Numeri a rischio sulle riforme al Senato Renzi: "La maggioranza non mancherà"
Presentati oltre mezzo milione di emendamenti. il presidente del Senato, Pietro Grasso invoca l'intesa politica

I numeri della maggioranza sulle riforme al Senato sono a rischio. Almeno a giudicare dalla presentazione degli emendamenti in commissione.
Sono più di mezzo milione le proposte di modifica presentate dai vari gruppi parlamentari e sul Senato elettivo si saldano, a sorpresa, non solo le forze di opposizione e la minoranza dem ma anche Fi e altre componenti della maggioranza che potrebbero mettere in seria difficoltà il progetto renziano. Sale fino a 176 il numero dei senatori che, sulla carta, al momento, potrebbero votare a favore degli emendamenti per il Senato elettivo. Ma Matteo Renzi, parlando alla direzione del Pd dei grandi risultati ottenuti in questi mesi, ricorda che "la maggioranza non è mai mancata e mai mancherà, vedendo i numeri".
Sul ddl di riforma costituzionale "noi siamo disponibili a confrontarci e ad apportare modifiche migliorative al testo ma a patto che non riportino al punto zero", ha ribadito il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini riecheggiando la posizione espressa a chiare lettere ieri dal premier Matteo Renzi.
Ma se la maggioranza pensava di puntare sul patto del Nazareno per indebolire le richieste della minoranza Pd, oggi anche da Fi è arrivata una richiesta di intervenire sul progetto complessivo per il nuovo Senato. "E' necessario individuare una modalità di elezione che ne garantisca la legittimità e rappresentatività, la cui massima espressione è nell'elezione diretta", ha detto Paolo Romani, il cui gruppo ha poi depositato più di mille emendamenti. Altra novità è la posizione del gruppo di maggioranza Per le Autonomie, che con la firma di 12 senatori ha presentato a sua volta un emendamento sul Senato elettivo.
Se poi il governo pensasse di by-passare la commissione Affari costituzionali andando direttamente in Aula, allora il record-man degli emendamenti, Roberto Calderoli, è già pronto a dare battaglia: con "6,5 milioni di proposte di modifica alla riforma". Tutto questo dimostra che a settembre si dovrà trovare un'intesa politica per mettere fine alle schermaglie procedurali se non si vuole mettere a rischio il progetto Boschi.
Un suggerimento che per primo il presidente del Senato, Pietro Grasso, aveva rivolto al Pd in occasione della cerimonia del Ventaglio a Palazzo Madama. Bisogna "privilegiare la strada dell'accordo politico alto, dell'intesa sui contenuti, piuttosto che la ricerca dei singoli voti", aveva detto il 28 luglio. E nonostante gli interventi del ministro Boschi, della relatrice Anna Finocchiaro e del presidente emerito Giorgio Napolitano, tutti contrari a uno sconvolgimento del testo arrivato dalla Camera, la posizione di Grasso è ancora quella: serve un accordo politico per superare le forche caudine degli emendamenti, non si può puntare tutto sulla loro inammissibilità in Aula. Anche perchè, è questa l'opinione della seconda carica dello Stato, l'articolo 2 è stato modificato alla Camera e dovrà necessariamente passare per un nuovo voto al Senato.
Questo hanno detto anche i costituzionalisti e questo è quanto chiede anche un senatore del Pd che non appartiene alla minoranza, Giorgio Pagliari, con un emendamento, proprio all'articolo 2, che serve a sciogliere il nodo aperto dalla modifica introdotta alla Camera sulla durata del mandato dei senatori-sindaci. C'è un mese e mezzo di tempo e Grasso ancora auspica che il Pd sia in grado di risolvere "politicamente" la questione prima che si arrivi in Aula.