Vittorio Emiliani racconta, da protagonista, il Congresso di Palermo del Psi (aprile 1981), che gli costò l’espulsione dal partito, ma contro la quale non fece mai ricorso. Il Psi guidato da Bettino Craxi era ormai radicato nella lunga stagione di governo con la Democrazia cristiana
Il corsivetto di VITTORIO EMILIANI
ALL’ULTIMO CONGRESSO SOCIALISTA al quale presi parte come delegato rappresentai la mozione n.4, quella più a sinistra. Se ben ricordo in essa figuravano Marcello Vittorini e Gianfranco Amendola. Oltre a Guastella e a me ovviamente. Fu più che altro una testimonianza del nostro essere socialisti in un partito ormai radicato nel governo con la Dc con Craxi, Mancini, De Martino, Cattani, e altri.
Fra l’altro io venni espulso al Congresso di Palermo insieme a Veltri e a Marandola. E quindi la mia avventura di socialista sia pure lombardiano finì lì. Nel senso che non presentai nemmeno ricorso contro quella deliberazione illiberale che avrebbe fatto orrore ai vecchi socialisti e al partito di radice libertaria che era nato a Genova con Andrea Costa, Prampolini, Chiesa e altri galantuomini. Sarei rimasto un socialista vero nel mio cuore.
Ai funerali di Riccardo Lombardi sotto una pioggia sottile eravamo in molti a Largo Augusto Imperatore. Ricordo Roberto Villetti in lacrime. Anch’ io ero molto commosso. Finiva un’epoca in cui mi ero sentito un vero socialista. Forse anche per questo mi avevano espulso. Avrei continuato a collaborare a “Mondoperaio” se me lo consentivano. Con la direzione di Federico Coen della corrente giolittiana avevo avuto incarichi di lavoro importanti. Per giovani come me, quel “Mondoperaio” è stata una vera scuola superiore, anche sul piano umano. Vivemmo allora «una buona vita», come ci dicemmo un giorno con Giampiero Mughini che scriveva bellissimi corsivi. Federico Coen ci stimolava a dare il meglio di noi e noi cercavamo di essere all’altezza. Cosa che nei giornali di allora non sempre era possibile. E comunque non giustamente apprezzato. Non fu uno stimolo, politico e giornalistico, da poco. Anzi fu altamente formativo. Ma il Psi, dopo il Midas e l’avvento di Craxi, non imboccò quella strada.
Fra l’altro Coen era originario del ghetto di Urbino (ricordava spesso la zia Augusta) la città dove avevo passato l’infanzia e la prima adolescenza abitando proprio appena prima del Ghetto creato dal duca Federico senza restrizioni, dove gli Ebrei non avevano vincoli di residenza e potevano anche possedere poderi, proprietà rurali. Caso unico, credo, nel panorama italiano. Il nonno del direttore del mensile socialista era stato eletto nel 1868 nel primo consiglio comunale di Urbino, finita con lo Stato Pontificio la segregazione nel Ghetto. © RIPRODUZIONE RISERVATA