[Il retroscena] La svolta del Pd: “Non resteremo a guardare. Con un governo M5S-Lega l’Italia rischia troppo”
Berlusconi vuole "fare di tutto per dare un governo al Paese", il neo segretario Pd Martina cambia linea: "Non possiamo stare a guardare, il Paese rischia troppo". I due partiti sconfitti aspettano che si sgonfino i fenomeni Salvini e Di Maio e pensano ad una grossa coalizione. Il capo dei Cinquestelle sente quello della Lega: "Vogliamo la presidenza della Camera per tagliare i vitalizi"
Gli altri due, i “vincitori” delle elezioni, si consultano, si confrontano, promettono cose ai loro elettori. Per contrastare l’asse tra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, quello dei “populisti” che minacciano di governare insieme il Paese, si devono muovere in stereo anche i due “sconfitti”, cioè Forza Italia e il Pd. Sia il partito di Silvio Berlusconi che quello che è stato di Matteo Renzi hanno infatti la necessità di riorganizzarsi prima di tornare alle urne e di evitare di finire fagocitati il primo dalla Lega, il secondo dal Movimento 5 stelle.
Arcore e Nazareno
Sia ad Arcore come al Nazareno sono convinti che questo sia il momento di restare un passo indietro, aspettare che falliscano tutti i tentativi di mettere in piedi maggioranze rabberciate costruite provando ad imporre al Parlamento una leadership, una squadra ed un programma. “Aspettiamo che torni la politica”, prova a semplificare un dirigente azzurro.
A riportare al centro la politica saranno da venerdì i voti per i presidenti di Camera e Senato e subito dopo il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, quando, tra meno di due settimane, dovrà dare inizio alle consultazioni. “Lavoriamo con serietà e serenità per far uscire il Paese da questa delicata situazione di stallo e assicurare all'Italia un governo stabile, credibile”, garantisce il Cavaliere. Berlusconi ha partecipato al matrimonio della deputata forzista Catia Polidori, per la quale è stato anche testimone di nozze, nel Castello di Solfagnano Parlesca, in provincia di Perugia. “Dobbiamo dare vita ad un governo in grado di porre mano da subito ai gravi problemi del Paese secondo i programmi e i progetti con i quali la coalizione di centro-destra ha vinto le elezioni”, ha aggiunto.
Le nozze
Guarda caso alle nozze della dirigente umbra di Forza Italia c’erano anche - tra gli altri - Antonio Tajani e Paolo Romani, volti tra i più noti dell’ala “trattativista” del suo partito. Non c’era Adriano Galliani che avrebbe aperto un nuovo canale di confronto coi renziani via Luca Lotti, che è ministro dello Sport, oltre che dirigente fidatissimo dell’ex segretario Pd.
Fatto sta che anche il nuovo numero uno del Pd, il segretario reggente Maurizio Martina, sembra avere cambiato linea. Rispetto al “no a tutto” della scorsa settimane, l’ex ministro dell’Agricoltura, intervenendo ad un convegno della sinistra dem al Nazareno, ha riassunto così la posizione del suo partito in questa delicata fase politica: “Guai a noi fare l’Aventino, io non immagino un Pd che sta a guardare”. Piuttosto che restare fuori a guardare a subire l’attacco finale dei Cinquestelle ai loro elettori, i democratici sembrano disposti a sporcarsi le mani: “Un governo Cinquestelle - Lega penso sia pericoloso per questo Paese, noi non ci tireremo indietro dal confronto. Non aspetteremo che siano solo le forze che hanno vinto il 4 marzo a fare le loro proposte, noi contrattaccheremo”, ha aggiunto Martina. Gianni Cuperlo e il neo-iscritto Carlo Calenda sono d'accordo, almeno su questo punto, con lievi sfumature. Concorda per una volta anche Andrea Orlando, capo della minoranza Pd. “Assolutamente irricevibile un governo politico con M5s o Lega, ma no all’Aventino”, ha detto il Guardasigilli, che ha approfittato di quello stesso convegno per sferrare un durissimo attacco all’ex segretario per il modo “familistico” col quale avrebbe compilato le liste. Ad ascoltare le diverse anime dem c’era anche il capogruppo dei senatori Pd, Luigi Zanda, considerato il principale dei “trattavisti”: “Per il Pd si apre una fase molto delicata politicamente. Noi abbiamo un ruolo di partito di opposizione che dobbiamo svolgere con molta serietà con proposte alternative”.
Il Pd non pretende presidenza Camera
Il Pd non pretende la presidenza di una Camera, ma si accontenterà di una vicepresidenza e lancia una proposta “concreta” che potrebbe diventare contributo per un eventuale governo: l’assegno universale per le famiglie con figli. Per ottenerla è disposto a sostenere candidati “non estremisti” e quindi, forse, quelli di Forza Italia.
A gestire i delicatissimi rapporti tra Lega e Fi è oggi soprattutto Giancarlo Giorgetti, numero due di Matteo Salvini. Il leader degli azzurri in vista dei prossimi passaggi ha anche congelato le posizioni dei due capigruppo uscenti, Renato Brunetta a Montecitorio e Paolo Romani al Senato. Il primo, oggetto di attacchi per mezzo stampa, ha ottenuto ieri la fiducia di moltissimi colleghi. “Ci rispettino”, aveva detto il capogruppo azzurro lanciando un appello ai leghisti.
Se Pd e Fi si mandano segnali di fumo e aspettano il turno dopo, Salvini e Di Maio accelerano. “Dateci qualche giorno di tempo per dare agli italiani il governo che si meritano, lavorerò giorno e notte per dare un governo a questo Paese”, garantisce il leader leghista, ieri a Lamezia Terme ad una iniziativa per ringraziare gli elettori della Calabria, regione nella quale è stato eletto senatore. Tra le prime mosse che si impegna a fare la cancellazione della Legge Fornero, ma non la cancellazione dei vitalizi, tanto cara ai cinquestelle, che Salvini considera “un tema meno prioritario rispetto al problema del lavoro”. “Abbiamo vinto con un programma elettorale e proveremo a portarlo al governo: ma sia chiaro che, se qualcuno pensa di tirarla per le lunghe e dice “andiamo tutti insieme al governo” per tirare a campare due anni, io non ci sto”, garantisce, bocciando le larghe intese.
Salvini sentirà di nuovo Di Maio
Il segretario della Lega sentirà nuovamente il capo politico dei Cinquestelle, che cerca la sua sponda per eleggere un grillino presidente della Camera. Ad annunciarlo è stato lo stesso Di Maio. “Sentirò per telefono i principali esponenti di tutti i futuri gruppi parlamentari. Voglio parlare loro con franchezza, chiarezza e onestà. A ognuno di loro dirò che noi vogliamo coinvolgere tutti in questa fase di individuazione delle figure che presiederanno le Camere, naturalmente riconoscendo il peso specifico di ogni vincitore”, ha scritto sul Blog delle stelle. “Noi con il 36% dei seggi alla Camera dei Deputati rivendichiamo il diritto ad esprimere la Presidenza dell'Aula. In ogni caso da parte delle altre forze politiche considereremo inaccettabili le proposte di candidati, per qualsiasi carica istituzionale in ognuna delle due Camere, che siano condannati o sotto processo”. I Cinquestelle vogliono il presidente di Montecitorio perché sanno bene che questi, con una semplice delibera, senza avere la maggioranza dell’Aula, potrebbe veramente intervenire sui vitalizi degli ex parlamentari.