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[L’analisi] La bufala delle elezioni manipolate. Il vero pericolo per l’Italia è l’addio di Mario Draghi

Ma quali russi, americani o cinesi. Il voto nel Bel Paese è un giochino in mano agli italiani. L’unico evento che conterà sulle sorti dell’Italia e delle nostre tasche sarà nel 2019 l’addio di Mario Draghi alla Banca centrale europea che con il Quantitative Easing, cioè con l’acquisto dei nostri buoni del Tesoro, ha tenuto in piedi le finanze italiane

Il governatore di bankitalia, Mario Draghi

Chi manipola le elezioni italiane? Non i russi perché, spiega il New York Times, quasi tutti i partiti sono più o meno pro-russi e favorevoli a togliere le sanzioni a Mosca. Più tiepido il Pd ma il suo leader Renzi è andato l’anno scorso a Mosca anche se i giornali non ne hanno parlato. Del resto se il premier israeliano Netanyahu, il maggiore alleato Usa cui Trump ha deciso di regalare Gerusalemme capitale, incontra a ripetizione Putin non si vede perché non debbano farlo anche i politici italiani.

Non manipolano troppo gli americani, che se ne stanno acquattati nella loro ambasciata e si sono già comprati da tempo gli opinion leader italiani, così come del resto fanno i Paesi delle monarchie del Golfo che qui investono e acquistano i nostri armamenti: chi è così stupido da mettere in pericolo posti di lavoro in campagna elettorale?

E i cinesi? Quelli sprovvisti di molti soldi, come i proprietari di Inter e Milan, mostrano sguardi languidi sulle tribune di San Siro mentre i loro connazionali si comprano bar ed esercizi commerciali, con investimenti e riciclaggi più redditizi e meno rischiosi delle squadre di calcio. 

Del resto gli stessi sondaggi sono relativamente affidabili per stessa ammissione di chi li fa: il 50% degli interpellati non risponde, indeciso o perché non vuole far sapere la propria opinione. Anche giustamente, perché c’è da vergognarsi di molti partiti e candidati Inoltre non si sa mai che le nostre risposte non possano, un domani, venire usate contro di noi. L’italiano è diffidente e ha tutte le ragioni per esserlo. 

Il voto, come le corna, deve essere assolutamente segreto, prima e soprattutto dopo, se il nostro partito ha perso. Altrimenti viene meno lo sport nazionale: saltare sul carro del vincitore.

Gli attori internazionali non sono così influenti sul voto anche perché sul territorio fanno già un bel lavoro preventivo per indirizzare l’opinione pubblica le mafie nazionali, che sono i veri grandi elettori in molte zone del Paese e sanno come infiltrarsi in tutti i partiti. Questi sono professioni seri e pericolosi, non dilettanti.

Casomai una campagna acquisti dall’estero nella politica italiana inizierà dopo il voto e i tentativi di formare un nuovo governo ma sarà incentrata più sugli interessi e gli schieramenti: sulla dismissione di Alitalia, magari alla Lufthansa, su una possibile scalata a Mediaset di Vivendi e di qualche altro asset italiano appetibile o in difficoltà.

Fermo restando che gli Stati Uniti e Israele sono i Paesi che qui in Italia vogliono mantenere una certa influenza sui media mainstream, del resto già largamente a loro favore. I “putinisti”, che pure sono parecchi, sanno che questo è un campionato già deciso dove arriveranno sempre secondi.

I maggiori manipolatori delle elezioni sono quindi gli italiani medesimi che vivono dal dopoguerra in un Paese a sovranità assai limitata, in mano alla Nato e alle testate nucleari controllate da Washington.

Archiviate le ideologie forti come il comunismo e nonostante i rigurgiti populisti e fascisti, in pratica le elezioni sono un giochino lasciato in mano agli italiani per intrattenerli dopo Sanremo e la delusione dei mondiali di calcio. Gli stessi tentativi di influenzare il voto da parte dell’Unione europea (Juncker) o da leader annaspanti come la Merkel lasciano il tempo che trovano.

L’unico evento che conterà sulle sorti del Paese e delle nostre tasche sarà nel 2019 l’addio di Mario Draghi alla Banca centrale europea che con il Quantitative Easing, cioè con l’acquisto dei nostri buoni del Tesoro, ha tenuto in piedi le finanze italiane. Il resto sono chiacchiere da bar sport come sanno tutti i qualunquisti di razza, cinici e bari come il destino del Bel Paese.

Alberto Negridi Alberto Negri, editorialista e inviato di guerra   
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