Alla ricerca del tesoro di Alarico: 25 tonnellate d'oro e 150 d'argento
Il re dei Goti li avrebbe trafugati dopo aver espugnato Roma nell'agosto del 410 dopo Cristo. Georadar e droni i sistemi tecnologici utilizzati per le indagini geofisiche.

Cosenza 18.11.2015 (DS) – Tra mito e leggenda a Cosenza è partita la caccia al tesoro di Alarico . Si tratta di 25 tonnellate di oro e 150 tonnellate d'argento che il re dei Goti riuscì a trafugare dopo aver espugnato Roma nell'agosto del 410 dopo Cristo. Ora si va alla ricerca di quel tesoro tanto misterioso attraverso l'uso delle nuove tecnologie. Al centro delle ricerche il fiume Busento dove Alarico fu seppellito insieme al suo cavallo, alla sua armatura e al suo tesoro. Il re dei Goti, dopo un lungo assedio, riuscì a mettere a ferro e fuoco Roma saccheggiandola di ogni ricchezza e poi ripartì verso il Sud per giungere in Calabria, da dove voleva raggiungere l'Africa passando per la Sicilia. Ma una tempesta fece naufragare le navi sulle quali si erano imbarcati i barbari e Alarico preferì attendere in Calabria il ritorno della bella stagione per affrontare il viaggio. Poco dopo, però, si ammalò e morì. I Goti seppellirono il loro re con tutti gli onori nel letto del fiume Busento assieme al suo cavallo, alla sua armatura e al suo tesoro. Per impedire che la tomba del grande re dei Goti venisse profanata, si deviò il corso del fiume utilizzando migliaia di schiavi che al termine dei lavori furono trucidati allo scopo di non lasciare nessun testimone della sepoltura.
Ora l'amministrazione comunale di Cosenza guidata dal sindaco
Mario Occhiuto
, nonché presidente della Provincia, ha avviato, così come avevano fatto altri suoi
predecessori, una nuova stagione di ricerche.
Si procede per fasi: la ricerca è partita da dati e informazioni di carattere storico
associabili ad ambiti geografici localizzabili. Si è poi proceduto ad attività di
telerilevamento (remote sensing) su immagini tele-rilevate multi spettrali (visibile,
infrarosso, radar, lidar) ad alta risoluzione geometrica. Oggi, invece, alla confluenza dei fiumi
Crati e Busento, alla presenza della stampa, si è passati alle
prospezioni geo-tomografiche elettriche e ai
rilievi fotografici con l’utilizzo dei
droni. Da queste indagini verranno acquisiti dati (conducibilità elettrica dei mezzi) che,
successivamente elaborati con apposito software, consentiranno di
ricostruire la struttura geologica del sottosuolo (sino a circa 10mt di profondità dal piano
della indagine) con le eventuali strutture antropiche sepolte e inglobate in essa che saranno
visibili come anomalie con relativa geometria. L’anomalia eventualmente riscontrata si confronterà
con la geometria attesa della
camera sepolcrale di Alarico.
“Queste attività di ricerca – ha spiegato il presidente Occhiuto – sono possibili grazie alle nuove strumentazioni a nostra disposizione, che indagano il sottosuolo con grande precisione e in modo non invasivo, grazie alle onde elettromagnetiche”.
“Sono molto fiducioso – ha dichiarato ancora Occhiuto - sul fatto che la sepoltura e il tesoro di Alarico possano essere ritrovati. Che poi questa sia anche un’operazione di marketing territoriale, non l’ho mai negato, ma essa nasce da un fatto storico concreto e non vedo perché non debba essere valorizzato, per la crescita e lo sviluppo turistico di Cosenza e di tutto il territorio provinciale”.
I rilievi, infatti, non si concentreranno solo nella città di Cosenza, ma anche in alcuni comuni vicini, quali Mendicino e Carolei, seguendo le tracce dei fatti storici documentati. Ad essere indagata, è stata l’area della confluenza dei fiumi Busento e Crati, grazie anche ai rilievi di un drone dotato di una fotocamera ad alta risoluzione geometrica per acquisire immagini, video e per rilevare la morfologia dell’area con definizione spaziale ottimale. La campagna di prospezioni geofisiche di dettaglio saranno realizzate su diverse aree. Queste prospezioni geofisiche sono in grado di rilevare, nel sottosuolo, anomalie e geometrie dei corpi sepolti, mediante l’invio di microonde con il geo-radar e di corrente elettrica con il geo-resistivimetro; nonché per mezzo della misura dell’intensità del campo magnetico locale con l’utilizzo del geo-magnetometro. Nella fase successiva saranno quindi considerate solo quelle prospezioni (verificabili sulle sezioni geofisiche 2D) che hanno rilevato anomalie significative compatibili con la geometria presunta della camera sepolcrale di Alarico (la camera sepolcrale può raggiungere verosimilmente 5÷7 mt. di profondità) . Ad occuparsi della Geoarcheologia nella ricerca sono i dottori geologi Amerigo Giuseppe Rota, Renato Acri e Maurizio Bruno.
“Le attività di ricerca sulla sepoltura di Alarico continuano e – conclude Occhiuto -, insieme
a esse, la speranza è di portare la Città di Cosenza al centro dell’
interesse storico-archeologico internazionale”.
Abbiamo parlato di:
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