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Bye bye asse giallo-rosso. Il Movimento torna in mano a Grillo e il “campo largo” col Pd non c’è più

Il giorno la decisione del tribunale di Napoli di invalidare le votazioni che hanno eletto Conte alla guida del Movimento, il garante Grillo prende in mano la situazione. E ordine a tutti, Conte compreso, di stare zitti e buoni. Il Pd ha un problema: con chi si allea alle prossime politiche? 

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Beppe Grillo (Ansa)
Beppe Grillo (Ansa)

A quasi dieci anni dal loro esordio in Parlamento, da quella che fu l’esplosione “vittoriosa” dell’antipolitica che stava per “svuotare il palazzo come una scatoletta di tonno”, sono qui, in quella stessa scatoletta di tonno, che osservano se stessi e dicono: “Come dice Beppe (Grillo, ndr) dobbiamo aspettare e studiare la vicenda”.

A forza di definirsi hanno perso la definizione di sè. E non sanno più chi sono. I 5Stelle non hanno più nè statuto nè leader, nè regole nè capo. E deve essere stata dura per l’avvocato di Volturara Appula meglio noto come Giuseppe Conte dover accettare l’ordinanza del Tribunale di Napoli, sezione Civile, che lunedì gli ha notificato che la sua elezione non è stata legittima e quindi non può essere il capo politico dei 5Stelle. Non è chiaro se prevalga il paradosso del partito delle manette “congelato” da un giudice, il sarcasmo per il “non partito soffocato dal giuridicismo “ (cit.Bersani) che alla fine strozza tutto e certamente l’identità politica, l’amarezza o il rimpianto per le occasioni perse forse per sempre, la rabbia di essere la forza politica di maggioranza relativa in Parlamento e non aver saputo incidere. Soprattutto, non aver saputo sopravvivere a se stessi. Almeno non come avrebbero potuto.

Tra le vittime, il “campo largo”

E’ un fatto che i 5 Stelle gestione Conte sono riusciti in una mission quasi impossible: oscurare la crisi della coalizione di centrodestra con lo scontro diretto Meloni_Salvini e accendere i riflettori sul centrosinistra per illuminare la solitudine del Pd. La prima vittima della sentenza di Napoli infatti è il “campo largo” di Enrico Letta. Lo spazio politico che il segretario dem aveva individuato per affrontare la campagna delle prossime politiche, non c’è più: Pd come forza aggregante di centrosinistra; 5 Stelle un partito di area con vocazione ambientalista, più altri cespuglietti vari. La presa d’atto della fine della storia era già iniziata, a dir la verità, a gennaio quando Conte dice no al collegio Camera di Roma 1, uno dei più blindati per il centrosinistra e ha avuto importanti scossoni durante la settimana del Quirinale in cui Conte ha inanellato errori e qualche tradimento. Ancora ieri il portavoce di Conte Rocco Casalino faceva girare commenti del tipo che “il Pd deve pensare alle proprie divisioni interne (e non a quelle del M5s, ndr) che altrimenti avremmo avuto Belloni presidente”.

Era cominciata, la storia del “campo largo”,  a marzo 2021 sotto una grande carta geografica e con una promessa: “Il nostro sarà un viaggio bellissimo”. In ottobre Letta diceva: “La nostra è un’alleanza stretta e organica, Conte è imprescindibile”.  Due anni di dichiarazioni d’amore, prima Zingaretti, poi Letta con il coordinamento di Bettini arrivate al capolinea. Con malcelato imbarazzo del Nazareno. Che ora deve iniziare da capo. Qualcuno ieri si ostinava a dire, “aspettiamo, vediamo”. Un membro della segreteria, in una pausa dell’aula, ha già voltato pagina: “Posto che non penso che venga cambiata la legge elettorale e che quindi resterà un modello elettorale basato sulle coalizioni, la nostra prospettiva era e resta inclusiva e basata sulla condivisione dei temi”. Tutto chiaro, ma con chi e quando vista che un giorno dopo l’altro il Movimento che fino a pochi mesi fa per il Nazareno era “o Conte o morte” potrebbe perdere il suo pezzo più importante cioè Conte? “In effetti pare chiaro che l’avvocato di Volturana Appula tra un po’ tornerà a fare il professore e l’avvocato. E quindi Letta dovrà guardare a Calenda e anche a Renzi”. Con Calenda l’accordo pare stretto da tempo. Renzi sta lavorando per conto suo al campo largo di un nuovo spazio politico progressista collocabile più o meno al centro.

 Per il momento Conte è costretto a prendere ordini dal garante Beppe Grillo, a rinunciare alle interviste tv (ieri sera cancellata Porta a porta) e a mettere sul tavolo la sua nomina. Visto dal Nazareno è sembrata quasi una provocazione quando lunedì sera ospite di Otto e mezzo Conte, ormai afono e senza esercito, ha rivendicato di essere “il leader di quella che sarà la forza propulsiva e progressista del centrosinistra”. Calma e gesso, la forza propulsiva semmai è il Pd.

Tutto in mano a Grillo

Tocca ancora una volta all'Elevato sbrogliare la matassa. Ieri, il giorno dopo l'ordinanza del Tribunale di Napoli che ha congelato il nuovo statuto M5s e l'elezione di Giuseppe Conte come leader, i deputati osservano il silenzio ordinato. Parlano volentieri della legge appena approvata, addirittura una modifica della Costituzione che introduce il diritto all’ambiente in Costituzione. Alzano paletti sulla riforma del Csm e rivendicano le decisioni di Bonafede (il testo sarà in aula nel cdm di venerdì). In realtà sono palesemente scossi. E preoccupati: sempre più indeboliti eppure numericamente i più pesanti, cosa sarà di loro nelle prossime settimane e mesi?  

Intanto ci pensa Beppe Grillo, con un intervento sui social, a indicare la rotta. A seguito della decisione dei giudici, ha scritto ieri di prima mattina il garante pentastellato, "ha acquisito reviviscenza lo statuto approvato il 10 febbraio 2021. Le sentenze si rispettano. La situazione, non possiamo negarlo, è molto complicata”. In questo momento “non si possono prendere decisioni avventate”, per dirne una, ci sono interessi economici di spessore che rischiano di saltare magari per un’intervista sbagliata. Zitti e buoni, quindi. “Promuoverò un momento di confronto anche con Giuseppe Conte” ha detto Grillo. Nel frattempo, il cofondatore del Movimento ha invitato “tutti a rimanere in silenzio e a non assumere iniziative azzardate prima che ci sia condivisione sulla strada da seguire”.

In riunione con gli avvocati

In attesa del summit dello stato maggiore M5s (si parla di una prossima riunione “allargata” con Grillo, Conte e i big del Movimento), il comico genovese, affiancato dai suoi avvocati, studia le possibili contromosse per salvare la sua creatura politica. Fonti vicine a Grillo spiegano che il primo passo dovrebbe essere “la nomina di un nuovo Comitato di garanzia”, un passaggio necessario perché da vecchio statuto, in assenza del Comitato direttivo (cioè l'organo collegiale voluto dagli iscritti in occasione degli ultimi Stati generali), è il presidente del Comitato di garanzia a determinare “le modalità di svolgimento e votazione dell’assemblea"degli iscritti. Il Comitato di Garanzia è composto da tre membri eletti mediante consultazione online, all'interno di una rosa di almeno sei nominativi proposti dal garante. Stando sempre al vecchio statuto, all'interno di questo organo non potranno sedere parlamentari o consiglieri visto che sono incompatibili le cariche elettive.

Conte sapeva e disse: “Fate pure”

“A questo punto - proseguono le stesse fonti - si apre un bivio: Grillo può scegliere di far votare i cinque membri del Comitato direttivo così come deciso dagli iscritti agli Stati generali del 2020; oppure può indire un voto sul nuovo statuto di Conte allargando la votazione agli oltre 80 mila iscritti con meno di sei mesi di anzianità”. Sono quelli esclusi da Conte nella votazione di agosto e che poi hanno fatto ricorso e sono all’origine di questo macello. . Quest'ultima è la soluzione preferita da Conte come è stato chiaro già lunedì sera quando la reazione dell’ex premier è stata una sorta di quanto rumore per nulla visto che, trattandosi di un’ordinanza e non di una sentenza a cui dovrà seguire, nelle prossime settimane, il provvedimento definitivo (che non potrà che essere a lui favorevole), nulla va congelato e meno che mai la sua presidenza. Conte sapeva che a Napoli era in piedi questo ricorso. E all’avvocato Borrè che la sta portando avanti, disse: “Fate pure, non ci sono problemi”. Avrà ragione Conte, tanto rumore per nulla? Grillo non la pensa come lui e gli ha tolto il balocco dalle mani. 

Il nodo della piattaforma

Le votazioni dovranno svolgersi su Rousseau, come vuole il precedente statuto, o sul nuovo portale SkyVote? “In entrambi i casi il rischio di impugnazione è dietro l’angolo” ammette una fonte vicina a Grillo. Insomma, non sarà semplice uscire dal guado. Conte lo sa bene e continua a sondare tutte le piste. Anche lui si confronta con i suoi legali. Movimento 5 Stelle 'decapitato'? “E’ solo un'immagine di fantasia, che vuol dire decapitato? Per fortuna la decapitazione non esiste più, nessuno può decapitare nessuno. I giornalisti hanno utilizzato questa immagine, ma è appunto un'immagine di fantasia” ha detto ieri l'avvocato Francesco Astone, il legale che sta seguendo Conte e i vertici M5s. E che fa sua la linea Conte: “L’ordinanza del Tribunale di Napoli è una mera sospensione, siamo in attesa della definizione del giudizio, poi leggeremo la sentenza. Il partito ha certamente un leader, siamo assolutamente fiduciosi”. 

Il timore che serpeggia nel Movimento è che, alla luce dell'ordinanza del Tribunale, non riescano a presentare le liste elettorali. Timore infondato. Ci mancherebbe solo che un Tribunale impedisca ad un partito di presentarsi alle elezioni. Sarebbe, questo sì, un precedente gravissimo per tutti. Soprattutto per la democrazia.

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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