Arrestata l'infermiera killer di Isernia: "Uccideva per vendetta, dava una morte crudele"
Anna Minchella, 45 anni, ha iniettato acido nella gola di Celestino Valentino, padre di una sua collega. Il procuratore: "Un lavoro da professionista"

"Negli altri casi di infermiere killer abbiamo sentito parlare di morte dolce, quella di Celestino Valentino è stata una morte crudele. Non era malato terminale e ha avvertito il dolore nei sette giorni di agonia prima del decesso". E' uno dei particolari rivelati dal Procuratore di Isernia Paolo Albano, durante la conferenza stampa per l'arresto di Anna Minchella, l'infermiera 45enne di Ciorlano (Caserta) arrestata, all'alba, per "omicidio volontario aggravato dall'uso di sostanze velenose e della crudeltà" e rinchiusa nel carcere femminile di Pozzuoli (Napoli). I fatti risalgono allo scorso 22 giugno.
"Ha usato l'acido, lavoro da professionista
Il Procuratore Albano ha mostrato "le armi del delitto": una confezione di acido puro al 33% e siringhe a spruzzo in uso negli ospedali per l'alimentazione artificiale. "L'infermiera - ha spiegato il procuratore - non ha usato soda caustica, ma acido cloridrico, erosivo e corrosivo, iniettandolo nella bocca e nella trachea del 77enne. L'acido è arrivato fino ai polmoni". "La pratica e gli strumenti utilizzati - ha detto ancora Albano - hanno fatto subito restringere le indagini all'ambiente ospedaliero. Solo una professionista poteva fare una cosa del genere".
Perché ha ucciso il padre di una collega
"Il movente che ha armato la mano di Anna Minchella è stata la vendetta" ha spiegato ancora Paolo Albano in conferenza stampa. "Poche ore prime dell'orrendo crimine, l'infermiera aveva incontrato Rosa Valentino, la figlia della vittima anche lei infermiera. Avevano parlato degli imminenti trasferimenti degli infermieri, disposti dall'Azienda Sanitaria, dall'ospedale di Venafro (Isernia) a quello di Isernia. E Anna Michella aveva, così, appreso che Rosa Valentino non era stata trasferita da Venafro a Isernia usufruendo della Legge 104 per la patologia del padre. Da qui il delitto d'impeto". Secondo la ricostruzione fornita dal Procuratore, l'infermiera avrebbe somministrato l'acido al 77enne "intorno alle ore 15 del 22 giugno scorso". A dare, alcune ore dopo, l'allarme è stata la moglie dell'anziano che lo ha trovato in condizioni disperate. "Durante le fasi dei soccorsi - ha rivelato Albano - nella stanza è entrata anche la responsabile dell'accaduto. Quel giorno non doveva essere in servizio aveva preso un lungo periodo di riposo per malattia". Un particolare che ha contribuito alla risoluzione del caso. La lunga indagine ha visto anche l'alternarsi del Gip. L'arresto di oggi è stato disposto da Vera Iaselli. "Anna Minchella - ha detto il Procuratore - quando questa mattina ha visto i carabinieri ha reagito con freddezza. Quando, nei mesi scorsi, è stata ascolta come indagata si è avvalsa sempre della facoltà di non rispondere. Questa mattina - ha concluso Albano - stava andando a lavorare all'ospedale di Venafro, dove nel frattempo era tornata per alcune circostanze interne all'azienda sanitaria".
Le indagini del Ris sul pigiama della vittima
La svolta nelle indagini è arrivata con l'ultimo accertamento tecnico: le analisi del Ris di Roma su campioni del pigiama dell'anziano, corrosi dall'acido che gli aveva procurato anche ustioni a una spalla. "Celestino Valentino - ha detto il procuratore Albano - non poteva difendersi. Per la sua patologia era immobile a letto da diverso tempo e non poteva neppure gridare". I risultati ottenuti dai laboratori del Ris hanno confermato che si trattava di acido cloridrico, lo stesso acquistato da Anna Minchella in un negozio distante cinque minuti dall'ospedale di Venafro (Isernia). In conferenza stampa i carabinieri di Venafro hanno proiettato il filmato registrato dalle telecamere a circuito chiuso del negozio che mostrano l'infermiera mentre acquista il prodotto corrosivo. "Vedete - ha sottolineato il procuratore mostrando le immagini per ricostruire la vicenda - entra e va direttamente allo scaffale dell'acido. Lo preleva, arriva alla cassa e chiede agli altri clienti in fila di poter passare". Poi, avvalendosi di una piantina dell'ospedale e di varie testimonianze raccolte in fase di indagine, Albano ha ricostruito il percorso successivo: la donna avrebbe raggiunto la stanza dell'anziano, avrebbe chiesto alla caposala di poter prendere le cosiddette 'siringhe a spruzzo' e, al suo rifiuto, le avrebbe poi prelevate autonomamente per poter somministrare l'acido.