Si fa presto a dire Centro: ce ne sono almeno tre che si contendono uno spazio politicamente prezioso
Continua l’implosione del quadro politico dopo l’elezione del Capo dello Stato. Anche Salvini dice che la “coalizione è finita”. Fa traballare la giunta di Toti in Liguria. Intanto Di Maio si dimette per sfidare meglio Conte. Il tutto mentre “Italia al centro” cerca di muovere i primi passi

Anche Salvini lo dice: la coalizione “non c’è più se c’è qualcuno dei nostri che fa accordi con Renzi”. Questo “qualcuno” sono i centristi di “Cambiamo”, cioè Toti e Brugnaro: sono due, tre giorni che gli cannoneggiano addosso. Toti si trova addirittura ad essere attaccato a livello di governo regionale: l’alter ego di Salvini in Liguria, Edoardo Rixi, sta facendo traballare giunta e consiglio. Questo si chiama ricatto. E non finisce mica qua: anche Renzi deve gestire qualche mal di pancia nell’agile ma efficace pattuglia di Italia viva. Nei 5 Stelle il duello Conte-Di Maio continua: il ministro degli Esteri ha lasciato la presidenza del Comitato di garanzia, che è come dire la Cassazione nel Movimento sul fronte della disciplina e del rispetto delle regole interne. Ma non è un passo di lato, anzi: Di Maio fa un passo indietro per farne due avanti, per tenersi le mani libere, cioè “la libertà di poter dire cosa non va nel Movimento”. Dal Pd più o meno silenzio: nella stasi apparente, c’è comunque massima attenzione per vedere cosa verrà fuori da questo gigantesco blog che è il quadro politico italiano alla fine del decennio dei populismi.
Tutta colpa del Centro. Ma quale?
L’elezione del Presidente della Repubblica ha messo a nudo ciò che già si sapeva - liti e spaccature - ma che i diretti interessati liquidavano come “invenzioni giornalistiche”. Tutto questo caos e relative macerie sono originate da un motivo preciso che si chiama Centro. Il problema è che tutti adesso si sono accorti che populismi e sovranismi sono “pericolosi” per i nostri tempi , che gli estremismi non risolvono, e tutti sono alla ricerca del proprio centro. “Di gravità permanente” cantava il grande Battiato. Cioè perno e sostegno, sicurezza e stabilità. Mentre negli ultimi anni è stato ridotto più ad un prefisso (centrodestra, centrosinistra) che ad un sentimento reale. In realtà quando parliamo di centro, in questo momento parliamo di tre movimenti distinti: il centro del centrodestra; il centro-centro; il centro del centrosinistra.
Il centro del centrodestra
Silvio Berlusconi è uscito dal tunnel depressivo della conta Quirinale avendo in testa una cosa sola: il primo che riprende in mano un centro vero, ha vinto. Il Cavaliere ha capito che per tenere a bada Salvini e Meloni in conflitto permanente da due anni per la leadership della coalizione Forza Italia deve essere più forte e coltivare quella che è la sua attitudine: il centro. “Il centro sono Io e Forza Italia deve essere la calamita della coalizione” ha detto il Cav ormai una settimana fa. Da allora i sondaggi danno in crescita Forza Italia (stabilmente sopra l’8 e in lieve e costante crescita) e Berlusconi attivo come non mai: ha ricevuto ad Arcore Pierferdinando Casini che il centro parlamentare voleva Presidente ma Salvini ha detto no; Casini che della vecchia Dc resta l’erede più brillante. Riceve e parla di continuo con Cesa e Lupi che sono suoi alleati. “Dobbiamo riprendere l’elettorato moderato e tornare ad essere quello che eravamo: la forza politica attrattiva rispetto alle destre”. Per fare questo Berlusconi ha bisogno che Salvini - anche lui ricevuto ad Arcore in questi giorni - la smetta di inseguire Meloni su derive estremiste ed entri finalmente nel Partito popolare europeo. Forza Italia e Lega insieme, un vero partito liberal, europeista, moderato nella metà campo del centrodestra. Che sia una federazione o un partito repubblicano in versione italiana, anche Salvini ha capito che deve muoversi. Ma non ha ancora chiaro dove. Intanto attacca il pezzo più importante di Centro che sta nel centrodestra - cioè Cambiamo di Toti e Brugnaro.
“Il centrodestra che fa accordi con centristi e moderati non è più una coalizione” ha detto ieri il leader della Lega in una diretta Facebook in cui si è tolto parecchi sassolini dalle scarpe per scagliarli contro gli alleati, o prossimi ex. Nel mirino di Salvini c'è Forza Italia, che sta tentando la reunion con le forze di centro che condividono il perimetro del Partito popolare europeo. Ma ci sono pure le frange moderate, capeggiate da Giovanni Toti di Coraggio Italia, che trattano l'alleanza con Matteo Renzi. Troppo per il Capitano leghista che vede “la coalizione sciogliersi come neve al sole (…)Leggo che qualcuno sta cercando l'obiettivo con Renzi e Mastella. Allora abbiamo obiettivi diversi”. Il pensiero di fondo, che poi mette Salvini sulle barricate e Berlusconi in piena attività politica, è che molti di Forza Italia possano trovare attrattivo il centro-centro a cui sta lavorando Toti. Nel pranzo domenicale ad Arcore con i vertici del partito, il Cavaliere resta indifferente al livore di Salvini e si concentra sull'impresa di recuperare spazio e terreno, perchè "Forza Italia vuole e deve essere protagonista del rinnovamento del centrodestra alternativo alla sinistra”.
Il centro-centro
Soprattutto Salvini, un po’ meno Berlusconi, attaccano Toti e Brugnaro che un anno fa lasciarono Forza Italia stufi di essere diventati residuali e trazione leghista, cioè nazionalista, e fondarono Coraggio. Sono settimane che Toti e Renzi parlano. Il loro progetto si chiamerebbe “Italia al centro” la cui road map sarebbe già decisa. Bisogna vedere se anche finalizzata e come.
“Italia Al Centro” sarà - spiegano fonti centriste riferibili a Cambiamo - “una Margherita con tanti petali e una leadership diffusa, un’alleanza in cui ciascun partito resta autonomo, trovando un simbolo inclusivo che rappresenti tutti”, Entro febbraio ci saranno le rispettive assemblee (Italia viva il 26 febbraio) che dovranno deliberare. All’inizio ci dovrebbe essere “il raccordo dei gruppi parlamentari ma non sarà - assicurano alcuni protagonisti - “un’operazione di palazzo”. E’ inevitabile che nasca attraverso un rapporto più stretto tra i gruppi parlamentari per cominciare dai contenuti e dai valori senza dimenticare la presenza sul territorio. Serve tempo. Anche per questo non sarà presentato il simbolo (ancora in via di definizione) alle prossime amministrative dove invece ci saranno liste civiche centro. Al Sud ci sarà “Noi Campani” di Clemente Mastella. L’appuntamento per il debutto vero e proprio è rinviato alle politiche del 2023.
Il presupposto per nascere è stata l’elezione del Presidente delle repubblica: ha vinto l’asse di centro che ha saputo disinnescare le spallate che arrivavano da destra e alcune proposte non eccezionali in arrivo dai giallorossi (come la capa dell’intelligence Elisabetta Belloni).
E’ in valutazione sia il gruppo unico che la federazione al Senato, mentre alla Camera, dove esistono già due gruppi (29 renziani e 21 totiani, ndr) il ventaglio di possibilità è ancora più ampio. Si può partire da un patto di consultazione su iniziative comuni. “Un punto importante - assicurano le stesse fonti - è non mettere né in discussione né in gioco la tenuta del governo Draghi”.
Quale legge elettorale?
E’ bene dirlo subito: non tutti sono d’accordo a fare il centro-centro. E se Toti ha Brugnaro che pur avendo fatto la scissione vuole restare nell’area di centrodestra, possiamo immaginare che Renzi abbia da spiegare le sue con Bellanova e Migliore. E non solo.
Buona parte della discussione e della nascita stessa del centro-centro ruota intorno alla legge elettorale. L’idea sarebbe di partire dalla legge esistente (Rosatellum) sapendo che c’è lo spazio per misurarsi sul proporzionale.
Il Rosatellum è proporzionale per due terzi con sbarramento al 3% ed è già - quindi - un campo in cui ogni partito può sperimentare se stesso. Solo nel 30% di collegi ci si allea nelle coalizioni. Dopo il taglio dei parlamentari questa legge andrà adeguata e si deciderà presto come farlo. In un’intervista pubblicata domenica, il ministro Renato Brunetta ha fatto un po’ una fuga in avanti sulla necessità della legge proporzionale. Berlusconi non ha gradito. Ma sa che c’è tutta un’area dentro Forza Italia che non ne può più di Salvini (non si fidano), ancora meno di Meloni e cerca strade diverse.
Da Coraggio Italia si fa sentire il governatore Toti che risponde alle provocazioni della Lega nei confronti della Giunta e del Consiglio regionale ligure minacciando di “convocare le elezioni” . Salvini ha scatenato la guerra e farà di tutto per boicottare i suoi progetti centristi. Di fronte all’ennesima giornata di provocazione offese, Osvaldo Napoli, tra i più vicini a Berlusconi ma anche lui fuggito in Coraggio Italia, incoraggia i moderati ad andare avanti: “Credo che le affermazioni di Salvini debbano scuotere anche i più tiepidi in FI e indurli a riflettere sull'urgenza di recuperare una piena libertà di azione rispetto alla Lega salviniana”.
Il centro del centrosinistra
Il quadro non è completo se non si parla anche del centro del centrosinistra. Nel Pd ci sono illustri rappresentanti - al momento dominanti - come Letta, Franceschini, lo stesso Guerini. In pratica tutto il partito tranne Orlando, Orfini e qualche altro, hanno origini moderate e guardano ad un futuro progressista, democratico, europeista. IL punto di domanda grosso come una cosa sono i 5 Stelle e il loro leader Giuseppe Conte che nella settimana presidenziale non ha dato prova di grande affidabilità. Nello schema giallorosso fino hai tempi di Zingaretti Conte doveva essere il centro mente il Nazareno avrebbe riaperto le porte alla vecchia Ditta, Bersani, D’Alema & c. In pochi mesi le cose sono cambiate. Potremmo dire precipitate. Letta non sa più bene con con Conte. Bettini ha suggerito di “andare a vedere che cosa succede in Forza Italia”. Nel frattempo Letta ha fatto un mezzo accordo con i centristi di Calenda e Bonino. Anche nel Pd osservano il centro. Il fatto è che i due poli non vorrebbero che nascesse un nuovo Terzo Polo. Ma il cantiere è stato avviato