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[L’inchiesta] I tormenti di Rixi, l’uomo chiave del governo sotto processo. Ma tra gli scontrini c’è anche la missione per la morte del maestro di sci che non fu soccorso

Rixi è da sempre il miglior amico in politica di Matteo Salvini e, quindi, una richiesta di condanna forte per Rixi si porta inevitabilmente dietro un titolo di giornale avversario contro Salvini. Infine, c'è tutto il capitolo pentastellato, con la parte giustizialista del MoVimento che aveva addirittura arruolato Rixi fra gli "impresentabili" durante la campagna elettorale, quando il governo gialloverde non era neppure un'ipotesi

[L’inchiesta] I tormenti di Rixi, l’uomo chiave del governo sotto processo. Ma tra gli scontrini c...

Ieri, quando il pubblico ministero Francesco Pinto - che è un mastino dei reati contro la pubblica amministrazione a Genova, una delle punte di diamante della squadra del procuratore Francesco Cozzi e di una Procura come quella di Genova che non è certo politicizzata - ha letto le richieste di condanna per i consiglieri regionali liguri della scorsa legislatura nel processo sulle "Spese pazze", tutti i taccuini, tutte le orecchie, tutte le attenzioni erano rivolte a un solo nome: quello del viceministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Edoardo Rixi. Per una serie di motivi: in mezzo alle diciassette richieste di condanna e alle tre assoluzioni, quello di Rixi è il nome maggiormente pesante, l'unico di governo, in mezzo spesso a "fantasmi" che ormai hanno lasciato la politica attiva o sono trasmigrati in partiti meno forti e meno evocativi, anche mediaticamente, della Lega.

E, soprattutto, Rixi si è conquistato in queste settimane il "titolo" di uomo forte del governo sui Trasporti: un po' per le continue gaffe di Toninelli, diventato ormai quasi un ologramma ministeriale, un cartone animato del dicastero di Porta Pia; un po' perché ha gestito in prima persona (e bene) le vicende più delicate del "decreto Genova" e delle correzioni più che necessarie a renderlo "potabile" per gli sfollati e i genovesi, facendo anche gioco di squadra con Comune di Genova e Regione Liguria e spendendo in prima persona i suoi uomini più fedeli: l'assessore regionale alle Attività Produttive e ai Porti, che è anche il suo diretto successore, Andrea Benveduti e il deputato Flavio Di Muro, che sarà anche il relatore del decreto alla Camera.

In più, Rixi è da sempre, non da oggi, il miglior amico in politica di Matteo Salvini e, quindi, una richiesta di condanna forte per Rixi si porta inevitabilmente dietro un titolo di giornale avversario contro Salvini. Infine, c'è tutto il capitolo pentastellato, con la parte giustizialista del MoVimento che aveva addirittura arruolato Rixi fra gli "impresentabili" durante la campagna elettorale, quando il governo gialloverde non era neppure un'ipotesi. Ma proprio Rixi e la squadra ligure della Lega sono stati decisivi insieme allo stesso Giovanni Toti a dare il nulla osta azzurro alla nascita del governo con i Cinque Stelle. E quindi, quelle robe lì da blog, sono ormai vissute come preistoria dallo stesso Di Maio che da tempo insiste sulla necessità di attendere le sentenze prima di prendere qualsiasi posizione su processi e dintorni.

Insomma, quello di Rixi è un ruolo politicamente importantissimo. Così come stiamo parlando di un processo che non colpisce alla cieca. Pinto e il giudice dell'udienza preliminare, che quasi per uno scherzo del destino si chiama Bossi (Roberta), hanno dimostrato di analizzare compiutamente tutte le prove: ad esempio, archiviando la posizione dell'assessore alla Casa della Regione Marco Scajola, che aveva comprato biglietti Unicef per gli auguri di Natale; stralciando altre posizioni o, anche in fase di requisitoria, chiedendo tre assoluzioni. Ma di che è accusato Rixi?

In realtà la stragrande maggioranza delle accuse riguardano il suo ruolo di capogruppo della Lega nella scorsa legislatura regionale e quindi non spese personali e relative a un omesso controllo più che a reati commessi in prima persona. Tanto che 80mila euro sono stati già restituiti dal Carroccio dopo che la Guardia di Finanza aveva iniziato a verificare le spese: dalle birre acquistate a Pontida a una serie di scontrini consecutivi emessi dallo stesso bar di Mondovì, da spese per regali a viaggi verso mete turistiche (dove però erano in corso feste della Lega Nord) o viaggi contemporanei in due posti diversi, ma anche in questo caso facilmente spiegabili con la messa a disposizione del telepass a dipendenti del gruppo in missione.

Su su fino alle "ostriche di Nizza" che sono passate alla storia mediatica dell'inchiesta, che sono state derubricate dai diretti responsabili a una cena con un'associazione indipendentista francese con cui il gruppo regionale lavorava, quindi istituzionale, ma che alla fine non erano nemmeno state rimborsate.
Insomma, nella stragrande maggioranza dei casi, per non dire la totalità, la colpa di Rixi sarebbe quella di omesso controllo come capogruppo. E, addirittura, un giorno in aula, è venuto a testimoniare il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti per dire che sì, davvero, nella scorsa legislatura Rixi era stato a Roma da lui per ottenere risultati per la Liguria dal confronto parlamentare e che il suo viaggio era vero e non di piacere. Ricordando anche che, con Rixi, era successa una cosa che non aveva mai visto: eletto parlamentare decise ugualmente di correre con le preferenze come consigliere regionale e, una volta eletto a colpi di migliaia di voti, si era dimesso da Montecitorio per andare a fare il consigliere regionale di opposizione. Quindi, peccato veniale, non mortale.

E sull'onestà personale assoluta del viceministro, persino fra gli inquirenti, sono in tanti a mettere la mano sul fuoco. E sono in tanti a testimoniare che è sempre pronto ad offrire da bere agli amici, ma che la prima cosa che fa dopo aver pagato è quella di appallottolare gli scontrini, persino quelli che potrebbe mettere in nota spese. Insomma, la richiesta dell'accusa era obbligata, ma allo stesso tempo giustificata soprattutto dal mancato controllo sull'operato dei suoi compagni di gruppo, uno dei quali nel frattempo aveva patteggiato per una brutta storia di ricevute prese sempre dallo stesso ristorante a fronte di pasti non consumati. Ma lui, che del rigore e dell'inflessibilità ha fatto una battaglia di vita, per mesi non ci ha dormito, valutando quell'endiadi "Rixi" e "peculato" come un ossimoro e quindi soffrendolo ancor di più e quasi somatizzandolo. Quindi, con i suoi avvocati, è andato a spulciare scontrino dopo scontrino, dando una spiegazione a tutto.

Spiegazione che, politicamente prima ancora che giuridicamente, è riconducibile alle cose dette da Rixi il giorno del rinvio a giudizio: "Credo sinceramente di aver fatto tutto secondo una legge che poi è stata modificata. A quel punto, noi abbiamo modificato gli atteggiamenti in funzione della nuova legge". Insomma, il punto difensivo è quello visto in tante regioni: la mancanza del requisito soggettivo del reato, il dolo. Ieri, dopo la requisitoria del pubblico ministero, il viceministro non ha voluto commentare la vicenda, né con i media, né con gli amici più stretti che si stringevano a lui: "No, non chiedetemi nessuna dichiarazione, preferisco tenermi tutto dentro". Nemmeno un consulto con gli altri consiglieri regionali per cui è stata richiesta la condanna, molti dei quali facevano notare che l'unico fra loro che rischia la prescrizione è l'ex presidente del consiglio regionale Rosario Monteleone, che ha una delle posizioni più pesanti e che, valendo l'ipotesi di omesso controllo, avrebbe dovuto essere una sorta di "supercontrollore" delle spese di tutti.

Però, gli amici che erano con Rixi ieri hanno notato una cosa: fra le spese per cui Rixi era imputato c'era la storia di un sopralluogo a Santo Stefano d'Aveto, dove un maestro di sci era morto sotto una slavina. Quel giorno Rixi, che è un provetto alpinista che è stato anche sull'Himalaya, organizzò immediatamente un viaggio come consigliere regionale per andare a verificare come mai i soccorsi non avevano funzionato. Anche perchè la Regione aveva investito parecchio su quel comprensorio e sui relativi impianti di risalita. La scorsa settimana il processo per omicidio colposo per mancato soccorso è andato in prescrizione. L'impressione tratta dagli amici è che Rixi ripartirebbe anche domani per Santo Stefano d'Aveto.

Massimiliano Lussanadi Massimiliano Lussana, editorialista   
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