Torna il voto di classe, ma il Pd è diventato il partito delle élite. Per chi votano gli "operai"
M5Stelle e Lega catalizzano i voti delle classi più basse, secondo uno studio del Cise della Luiss. Il grafico con la propensione al voto

Il Pd abbandonato dalla classe sociale più bassa. "Una variabile che ritenevamo ormai irrilevante nella realtà politica italiana, la classe sociale, ha in realtà un effetto significativo sul voto, e in una direzione inaspettata". Cioè: "Il PD è l’unico partito per cui si registrano effetti significativi della classe sociale sul voto, ma nella direzione inattesa di un suo confinamento nelle classi sociali più alte e con un reddito più alto. In sostanza il PD del 2018 sarebbe diventato il partito delle élite".
Torna il voto di classe. E non va al Pd
Per chi hanno votato allora le classi sociali più basse - quella "operaia" in primis - maggiormente spaventate dalla precarietà economica e dalle difficoltà sociali? Un malloppo di voti che si è concentrato sul M5Stelle (per il 50 per cento circa) e, se si aggiungono i timori legati a paure identitarie, alla Lega. A certificare la transumanza della classe sociale più tradizionalmente vicina al Pd ma anche ai Ds e forse a un Pd della prima ora, cioè quella bassa, precaria e non garantita, è uno studio realizzato dalla Cise, nato dalla collaborazione tra la Luiss e l'Università degli studi di Firenze.
Il lavoro del Centro studi elettorali ha dato il via ai sondaggi alla base della ricerca già prima delle elezioni del 4 marzo. A ciascun intervistato si poneva "una domanda specifica riguardo all'autopercezione dell’intervistato della propria classe sociale. Si chiedeva di scegliere tra varie parole quella che si riteneva più adatta per descrivere la propria classe sociale: classe operaia, classe medio-bassa, classe media, classe medio-alta e classe alta", si legge in un articolo pubblicato sulla paginea del Cise. Assegnando poi un punteggio su una scala da 1 a 7 ove gli estremi erano l'estrazione bassa e quella alta", spiega l'articolo di presentazione dello studio pubblicato sul sito cise.luiss.it.
Risultati sorprendenti
I risultati, sostengono i ricercatori, sono stati "sorprendenti": "Tra tutti i partiti, nessuno mostra effetti significativi della classe sociale: la propensione a votarli (che sia alta o bassa) non varia in modo significativo tra le classi sociali". Con un'unica eccezione, "il PD: per questo partito si registra invece una propensione al voto bassa nelle classi sociali basse e medie, e invece sensibilmente maggiore nella classe medio-alta, che quindi configura un confinamento di questo partito nella classe medio-alta". Lo studio ha rilevato infatti che rispetto al 18,4% dell'intero campione, "il voto al PD è del 13,1 nella classe operaia, del 19,4 in quella medio-bassa, del 18,3 in quella media, mentre sale al 31,2% in quella medio-alta".

La tabella qui sopra riporta graficamente la propensione al voto verso il Pd delle varie classi sociali. Nelle prime tre (operaia, medio-bassa, media) la propensione a votare il Pd rimane bassa, mentre sale nella classe più alta con una buona probabilità di voto per il Pd. Inoltre, anche "tenendo conto della forbice di incertezza statistica, la propensione nella classe medio-alta è superiore a quella nelle altre classi sociali", spiega lo studio.