Erdogan stringe la mano a Putin, la pace russa sostituisce la Pax Americana. Il ruolo dell'Iran
Con l’accordo sulla zona di sicurezza tra Erdogan e Putin a Sochi su Mar Nero la Russia ha imposto il suo primato in Siria e in Medio Oriente. Anche l’Iran ottiene qualche vantaggio dalle mosse russe

Putin ha sostituito la Pax Americana. Con l’accordo sulla zona di sicurezza tra Erdogan e Putin a Sochi su Mar Nero la Russia ha imposto il suo primato in Siria e in Medio Oriente. Oggi i russi controllano i cieli, le coste e le frontiere della Siria, dal mare fino ai confini con l’Iraq, occupando lo spazio strategico lasciato vuoto dagli Stati Uniti di Trump. Con il via libera di Trump all’offensiva di Erdogan contro i curdi, che erano stati la fanteria americana contro il Califfato, gli Stati Uniti hanno rinunciato a essere una potenza decisiva in Medio Oriente e nel Mediterraneo.
La mancata protezione da parte americana del Rojava ha affondato, con centinaia di morti e migliaia di profughi, l’esperimento di autonomia democratica dei curdi ma anche l’Alleanza Atlantica, incapace di frenare il massacro voluto dalla Turchia, stato membro della Nato dal 1953. La mediazione di Putin ha tolto gli Usa dalla responsabilità del calderone siriano ma ha consegnato il Medio Oriente ad autocrati e dittatori come Assad che torna adesso a pattugliare i confini della Siria. Si è ceduto così a Erdogan che, pur lautamente pagato da Bruxelles, potrà continuare a ricattare l’Unione europea sui profughi ben sapendo che gli Stati Uniti non faranno mai nulla per impedirlo.
In pratica un alleato si è straformato nel peggiore nemico della Nato e dell’Europa e Putin, il vero e antico nemico dell’Alleanza atlantica, può vantarsi, a ragione, di avere negoziato una soluzione che l’Occidente non ha saputo trovare. L'accordo di Sochi tra Vladimir Putin e il presidente turco Erdogan ha confermato la linea di Ankara sulla stabilizzazione di una “safe zone” estesa a est del fiume Eufrate per 440 km lungo il confine con la Turchia e allo stesso tempo ha tracciato il futuro immediato del nord-est del Paese mediorientale.
Il disimpegno degli Usa nell’area è diventato quindi una grande occasione per la Russia che con l’intervento militare del settembre 2015 era scesa in campo per sostenere il regime di Assad, fino a quel momento appoggiato sul campo soltanto dall’Iran e dagli Hezbollah sciiti libanesi. Anche l’Iran ottiene qualche vantaggio dalle mosse di Putin e dal ritiro degli americani mentre il regime di Damasco prenderà il controllo del nord del Paese con la benedizione di Mosca, che fa da garante per Ankara rispetto alle mosse di Assad.
La Turchia dunque continuerà a mantenere il controllo di di un territorio di 120 km di estensione e 30 di profondità, compreso tra le città di Tel Abyad (a ovest) e Ras Al-Ayn, (a est) sottratto alle forse curde dell’Ypg con l'offensiva “Fonte di pace” delle scorse settimane: militari russi e siriani controlleranno l'effettivo abbandono della “safe zone” da parte dei miliziani: mentre sono previsti pattugliamenti congiunti Russia-Turchia per una profondità di 10 km, a est e ovest del territorio tra Tel Abyad e Ras Al-Ayn, sotto l’esercito di Ankara, lungo tutto il confine turco, con esclusione della città di Qamishli dove ci sono truppe di Mosca. Questi sono i dettagli tecnici ma la posta in gioco è ovviamente assai maggiore.
Non solo Putin è diventato il vero protagonista della regione ma anche della sicurezza europea. I russi infatti stanno facendo pressione sulla Turchia per mettere sotto controllo i jihadisti e i membri dell’Isis fuggiti dalle carceri e dai campi di detenzione che prima erano sorvegliati dai curdi. Putin quindi è il garante anche sul contenimento del terrorismo mentre Trump ha rinunciato a questo ruolo. Le conseguenze sono enormi. Non solo gli stati del Medio Oriente ma anche l’Europa non può più fidarsi degli Stati Uniti e dovrà prendere in mano il proprio destino. Ne saremo capaci?