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Guardia di finanza e Polizia di Stato: il poco “responsabile” spoil system sulle nomine della pubblica sicurezza

Lo scontro Giorgetti-Crosetto con l’asse Meloni-Mantovano, il sottosegretario sempre più in ascesa. Il ruolo dello storico ex capo della polizia Gianni de Gennaro. E anche del Quirinale. Lunedì un nuovo Cdm?

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
Guardia di finanza e Polizia di Stato: il poco “responsabile” spoil system sulle nomine della...
Palazzo Chigi (Ansa)

I loro nomi girano da settimane, indiscrezioni, retroscena, ricostruzioni, previsioni. Giornali, siti, capannelli in Parlamento tra Camera e Senato. Soprattutto, quei nomi, ballano, da settimane, sulle scrivanie di palazzo Chigi e quelle del Ministero dell’economia e finanza e della Difesa. Peccato che non siano nomi qualsiasi ma quelli dei candidati al vertice della Guardia di finanza, della Polizia di Stato e della Prefettura di Roma senza testa ormai da fine gennaio. E quando un governo “gioca” con i nomi dei candidati alla guida degli apparati più delicati dello Stato, c’è una vena di irresponsabilità in quello che sta facendo.  Non tanto per queste persone che vengono prese e strattonate dai rispettivi ruoli e fatti scendere o salire a seconda dai giorni. Ma perchè, appunto, tutto questo logorio svuota e svilisce i delicati ruoli che ricoprono oggi e andranno a ricoprire domani. E’ spoil system, si dirà, è sempre andata così. E infatti nessuno si “stupisce” se il governo fa una norma ad hoc per far saltare l’ad della Rai Carlo Fuortes e aprire così la danza dell’occupazione della Rai: in modo meno sfacciato ma ha più o meno funzionato sempre così. E non ci si stupisce se il governo commissaria Inps e Inail proprio nel momento più delicato per l’avvio del nuovo sostegno ai poveri e non abili al lavoro e del sussidio per formarsi e trovare lavoro. Ma mai in questo modo e mai sulle caselle della “sicurezza dello Stato” che sono molto più delicate di Eni, Enel, Terna e Leonardo. Perchè appunto si parla del Capo della Polizia che guida più di centomila uomini e del Comandante della Guardia di finanza che ne guida circa 65 mila.  

I nomi che ballano 

Giovedì per fortuna questa tarantella sui nomi, in corso appunto da settimane, doveva finire. Tutto deciso: il comandante in seconda Andrea De Gennaro nuovo comandante della Guardia di Finanza al posto di Giuseppe Zafarana che è stato nominato presidente dell’Eni e assume l’incarico martedì 9 maggio. L’ex vicedirettore dell’Aisi, il servizio segreto interno, Vittorio Pisani diventa Capo della Polizia al posto del prefetto ed ex capo dell’Antiterrorismo Lamberto Giannini che viene mandato a fare il Prefetto di Roma e in più, forse, anche, il commissario per il Giubileo. Soprattutto quest’ultima mossa ha del clamoroso per vari motivi: Giannini è alla guida della polizia da due anni, ha fatto benissimo, è molto amato e rispettato ma ha il problema di essere vissuto dal ministro Piantedosi “troppo in continuità” rispetto alla gestione Lamorgese.  Non esiste quindi un motivo tecnico  e meno che mai temporale - il rinnovo dopo i primi due anni è di prassi - per rimuovere Giannini e mandarlo poi a guidare la prefettura di Roma, incarico nobile e delicato ma in genere succede il contrario: uno fa il prefetto e poi, se ha fatto bene che non è scontato visto che è Roma, può diventare Capo della polizia.  Ora chiunque può immaginare in che modo il prefetto Giannini abbia potuto svolgere il suo delicatissimo ruolo nelle ultime settimane: strattonato, bistrattato, svuotato come un qualunque civil servant in attesa di collocazione. E i “suoi” oltre centomila uomini e donne in divisa? E tutto l’apparato della pubblica sicurezza che dipende dal Capo della polizia che è il responsabile nazionale della Pubblica sicurezza? Errore da matita blu e rossa, presidente Meloni. Un precedente gravissimo.  

Situazione da grave a gravissima

Da giovedì poi la situazione ha assunto contorni ridicoli per non dire tragici perché il Consiglio dei ministri alla fine non ha deciso. E tutti i servitori dello Stato di cui sopra e già con la valigia in mano - chi doveva festeggiare lo aveva già fatto in privato, chi al contrario doveva lasciare aveva tratto le sue amarissime conclusioni  - si è sentito dire, “no guarda aspetta un attimo ora vediamo”.

In realtà il governo si è spaccato su queste nomine. E non è una frattura lieve nonostante si dica il contrario: “Non è successo nulla, fisiologiche divergenze, normali discussioni perchè si tratta di nomine complesse e molto delicate”. Peccato che quei nomi vengano giocati a tombola da settimane.

Tutto parte dalla casella Guardia di finanza. Il fatto è che il ministro competente alla nomina, cioè il Mef cioè Giancarlo Giorgetti, e quello che deve dare il concerto, cioè la Difesa e cioè Guido Crosetto braccio destro di Giorgia Meloni - entrambi forse i pezzi migliori della squadra di governo - hanno detto “cara Giorgia, Andrea De Gennaro non va bene. Il nostro candidato è un altro (Umberto Sirico, che comanda i reparti speciali della Gdf; in alternativa Fabrizio Carrarini, Bruno Bunatti, Carmine Lopez, ndr), secondo noi l’uomo giusto per un governo che ha tra le sue mission più importanti la lotta all’evasione fiscale e alla speculazione”.  Sulla seconda, visto l’andamento dei prezzi, abbiamo qualche dubbio. E comunque è già qualcosa che il governo sappia di dover fare qualcosa su questo fronte.

Giorgetti e Crosetto si sono però trovati “contro” la premier e il suo vero braccio operativo, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, l’uomo forte a palazzo Chigi e in netta ascesa rispetto al cerchio magico della premier.  Il quale, anche con la consulenza di Luciano Violante, ha deciso un suo personalissimo spoil system bloccando la casella Gdf con Andrea De Gennaro e quella del Viminale con l’ex numero 2 dell’Aisi Vittorio Pisani. Nulla di personale, probabilmente, contro Sirico e Giannini. Però loro la squadra la vogliono così. Come deciso da un altro grande suggeritore di questa partita: il prefetto Gianni De Gennaro, l’uomo che ha guidato la polizia per ben sette anni, mai nessuno così tanto prima e dopo di lui, ma che iniziò il mandato con la tragedia del G8 a Genova, una delle pagine più brutte per la polizia e, soprattutto, per i suoi dirigenti. De Gennaro è funzionario dello Stato che non conosce il viale del tramonto, una vera riserva della Repubblica: dopo il Viminale, palazzo Chigi e poi la presidenza di Leonardo. Prima, a lungo nell’antimafia, dove ha scritto le sue pagine migliori segnando colpi definitivi alle mafie e a Cosa Nostra.

Mantovano è stato sottosegretario quando De Gennaro era capo della Polizia. Violante non ha mai interrotto i rapporti con entrambi. Eccoci qua dunque con De Gennaro gran suggeritore sulle nomine e oltre al fratello - ufficiale capace e molto stimato - segnala anche un altro suo pupillo, Vittorio Pisani. Anche qui una carriera professionale intensa alla guida della squadra mobile di  Napoli dove si fece la fama di “acchiappa latitanti” ma dove ha dovuto subire misure come il divieto di dimora in Campania per via di un’inchiesta (Megaride) da cui poi è stato totalmente assolto. Pisani è sempre stato un protetto di De Gennaro, il giovane su cui aveva risposto molte speranze. Possiamo quindi dire che giovedì sera gli apparati della pubblica sicurezza - GdiF e Polizia - stavano per tornare nell’orbita di chi, tranne negli ultimi sette anni, ha sempre mosso i fili della sicurezza dello Stato, Gianni de Gennaro. Uomo di grande e temuto potere.  

Molti no. Anche il Quirinale?

Ma giovedì Meloni e Mantovano si sono trovati contro un asse inaspettato, Giorgetti e Crosetto. E - ma di questo non si ha mai conferma ufficiale - pare anche il disappunto del Quirinale. Che avrebbe anche raccolto gli umori della magistratura. Dell’Antimafia, soprattutto. Per un motivo o per l’altro, due ore di discussione in privato tra i quattro, tutti gli altri ministri seduti ad aspettare intorno al gran tavolo rotondo del Consiglio. Finchè, con due ore di ritardo, la premier ha suonato la campanella e ha detto: “Nulla, si farà un’altra un’altra volta”.

Gli apparati della sicurezza dello Stato sono in fibrillazione. “Questa roba è da irresponsabili. Giocano con pezzi dello Stato”. Già ieri, venerdì, era corsa voce che ci potesse essere subito un Cdm riparatorio per non tenere a mollo la situazione tutto il fine settimana. Boatos. Se ne dovrebbe riparlare lunedì, anche perchè martedì Zafarana lascia il comando delle Fiamme gialle.  E a quel punto non è detto che il ticket De Gennaro-Pisani sia ancora così blindato. Perchè, appunto, lo sgarbo clamoroso verrebbe fatto all’attuale Capo della polizia.      

Claudia Fusanidi Claudia Fusani   
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