L'eurodeputato tedesco: "Turchia non più democratica, basta fondi Ue"

Bruxelles, 25 mar. (Adnkronos) - Se la Turchia non è più "una democrazia", visto che il maggiore oppositore del presidente Recep Tayyip Erdogan, Ekrem Imamoglu, è finito agli arresti, questo "dovrebbe avere delle conseguenze". A dirlo all'Adnkronos è l'eurodeputato tedesco dei Verdi/Ale Erik Marquardt, membro della delegazione al comitato parlamentare congiunto Ue-Turchia.
La Turchia è tuttora formalmente un Paese candidato (dal 1999) ma, osserva Marquardt, non entrerà "mai" nell'Ue, "se si comporta come fa adesso". Non è "accettabile" che Imamoglu, "il candidato più promettente contro Erdogan, venga semplicemente incarcerato". Non perché "sia il nostro ruolo decidere chi è il candidato migliore in un'elezione" in Turchia, ma perché "è il nostro ruolo decidere se in Turchia c'è ancora una democrazia o no. Vediamo che la Turchia non sembra molto democratica. Se non c'è più democrazia, questo fatto dovrebbe essere criticato. E dovrebbe anche avere delle conseguenze".
L'Unione Europea, secondo l'europarlamentare, dovrebbe reagire in tre modi. "Prima di tutto, parlare", denunciando gli "attacchi all'opposizione". In secondo luogo, "rivedere i fondi" Ue destinati ad Ankara, verificare "dove stanno andando" e se è "davvero utile continuare a inviare denaro al governo di Erdogan", soprattutto ora che "non c'è più democrazia" in Turchia. In terzo luogo, "la strategia di sicurezza, che è un argomento importante ora nell'Unione Europea, dovrebbe basarsi sull'idea che la Turchia non sarà un partner per sempre, anche in termini Nato". Per l'europarlamentare, c'è anche "un problema" su come poter "giustificare la consegna di armi alla Turchia da parte dell'Unione Europea".
Negli ultimi anni, ricorda Marquardt, l'approccio dell'Ue si è basato sulla diplomazia, ma "si taceva nelle dichiarazioni pubbliche", anche per via "dell'accordo sui rifugiati" siriani del marzo 2016. Prima di tutto, dunque, occorre "parlare, evidenziando che sono in corso enormi attacchi contro l'opposizione e contro la libertà di associazione".
In secondo luogo, lo status di Paese candidato all'ingresso nell'Ue riguarda anche "l'accesso al denaro". L'Ue dovrebbe "guardare all'Ipa", i fondi di pre-adesione. Perché, spiega, "non sono contrario al finanziamento della società civile in Turchia, soprattutto per organizzare movimenti a favore della democrazia e dei diritti umani e della libertà di stampa. Ma non dovrebbero esserci soldi per un governo che sta attaccando le fondamenta della democrazia".
In materia di difesa, aggiunge, "sarebbe bello avere una buona partnership con la Turchia", specie in Siria. Ma, al momento, "per me non è molto chiaro se sono dei partner o se stanno usando i loro militari per cose non conformi al diritto internazionale". Per Marquardt, gli Stati membri dell'Unione Europea, ma anche la Commissione, "dovrebbero pensare a come costruire una nuova strategia di difesa e sicurezza senza necessariamente avere la Turchia a bordo. Penso che una strategia di sicurezza e difesa che si basa anche sulla Turchia non sia più affidabile".
Nell'Ue è diffuso il timore che Erdogan possa reagire ad eventuali critiche da Bruxelles 'riaprendo' il rubinetto dei flussi migratori, ma per l'eurodeputato tedesco "dal punto di vista europeo è molto più importante che le persone siano in grado di fuggire dalla Turchia. Dovremmo pensare a come dare alle persone la possibilità di fuggire da questa dittatura". Una cosa è certa: se nell'Ue "c'è una strategia su come migliorare la situazione dei diritti umani in Turchia, ha fallito completamente".
Secondo Marquardt, dichiarare finito il processo di adesione della Turchia all'Ue oggi "sarebbe controproducente. Ecco perché parlo di finanziamenti: non possiamo giustificare ai contribuenti europei il fatto che stiamo pagando per un governo che non è affatto interessato alla democrazia. Non possiamo dare soldi dei contribuenti per una persona che sta cercando di sradicare la democrazia".
Tuttavia, osserva, "sono un po' riluttante a chiedere semplicemente la fine dei negoziati di adesione all'Ue, perché in realtà ci sono molte persone nella società civile che cercano davvero di lottare per una Turchia democratica". Quindi, "se c'è ancora qualche speranza, e penso che ci sia, soprattutto quando vediamo centomila persone che scendono in piazza in Turchia, allora credo che dovremmo lasciare la porta aperta. Almeno un po' ", conclude.