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[L’inchiesta] “Prepariamoci arrivano...”. Il grande affare dell'accoglienza: ogni sbarco produce posti di lavoro

Emerge questo spaccato dalle carte dell'ordinanza che ha portato all'arresto, da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, dell'ex deputato della Regione Siciliana, Onofrio Fratello. E a leggere le conversazioni emerge chiaro il quadro di una vera attività economica e produttiva: un core business siciliano che trasforma gli hotel in centri per accoglienza, che cerca posti letto, che fornisce pasti, che allestisce sulla solidarietà allo straniero, un lavoro all'italiano

Antonio Mennadi Antonio Menna, editorialista   
[L’inchiesta] “Prepariamoci arrivano...”. Il grande affare dell'accoglienza: ogni sbarco produce...

I migranti sono numeri. Sono posti letto. Sono bocche da sfamare. Sono voci di bilancio. Sono costi e ricavi, profitti, complicate scatole di cooperative sociali, e proprietà, e affari che stanno per formarsi. I migranti sono carne, benzina, materie prima da comprare, soldi da anticipare e saldi che non arrivano. I migranti sono posti di lavoro, bandi, appalti, opportunità. Sono, a loro modo, una piccola industria, e in Sicilia ci campano in tanti.

Un mondo che si mette in moto

Ci sono “gli immigrati egiziani che hanno fatto denuncia”, lamentandosi del vitto e dell'alloggio. Ci sono i migranti minorenni, per i quali sono richiesti servizi speciali. Ci sono dipendenti inadeguati, a cui saltano i nervi, che addirittura creano tensioni con gli ospiti dei centri di accoglienza e devono essere mandati via. Ci sono proteste, scioperi dei migranti, contenzioni aperti con gli enti locali, dissapori con le prefetture. C'è un mondo che si mette in moto, e che si immagina su una vedetta fantasiosa, a puntare il cannocchiale, a contare gli sbarchi, a dire “prepariamoci, arrivano”.

L'ordinanza

Emerge questo spaccato dalla lettura dell'ordinanza che ha portato all'arresto, da parte dei Carabinieri del Comando Provinciale di Trapani, dell'ex deputato della Regione Siciliana, Onofrio Fratello, con una contestuale misura cautelare per altri tre indagati mentre a sei ulteriori persone sono stati notificati solo avvisi di garanzia. Fratello, nel 2005, dopo le confessioni di un collaboratore di giustizia, patteggiò una condanna per il reato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel 2011 l' ex deputato regionale chiese la riabilitazione, subito concessa. 

Niente corruzione

Ora questa nuova tegola. Il procedimento non prevede accuse di corruzione o di mafia. Non c'è quello scenario di mazzette a cui la cronaca ci ha abituati. Le procedure sono trasparenti, la gestione regolare. L'inchiesta nasce da un altro filone: l'accusa è che Onofrio Fratello abbia compiuto reati societari e fiscali, sottraendosi alle comunicazioni obbligatorie di variazioni patrimoniali imposte dalla legge ai condannati per reati di mafia. Un elemento, forse, minore rispetto a quello a cui siamo abituati.

L'economia dell'accoglienza

L'ordinanza, però, che fa emergere un quadro di tentativi di prestare il nome a chi non poteva mettercelo, contiene una serie di intercettazioni, colloqui, una sequela di incontri per gran parte ruotanti intorno all'economia dell'accoglienza dei migranti. Gli inquirenti, infatti, hanno indagato anche su alcune cooperative sociali di Alcamo, attive in questo settore. E a leggere le conversazioni emerge chiaro il quadro di una vera attività economica e produttiva: un core business siciliano che trasforma gli hotel in centri per accoglienza, che cerca posti letto, che fornisce pasti, che allestisce sulla solidarietà allo straniero, un lavoro all'italiano.

I ragazzi vogliono cose

“Qua fanno un casino, i ragazzi vogliono le cose”, si lamenta un operatore. “Eh, eh, perché non lo sapete voi altri? E' normale, le cose giuste, corrette”, risponde il titolare. Ci sono problemi pratici prima, durante e dopo. “Nella via Foscolo non hanno più carne, forse non hanno consegnato”, dice allarmato un dirigente. “Perché non si è pagato niente? Può essere?”. Fornitori stanchi di aspettare che sospendono le consegne. La carne di pollo, come la benzina per i furgoni. E lo Stato che ritarda nei pagamenti e mette tutti in difficoltà. “Ma stasera hanno da mangiare?”, chiede un uomo. “Non lo so, stasera gli manca”, riceve in risposta.

La nuova società

“Devo fare questa nuova società. Ci puoi mettere uno dei tuoi figli?”, chiede uno di soggetti dell'inchiesta, preparandosi a un nuovo bando. Le notizie girano. Ogni avviso pubblico è una opportunità. Si fanno i conti con i posti letto. “Ne avete cinquanta?”, chiede un dirigente. “Arriviamo a 28”, è la risposta. “Ci vuole un hotel, con almeno 70 posti”. E così vanno a visitare una struttura che si chiama La principessina, e che immagini messa su con sogni turistici, sul mare di Sicilia, nella terra del sole, e che invece potrebbe essere arruolata per parcheggiare richiedenti asilo appena sbarcati, intorno ai quali fiorisce l'attività di molti.

Il maxi bando

Aiutiamoli a casa loro, si sente dire dalla politica. Intanto se vengono qui, aiutano noi, potrebbero rispondere lavoratori e titolari delle reti di accoglienza. La Prefettura di Trapani si prepara a un bando per 600 migranti e scatta la fibrillazione nella rete: bisogno trovare i posti letto, costituire i soggetti, candidarsi, prepararsi alla burocrazia. E non sono affari facili. Lo Stato paga poco e paga male e paga tardi, ci sono da fronteggiare ostacoli, problemi, anticipare soldi. Ma è l'impresa, si sa. L'impresa dell'accoglienza.

Antonio Mennadi Antonio Menna, editorialista   
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