Non solo prescrizione, ora anche il ddl Costa e il lodo Annibali diventano due mine vaganti per il governo
Bonafede smentisce ogni accordo e le posizioni si irrigidiscono. Presto un vertice di maggioranza. Intanto litigano non solo M5S e Iv, ma anche Pd e Iv

Una giornata che era iniziata, al netto delle polemiche dei governatori del Nord contro il governo sul coronavirus, nel migliore dei modi, si conclude nel peggiore, per l’esecutivo. Non c'è nessun accordo sulla prescrizione, come pure era sembrato per tutto il giorno, e nel frattempo sale la tensione non solo sul fronte giustizia tra Italia Viva e 5Stelle che si rinfacciano vecchie dichiarazioni e prese di posizione, ma anche tra Pd e Iv che se le danno di santa ragione prendendo a pretesto la questione delle norme per le donne. Ma conviene andare con ordine ed esaminare i diversi ‘focolai’ di infezione che mettono a serio rischio il governo e la ‘temperatura’ dell’esecutivo che vira verso la ‘febbre’.
Sulla prescrizione sembrava vicino l’accordo, invece non c’è
Sulla prescrizione, come si diceva, tormento e tormentone della maggioranza di governo della settimana uscente come di quella entrante, non c’è accordo. Già c’erano forti dubbi che un accordo era a portata di mano. Lo sarebbe stato grazie a una presunta disponibilità del ministro Bonafede ad accogliere, anche se con una riformulazione, il ‘lodo Annibali’ (cioè la sospensione dell’entrata in vigore della legge sulla prescrizione per almeno un anno), e quindi di riformulare l’emendamento al Mille proroghe, che è in via di discussione in commissione prima che arrivi in aula, magari con una sospensione della legge Bonafede ristretta a sei mesi e non a un anno (da qui l’ipotesi ‘riformulazione’).
Bonafede smentisce secco “ogni ipotesi di accordo”
Si dimostra, plasticamente, la rottura nella maggioranza, dunque, e anche quel presunto accordo o non c’è mai stato o, in ogni caso, non se ne farà nulla. A togliere tutti i dubbi sullo stallo in cui si trova la maggioranza sono, in serata, fonti di via Arenula. Dal ministero della Giustizia “si smentiscono tutte le voci che stanno circolando in queste ore a proposito di presunti accordi”. Alfonso Bonafede, viene fatto filtrare, “ha passato la giornata al lavoro al ministero, in attesa della convocazione da parte del presidente Conte del vertice di maggioranza sulla giustizia”. Nessun passo in avanti, quindi. Le fonti del ministero indicano la precisa volontà da parte del M5S di spegnere sul nascere possibili entusiasmi circa un'apertura del Guardasigilli sulla sospensione della prescrizione.
Zingaretti s’infuria e chiede “un rapido cambio di passo”
La tensione, di conseguenza, sale immediatamente, dentro la maggioranza. E adesso Nicola Zingaretti e i suoi vogliono accelerare, chiedendo un ‘rapido’ cambio di passo al governo e soprattutto al premier: “Conte deve chiudere la partita - dicono dal Nazareno -. Noi siamo al suo fianco ma lui deve mediare perché altrimenti quelli che vogliono dare fastidio al Governo possono approfittarne e continuare a farlo, alla ricerca di una becera visibilità”. Al Nazareno, in buona sostanza, lo stallo in cui da giorni si trova il la maggioranza sulla prescrizione comincia a stancare. Nessun ultimatum, sia chiaro. I toni restano sempre quelli di una forza ‘responsabile’, ma “un passo in avanti” viene definito “necessario” proprio per mettere al riparo l'esecutivo dalle “inutili” fibrillazioni degli ultimi giorni. Zingaretti non intende perdere “il treno Emilia Romagna” (i sondaggi post-voto danno al Pd in crescita di oltre 2 punti percentuali) e preme sull'acceleratore perché a Palazzo Chigi inizi la tanto annunciata ‘fase 2’ per “dare risposte ai cittadini”. Lo dice chiaro Andrea Orlando: “Credo che una verifica vada fatta. Un tagliando, un momento di rilancio. La fase due come la vogliamo chiamare, ma va fatto ora. Non è pensabile arrivare a giugno. Il Paese non può attendere, ha bisogno di risposte ora”, sibila Orlando.
L’incrocio pericoloso del lodo Annibali e del ddl Costa
Sulla giustizia, però, la maggioranza è inchiodata, ferma ai box. “Adesso serve un passo in avanti concreto che tolga il veleno che ormai ha attanagliato il tema prescrizione. Un passo che consenta di prendere le distanze dal giustizialismo manettaro e, in egual misura, dal garantismo un po' peloso, a corrente alternata”, spiega - da giorni ormai in realtà - in Transatlantico il responsabile giustizia dem, Walter Verini, con tono sconfortato. La data cerchiata in rosso sul calendario è quella del 24 febbraio, quando tornerà in aula alla Camera la proposta di legge dell'azzurro Enrico Costa che mira ad azzerare la riforma Bonafede: Italia Viva potrebbe votare con le opposizioni per bloccare la sospensione della prescrizione, aiutata dai voti segreti perché, ammette lo stesso Costa, “da soli, anche con i voti di Iv, non ce la facciamo. Servono i franchi tiratori…”.
Quel voto rischia di mostrare plasticamente le divisioni della maggioranza, con Iv che vota contro la legge Bonafede, il M5s che la rivendica come una sua bandiera e il Pd che preferirebbe un intervento di più ampio respiro.
Ma, prima che arrivi il turno della discussione sulla legge Costa (FI), arriverà in aula, il 10 febbraio, il Mille Proroghe che dovrebbe contenere la presunta mediazione tra Pd, Iv e M5S per evitare la divisione plateale sul ddl Costa. Ma ieri il provvedimento è ‘ripartito dal via’ in commissione Giustizia e della mediazione per “percorrere l'ultimo miglio” non c'è traccia. Anzi, l'ultimatum lanciato da Italia viva con il lodo Annibali al Milleproroghe potrebbe essere sminato da un maxiemendamento che il Governo potrebbe presentare e sul quale verrebbe posta la questione di fiducia. Il che vorrebbe dire farlo decadere, a meno che il governo non ne presenti un altro che lo assorba, almeno in parte (è la formula, appunto, detta della ‘riformulazione’).
Il lodo Annibali sarebbe la quadratura del cerchio, ma l’M5S fa muro
Eppure, tra i parlamentari di maggioranza, cresce la convinzione che per uscire dall'impasse ed evitare che si vada alla conta in Aula sulla proposta di legge Costa, l'unica soluzione sia quella di rinviare al 2021 l'entrata in vigore della riforma della prescrizione. Sarebbe, appunto, in sostanza, il “lodo Annibali”. Il M5s è contrario ma tra gli esponenti pentastellati più filo-governisti e vicini al Pd si starebbe diffondendo la convinzione che si possa ragionare di una sospensione fino al prossimo anno, mettendo per iscritto che intanto si applica la vecchia legge Orlando. La differenza è di forma, ma per il M5s di sostanza ed è difficile che il ministro Bonafede, che è anche capo delegazione del M5s al governo, accetti che si torni indietro su una sua legge. Diverso sarebbe sospenderne gli effetti della ‘sua’ legge: la motivazione sarebbe quella di discutere intanto in Parlamento la riforma del processo penale. Solo che, appunto, Bonafede, in serata, chiude a ogni accordo.
Un rischio anche perché, al Senato, dove approderà presto prima il Mille Proroghe e poi il ddl Costa, renziani e opposizioni, votando insieme, potrebbero davvero mettere in difficoltà il governo, mandandolo ‘sotto’ su entrambi i fronti, sempre sulla prescrizione, dati i numeri ballerini.
Possibile, oggi, un vertice ‘tecnico’ a palazzo Chigi
Oggi potrebbe esserci un vertice ‘tecnico’ a Palazzo Chigi per dirimere le tante questioni aperte (oltre alla prescrizione ci sono le concessioni autostradali, Plastic e sugar tax), ma l'agenda degli sherpa che seguono il dossier è in continuo aggiornamento e non è neppure detto che il vertice si tenga.
In attesa di votare, o meno, il “lodo Annibali”, la commissione congiunta Affari Costituzionali e Bilancio della Camera sta votando gli altri emendamenti al Milleproroghe, destinati a creare altri fronti polemici.
Intanto Renzi e M5S si prendono a schiaffi recriminatori
Intanto la scazzottata tra gli alleati va avanti. L’M5S attacca Renzi riproponendo sui social le parole dette dall'ex premier nel novembre 2014 a proposito della sentenza Eternit (“Dico che dobbiamo avere processi più veloci, che non ci sia l'incubo e il giochino della prescrizione. Il sistema della giustizia non può venire meno”). Il leader di Iv, prima di staccare e mettersi “in modalità Sanremo”, replica al veleno: “Ehi, ragazzi, sveglia! Nel 2014 volevo cambiare la prescrizione breve di Berlusconi. E l'ho fatto con la Legge Orlando. Ora invece difendo la nuova legge dalla riforma folle Salvini-Bonafede. Vi è chiaro o serve un disegno? Basta col populismo. Basta con il giustizialismo”, scrive su Twitter. D’altra parte, sempre Orlando, avverte che “così non va. Sulla prescrizione c'è da trovare un bilanciamento tra la sospensione della prescrizione, che di per sé non è un male, e la garanzia che il processo si celebri in un tempo certo”. Il braccio di ferro sulla prescrizione, dunque, torna esattamente nel punto in cui era partito: nessun accordo dentro la maggioranza, almeno a star a ieri.
Conte prova a sdrammatizzare: “Non ci perdo il sonno”…
Il presidente del consiglio Conte prova a sdrammatizzare dicendo che la prescrizione non gli turba il sonno: “La sera mi addormento sereno” e annuncia a breve un vertice di maggioranza a Palazzo Chigi, ma le sue grane non si fermano alla questione giustizia. Il Pd, come si diceva, spinge per accelerare la verifica di governo e definire la ‘fase due’. L'auspicio dei dem è che si vada avanti “non per piantare bandierine”, ma per rilanciare l'azione di un esecutivo che, come detto più volte da Zingaretti, “ha senso solo se fa le cose”. Intanto cresce il pressing per un possibile rinvio dell'entrata in vigore di nuove norme sulla prescrizione. Sul tavolo del vertice non ci sarà solo questo, ma di certo il tema della prescrizione resta il più spinoso.
L’ultima lite è quella tra Pd e Iv sul tema delle donne
Infine, all'elenco delle liti si aggiunge quella fra Iv e Pd sul tema femminile. Diciassette esponenti dem, tra cui tutti i membri del governo donna di fede dem, hanno chiesto al governo “un cambio di passo” nelle politiche di genere, in particolare sul tema della violenza sulle donne. Una lettera molto dura che si chiude dicendo “diamoci una mossa”. Ma per gli esponenti di Italia Viva si tratta di un attacco proditorio alla ministra renziana Elena Bonetti e fatto per di più con un secondo fine. “Che schifo usare la questione femminile per fare polemica di partito” dice Luciano Nobili (Iv). Mentre Ettore Rosato parla di una lettera dal “sapore politichese”. Insomma, tracima anche il rapporto (già teso e difficile di suo) tra Pd e Iv, non solo quello tra Iv e M5S, e sul tema ‘più innocente’ e, in teoria, almeno, più unitario di tutti, la difesa delle donne dalle violenze. Segno di una maggioranza che mostra già i segni del suo ‘coronavirus’.