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Crisi e possibili guerre: l'UE lancia un piano per preparare i cittadini all’emergenza. "Fare scorte per 72 ore"

Secondo quanto anticipato da La Stampa, che ha visionato la bozza in anteprima, il piano comprende 30 azioni operative, suddivise in sette aree strategiche, che gli Stati membri saranno chiamati ad attuare per rafforzare la capacità di risposta comune dell’UE

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Un kit di sopravvivenza con acqua, cibo, farmaci e batterie per garantire almeno 72 ore di autosufficienza in caso di guerra, disastri naturali o altre situazioni di crisi. A questo si aggiungono linee guida per informare la popolazione sulla disponibilità di rifugi. Sono alcune delle misure contenute nella Strategia dell’Unione Europea per la preparazione, il nuovo piano di resilienza e sicurezza che sarà presentato oggi a Bruxelles. Secondo quanto anticipato da La Stampa, che ha visionato la bozza in anteprima, il piano comprende 30 azioni operative, suddivise in sette aree strategiche, che gli Stati membri saranno chiamati ad attuare per rafforzare la capacità di risposta comune dell’UE.

Le novità del piano europeo

Tra i principali interventi previsti, spicca l’istituzione di un sistema europeo di stoccaggio per garantire, in caso di necessità, l’accesso immediato a risorse critiche: farmaci, batterie di ricarica, prodotti agroalimentari e riserve d’acqua. Il piano prevede anche una piattaforma digitale per la gestione delle crisi, un sistema europeo di sorveglianza satellitare e una maggiore interoperabilità tra autorità civili e forze militari.

“La realtà europea è cambiata – si legge nella bozza – con rischi crescenti e profonde incertezze”. Tra i pericoli individuati figurano eventi meteorologici estremi, emergenze sanitarie come la pandemia di Covid-19, e minacce derivanti da attacchi informatici e ibridi, fino a includere lo scenario di una possibile aggressione armata a uno o più Stati membri.

Una Giornata europea della preparazione e l’educazione al rischio

Per promuovere una cultura della prevenzione, la Commissione propone l’istituzione di una Giornata annuale della preparazione dell’UE. L’obiettivo è aumentare la consapevolezza dei rischi tra i cittadini, rendendoli soggetti attivi nella gestione delle emergenze.

Il piano invita anche gli Stati membri a inserire nei programmi scolastici e nella formazione degli insegnanti contenuti legati alla sicurezza e alla resilienza. Secondo Bruxelles, serve una “nuova mentalità collettiva” in grado di affrontare le sfide del futuro.

Perché l’Europa non è ancora pronta: tre criticità chiave

Nonostante i progressi compiuti, il documento evidenzia tre criticità principali nel sistema europeo attuale:

  1. Gestione delle crisi più reattiva che proattiva

  2. Strumenti frammentati

  3. Strutture e risorse limitate a livello UE

Proprio per questo la nuova strategia mira ad “apportare valore aggiunto europeo”, migliorando coordinamento, efficienza operativa e promuovendo una cultura della resilienza, nel rispetto delle competenze dei singoli Paesi membri.

Il ruolo strategico della SIAC e il nuovo “cruscotto delle crisi”

Un tassello centrale del piano sarà il rafforzamento della SIAC – Single Intelligence Analysis Capacity, che entro la fine del 2025 diventerà il punto di accesso unico per l’intelligence condivisa tra gli Stati membri.

Previsto anche un “cruscotto di crisi” per i decisori politici, con l’obiettivo di migliorare il coordinamento tra la Commissione europea, l’Alto Rappresentante e i governi nazionali. Il piano include inoltre l’avvio di un servizio satellitare governativo per l’osservazione della Terra e il potenziamento del Centro di coordinamento per la risposta alle emergenze.

Comunicazione dei rischi, protezione civile e cooperazione pubblico-privato

Un’altra priorità sarà la revisione del Meccanismo di Protezione Civile dell’Unione, per renderlo più efficiente e reattivo. Gli Stati membri saranno chiamati a rafforzare i sistemi di allerta alla popolazione, potenziare le strategie di comunicazione del rischio e contrastare attivamente la disinformazione.

Fondamentale anche il rafforzamento della cooperazione tra pubblico e privato, tramite la creazione di task force multisettoriali, e della collaborazione tra autorità civili e forze armate. “In scenari complessi come pandemie, eventi climatici estremi o attacchi informatici – si legge nel piano – le forze civili avranno bisogno di supporto militare, e viceversa”.

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