Merito come ha voluto definirsi cambiando nome al suo dicastero, boccia la preside addirittura minacciandola di non si sa bene quale misura. Ecco io credo che un profilo del genere sia letteralmente incompatibile con l’incarico che ricopre. E credo che sarebbe saggio e giusto se le opposizioni presentassero una mozione individuale di sfiducia al ministro Giuseppe Valditara. Conosco anche l’obiezione: così facendo si compatta la maggioranza…Non importa. Sarebbe invece un atto chiaro ed esplicito che noi ci dissociamo non solo da quelle parole ma soprattutto dalla cultura che sottende quelle parole. Al netto dell’ironia che la penna - o la tastiera - di Massimo Gramellini ha dedicato a questi episodi, siamo di fronte ad un fatto gravissimo”.
Al di la’ del merito di cui sappiamo tutti molto, come giudica i metodi usati dall’onorevole Donzelli in aula il 31 gennaio quando ha accusato i suoi colleghi del Pd di essere al fianco di terroristi e mafiosi per essere andati in carcere a trovare il detenuto Alfredo Cospito, condannato per tentata strage e ristretto al 41bis? Trova alcune assonanze?
“L’assonanza la trovo nell’inadeguatezza e nell’incapacità nella non consapevolezza che accomuna questi personaggi. Il punto è che ricoprono ruoli che non sono in grado di ricoprire. Quando un parlamentare della maggioranza si alza nell’aula della Camera e nella foga di un vero e proprio comizio - quando tra l’altro dovevamo votare tutti insieme la Commissione antimafia - e si scaglia con veemenza retorica contro quattro parlamentari della Repubblica che hanno svolto un loro dovere come visitare in carcere un detenuto in gravi condizioni di salute, accusando l’opposizione di appoggiare e sostenere la battaglia di quel detenuto contro il 41 bis alludendo anche a rapporti con mafia, siamo oltre la logica di ciò che la politica dovrebbe sempre essere e che riguarda il rispetto fondamentale del ruolo. Se questo tipo di degenerazioni linguistiche riguardassero le opposizioni, sarebbero già un fatto serio. Quando riguardano la maggioranza che si scaglia contro le opposizioni, sono un campanello di allarme che va seriamente ascoltato”.
Veniamo al Pd. Lei e il suo 8% di voti non avete dato appoggio a nessuno dei due candidati. Perchè? Trovate inadeguate le proposte Bonaccini e di Schlein? O pensate di decidere dopo per essere un po’ l’ago della bilancia?
“Prima di tutto non ho scelto da solo. Mi ha molto colpito mercoledì aver convocato una riunione del nostro gruppo, da remoto come si usa fare adesso, da lì a poche ore, alle 15 per le 19. Eravamo convinti di ritrovarci in un gruppetto, qualche decina, e invece ci siamo collegati in 496. E’ stata una bellissima discussione, infinita, tempi quasi castristi, ma bella- bella che si è conclusa con la decisione di non apparentarci con nessuno e lasciando libertà di scelta per l’uno o l’altro candidato. Ora, fin dalla decisione di partecipare con una mozione separata, lo abbiamo fatto perchè riteniamo che questo congresso sia il più importante nella pur breve storia del Pd, 15 anni. Riteniamo, quindi, di non dover trasformare la fase finale in un derby, una sfida maggioritaria a due, per cui uno alla fine alza la coppa sulla testa e dice ‘ho vinto io, il partito è mio’. Noi abbiano alle spalle una sconfitta pesante a settembre, oggi la destra mostra il suo vero volto. In 16 anni il Pd ha perso circa sei milioni di voti, ha avuto due scissioni, quasi tre, le due principali condotte da coloro che più a lungo avevano guidato il partito, abbiamo cambiato 7-8 segretari eppure non abbiamo mai avuto la capacita di affrontare una discussione seria sulle ragioni di questi risultati. Questo congresso dovrebbe servire a colmare quel vuoto”.
Però il congresso è finito. E’ servito a fare questo chiarimento? O ha fallito?
“Parzialmente, noi abbiamo dato una mano per evitare il fallimento e aiutare il chiarimento. Io nella mia esperienza politica hai fatto più spesso un passo di lato o indietro che un passo in avanti. Se questa volta ho fatto il passo in avanti pur consapevole - dopo una certa età l’ingenuità è una colpa - che poi la sfida finale sarebbe stata tra le due figure più promosse e più favorite dall’ impatto mediatico, è stato perchè ho pensato che fosse necessario dare una mano al partito per imboccare un sentiero diverso e questo lo possiamo fare solo arricchendo la discussione, allargando il perimetro e uscendo da quella sfida maggioritaria a due che altrimenti sarebbe stata”.
In realtà qualcuno, molto più prosaico, dice che lei resta neutrale perchè così, in base ad un regola dello Statuto Pd, la sua mozione avrà tra i 16 e i 20 delegati nell’assemblea nazionale…
“No guardi è esattamente l’opposto e, come si dice, avrei anche le prove. La realtà è che se ci fossimo messi a sedere per trovare un accordo con uno dei due, avremmo ottenuto molti più posti di quelli che ci spettano grazie al nostro pacchetto di consensi. E’ stata scelta di coerenza e un atto di libertà. Noi crediamo che sia importante restare terzi e dare una mano, anche più d’una, quando serve all’uno o all’altra”.
Banalizzando un po’, e li odia le banalizzazione, il Pd deve guardare a sinistra-sinistra o più al centro sinistra?
“Il Pd è un partito di sinistra e deve continuare ad esserlo, non ci sono dubbi.Nasce da una contaminazione, incontro fusione - secondo qualcuno mal riuscita, secondo me invece all’inizio molto ben riuscita - di tutte le culture riformiste di questo paese: sinistra storica, socialista, femminista azionista, cattolicesimo democratico, ambientalista. Ciascuna di loro rappresenta un pezzo. Il Pd non sarebbe più lo stesso se anche una sola di questa anime non fosse più rappresentata”.
Un anno di guerra in Ucraina. Ieri ci sono state molte manifestazioni. Lei non era a Roma ma le chiedo dove sarebbe andato e, soprattutto, con quali bandiere? Il segretario Letta ha chiesto di esporre una bandiera Ucraina insieme a quella della pace in ogni gazebo delle primarie Pd…
“Enrico ha fatto bene. Dobbiamo esporre entrambe le bandiere. La notte scorsa c’è stata una straordinaria marcia della pace, edizione speciale della Perugia- Assisi. E’ un segnale fortissimo di volontà e ostinazione vedere migliaia di persone in marcia per la pace quando tutto sembra andare nella direzione opposta. Io credo che il Pd abbia assunto la posizione giusta a sostegno della resistenza di un popolo e di un paese invaso militarmente e con la ferma condanna del paese che l’ha invaso. Dopodiché, anche se i possibili segnali di una tregua sembrano chiusi e il Pentagono parla di una guerra destinata a durare per tutto il 2023, dobbiamo sapere che americani e russi continuano a parlarsi nelle forme non ufficiali. E dobbiamo sperare, lavorare perchè l’Europa finalmente alzi la testa e sappia assumere quel soft tipico della nostra civiltà dopo le tragedie delle due guerre mondiale per svolgere un ruolo diplomatico più efficace in direzione della pace. Il fatto è, come ripeto da tempo, che se la Russia smette di combattere finisce la guerra. Se l’Ucraina smette di difendersi finisce l’Ucraina”.
Cuperlo: “Con questa destra al governo, il Pd deve subito prendere in mano la guida dell’opposizione”
Ospite di questa terza puntata di Duels dedicata alle primarie del Pd è Gianni Cuperlo, uno dei quattro candidati alla segretaria del partito, ha ottenuto l’8 per cento dei voti nei circoli e avrà una ventina di delegati nell’assemblea. Sono numeri che fanno della mozione "Promessa democratica” un ipotetico ago della bilancia. Una ruolo che a Gianni Cuperlo, 62 anni, triestino, una vita a sinistra, una delle menti più colte e raffinate dello stato maggiore del partito, dovrebbe piacere molto.
Con lei onorevole, vorrei partire dalla cronaca di queste ore e vorrei un suo commento sui fatti di Firenze che metto qui brevemente in fila: una settimana fa l’aggressione di giovani studenti di sinistra da parte di una squadra di studenti di destra con calci e pugni davanti al portone di uno storico liceo, il Michelangelo; il governo non prende posizione su quanto è successo e i cui filmati sono girati sul web; presidi e insegnanti si mobilitano con gli allievi; una giovane preside scrive una lettera aperta agli studenti della sua scuola, il Leonardo da Vinci in cui mette in guardia dal rischio del fascismo che la storia insegna essere iniziato con atti di violenza per strada sottostimati e passati nell’indifferenza generale. Dopo una settimana il governo parla per bocca del ministro Valditara e l’unica cosa che dice è: “Valuteremo se prendere misure nei confronti della preside. Come valuta nell’insieme questi fatti?
“E anche difficile trovare le parole per commentare tanto è incredibile quello che è accaduto. Alcuni squadristi neofascisti hanno attaccato con calci e pugni altri studenti di sinistra, le immagini hanno fatto il giro del web, sono immagini che indignano ed è difficile anche commentarle. Da parte del governo non c’è stata alcuna presa di posizione, silenzio. Una preside prova a spiegare che all’origine del fascismo non ci furono manifestazioni di massa ma a volte aggressioni ai bordi di un marciapiede che passavano sotto silenzio nell’indifferenza generale. E’ un modo anche per raccontare un pezzo di storia del nostro paese. Non significa dire che siamo alle porte di un nuovo regime totalitario. Significa sapere e conoscere la storia che abbiamo alle nostre spalle. E qualche giorno dopo il ministro dell’Istruzione e del Merito come ha voluto definirsi cambiando nome al suo dicastero, boccia la preside addirittura minacciandola di non si sa bene quale misura. Ecco io credo che un profilo del genere sia letteralmente incompatibile con l’incarico che ricopre. E credo che sarebbe saggio e giusto se le opposizioni presentassero una mozione individuale di sfiducia al ministro Giuseppe Valditara. Conosco anche l’obiezione: così facendo si compatta la maggioranza…Non importa. Sarebbe invece un atto chiaro ed esplicito che noi ci dissociamo non solo da quelle parole ma soprattutto dalla cultura che sottende quelle parole. Al netto dell’ironia che la penna - o la tastiera - di Massimo Gramellini ha dedicato a questi episodi, siamo di fronte ad un fatto gravissimo”.
Al di la’ del merito di cui sappiamo tutti molto, come giudica i metodi usati dall’onorevole Donzelli in aula il 31 gennaio quando ha accusato i suoi colleghi del Pd di essere al fianco di terroristi e mafiosi per essere andati in carcere a trovare il detenuto Alfredo Cospito, condannato per tentata strage e ristretto al 41bis? Trova alcune assonanze?
“L’assonanza la trovo nell’inadeguatezza e nell’incapacità nella non consapevolezza che accomuna questi personaggi. Il punto è che ricoprono ruoli che non sono in grado di ricoprire. Quando un parlamentare della maggioranza si alza nell’aula della Camera e nella foga di un vero e proprio comizio - quando tra l’altro dovevamo votare tutti insieme la Commissione antimafia - e si scaglia con veemenza retorica contro quattro parlamentari della Repubblica che hanno svolto un loro dovere come visitare in carcere un detenuto in gravi condizioni di salute, accusando l’opposizione di appoggiare e sostenere la battaglia di quel detenuto contro il 41 bis alludendo anche a rapporti con mafia, siamo oltre la logica di ciò che la politica dovrebbe sempre essere e che riguarda il rispetto fondamentale del ruolo. Se questo tipo di degenerazioni linguistiche riguardassero le opposizioni, sarebbero già un fatto serio. Quando riguardano la maggioranza che si scaglia contro le opposizioni, sono un campanello di allarme che va seriamente ascoltato”.
Veniamo al Pd. Lei e il suo 8% di voti non avete dato appoggio a nessuno dei due candidati. Perchè? Trovate inadeguate le proposte Bonaccini e di Schlein? O pensate di decidere dopo per essere un po’ l’ago della bilancia?
“Prima di tutto non ho scelto da solo. Mi ha molto colpito mercoledì aver convocato una riunione del nostro gruppo, da remoto come si usa fare adesso, da lì a poche ore, alle 15 per le 19. Eravamo convinti di ritrovarci in un gruppetto, qualche decina, e invece ci siamo collegati in 496. E’ stata una bellissima discussione, infinita, tempi quasi castristi, ma bella- bella che si è conclusa con la decisione di non apparentarci con nessuno e lasciando libertà di scelta per l’uno o l’altro candidato. Ora, fin dalla decisione di partecipare con una mozione separata, lo abbiamo fatto perchè riteniamo che questo congresso sia il più importante nella pur breve storia del Pd, 15 anni. Riteniamo, quindi, di non dover trasformare la fase finale in un derby, una sfida maggioritaria a due, per cui uno alla fine alza la coppa sulla testa e dice ‘ho vinto io, il partito è mio’. Noi abbiano alle spalle una sconfitta pesante a settembre, oggi la destra mostra il suo vero volto. In 16 anni il Pd ha perso circa sei milioni di voti, ha avuto due scissioni, quasi tre, le due principali condotte da coloro che più a lungo avevano guidato il partito, abbiamo cambiato 7-8 segretari eppure non abbiamo mai avuto la capacita di affrontare una discussione seria sulle ragioni di questi risultati. Questo congresso dovrebbe servire a colmare quel vuoto”.
Però il congresso è finito. E’ servito a fare questo chiarimento? O ha fallito?
“Parzialmente, noi abbiamo dato una mano per evitare il fallimento e aiutare il chiarimento. Io nella mia esperienza politica hai fatto più spesso un passo di lato o indietro che un passo in avanti. Se questa volta ho fatto il passo in avanti pur consapevole - dopo una certa età l’ingenuità è una colpa - che poi la sfida finale sarebbe stata tra le due figure più promosse e più favorite dall’ impatto mediatico, è stato perchè ho pensato che fosse necessario dare una mano al partito per imboccare un sentiero diverso e questo lo possiamo fare solo arricchendo la discussione, allargando il perimetro e uscendo da quella sfida maggioritaria a due che altrimenti sarebbe stata”.
In realtà qualcuno, molto più prosaico, dice che lei resta neutrale perchè così, in base ad un regola dello Statuto Pd, la sua mozione avrà tra i 16 e i 20 delegati nell’assemblea nazionale…
“No guardi è esattamente l’opposto e, come si dice, avrei anche le prove. La realtà è che se ci fossimo messi a sedere per trovare un accordo con uno dei due, avremmo ottenuto molti più posti di quelli che ci spettano grazie al nostro pacchetto di consensi. E’ stata scelta di coerenza e un atto di libertà. Noi crediamo che sia importante restare terzi e dare una mano, anche più d’una, quando serve all’uno o all’altra”.
Banalizzando un po’, e li odia le banalizzazione, il Pd deve guardare a sinistra-sinistra o più al centro sinistra?
“Il Pd è un partito di sinistra e deve continuare ad esserlo, non ci sono dubbi.Nasce da una contaminazione, incontro fusione - secondo qualcuno mal riuscita, secondo me invece all’inizio molto ben riuscita - di tutte le culture riformiste di questo paese: sinistra storica, socialista, femminista azionista, cattolicesimo democratico, ambientalista. Ciascuna di loro rappresenta un pezzo. Il Pd non sarebbe più lo stesso se anche una sola di questa anime non fosse più rappresentata”.
Un anno di guerra in Ucraina. Ieri ci sono state molte manifestazioni. Lei non era a Roma ma le chiedo dove sarebbe andato e, soprattutto, con quali bandiere? Il segretario Letta ha chiesto di esporre una bandiera Ucraina insieme a quella della pace in ogni gazebo delle primarie Pd…
“Enrico ha fatto bene. Dobbiamo esporre entrambe le bandiere. La notte scorsa c’è stata una straordinaria marcia della pace, edizione speciale della Perugia- Assisi. E’ un segnale fortissimo di volontà e ostinazione vedere migliaia di persone in marcia per la pace quando tutto sembra andare nella direzione opposta. Io credo che il Pd abbia assunto la posizione giusta a sostegno della resistenza di un popolo e di un paese invaso militarmente e con la ferma condanna del paese che l’ha invaso. Dopodiché, anche se i possibili segnali di una tregua sembrano chiusi e il Pentagono parla di una guerra destinata a durare per tutto il 2023, dobbiamo sapere che americani e russi continuano a parlarsi nelle forme non ufficiali. E dobbiamo sperare, lavorare perchè l’Europa finalmente alzi la testa e sappia assumere quel soft tipico della nostra civiltà dopo le tragedie delle due guerre mondiale per svolgere un ruolo diplomatico più efficace in direzione della pace. Il fatto è, come ripeto da tempo, che se la Russia smette di combattere finisce la guerra. Se l’Ucraina smette di difendersi finisce l’Ucraina”.
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