L'addio della star del K-pop: "Dimmi che ho fatto un buon lavoro"

Roma, 19 dic. (askanews) - Il mondo del K-pop non sarà probabilmente più lo stesso dopo il suicidio di Kim Jong-hyun, la star sudcoreanodella band SHINee che si è ucciso intossicandosi col monossido di carbonio. Oggi la canante Nine del gruppo Dear Cloud ha pubblicato su Instagram il messaggio di addio inviatole da Kim, nel quale il cantante si dice "fagocitato dalla depressione" e racconta di essere "così solo" e implora l'amica di dirgli di aver "fatto un buon lavoro".Un grido di aiuto che mette in luce la durezza del mondo del K-pop sudcoreano e del J-pop giapponese. Kim in realtà era una star su entrambe le scene musicale, come spesso accade alle band che si muovono in questi generi musicali quasi sovrapponibili."Sono rotto dall'interno. La depressione mi ha rosicchiato lentamente e alla fine mi ha interamente fagocitato", ha scritto, lamentando di "non poterla più sconfiggere". Il 27enne leader di una boy band che ha spopolato nell'ultimo decennio, diventando un rarissimo caso di sopravvivenza per quasi un decennio per gruppi del genere, si sentiva in realtà "così solo" e ammetteva di aver "vissuto finora solo perché è difficile" porre fine alla propria vita.
Ma forse la chiave vera del suicidio è nel richiamo al suo lavoro. "Ti prego, dimmi che ho fatto un buon lavoro", chiede il cantante a Nine. E un lavoro duro, effettivamente, l'aveva fatto questa giovane star. Gli SHINee, cinque ragazzi, debuttarono nel 2008 e immediatamente diventarono la punta della scena K-pop, conquistando un'estesa fanbase non solo in Corea del Sud, ma anche in Giappone e in altri paesi dell'Asia e oltre.Il loro repertorio è fatto da pezzi romantici e da brani hip pop con danze precise e perfette, come deve essere il repertorio di un buon gruppo K-pop. La band era riuscita ad arrivare molto in alto anche nelle classifiche Usa e aveva realizzato cinque album. A produrli la SM Entertainment, il Grande Fratello dietro gran parte del business del K-pop. La compagnia ha espresso il suo cordoglio come quello degli altri artisti.Dietro lo scintillante mondo del K-pop e del gemello giapponese J-pop c'è un mondo ultra-competitivo in cui nulla è lasciato al caso. I fan fanno dei cantanti i loro idoli in maniera spesso ossessiva. Gli artisti firmano contratti capestro nei quali ci sono clausole molto pesanti, soprattutto per ragazzi nel pieno della gioventù. Tra questi, spesso, il divieto di avere relazioni amorose e sessuali. Nel 2013 - ricorda oggi il Guardian - la "idol" Minami Minegishi, allora componente della superband di ragazzine giapponesi AKB48, dové rasare i capelli a zero per aver passato la notte col fidanzato, contravvenendo la regola di non avere relazioni valida per i membri del gruppo.Un lavoro pieno di pressioni, alle quali probabilmente Kim, dopo una carriera quasi decennale, non ha potuto resistere ponendo fine alla sua vita in una camera d'albergo. La polizia, chiamata dalla sorella del cantangte, l'ha trovato vivo, senza coscienza. L'ha portato in ospedale, ma il giovane idolo non si è più ripreso ed è morto intossicato dal monossido di carbonio prodotto da cubetti di diavolina incendiati proprio per avere quell'effetto mortale. La tragedia è avvenuta in un hotel di Gangnam, il quartiere più scintillante di Seoul. Quello del "Gangnam Style", che resta ancora il terzo video più cliccato di YouTube. Nulla di più lontano dal mondo scanzonato e allegro del brano di Psy.