Bashir premier siriano fino a marzo. Netanyahu: 'Ho autorizzato a bombardare le armi siriane'
Secondo la ong Osservatorio siriano per i diritti umani, Israele "ha distrutto i principali siti militari in Siria" lanciando 250 attacchi dalla caduta del presidente Assad. Iran condanna Israele per aver "violato" la legge, dopo l'incursione nel Golan

Muhammad al Bashir è stato formalmente nominato premier ad interim del nuovo governo siriano, incaricato di gestire gli affari correnti fino al 1° marzo. La nomina è stata ufficializzata dalla Direzione delle operazioni militari del gruppo jihadista HTS, che ha preso il controllo del Paese dopo la caduta di Bashar al-Assad. Bashir ha promesso cambiamenti radicali, dichiarando: “Scioglieremo i servizi di sicurezza e aboliremo la legge anti-terrorismo”, in riferimento alle norme che per decenni hanno giustificato violazioni sistematiche dei diritti umani.
Israele lancia l’operazione Fionda di Bashan
Per prevenire che le armi siriane finiscano nelle mani dei jihadisti o dell’Iran, Israele ha lanciato l’operazione Fionda di Bashan. Con 480 raid in 48 ore, l’aviazione israeliana ha distrutto basi militari, installazioni radar, navi da guerra, aerei e missili in tutto il Paese. “Non permetteremo che armi strategiche cadano nelle mani sbagliate”, ha dichiarato il premier israeliano Benjamin Netanyahu. L’operazione, paragonata dallo stesso Netanyahu ai bombardamenti britannici contro il regime di Vichy nella Seconda Guerra Mondiale, ha annientato l’80% delle capacità militari siriane.
Reazioni internazionali e richieste di stabilità
L’intervento israeliano ha suscitato forti reazioni internazionali. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha definito i raid “un’aggressione” e ha ribadito la necessità di preservare l’integrità territoriale della Siria. Anche la premier italiana Giorgia Meloni, in una telefonata con Erdogan, ha sottolineato: “È imperativo garantire l’incolumità dei civili e la protezione delle minoranze”. Meloni ha convocato una riunione straordinaria del G7 per discutere degli sviluppi siriani e delineare condizioni per un eventuale sostegno al nuovo governo.
La Siria tra incertezze e rischi futuri
Nonostante l’impegno dichiarato dalla nuova leadership di Bashir, la situazione sul terreno rimane instabile. Secondo l’Osservatorio siriano per i diritti umani, a Latakia e in altre città sono già riemerse le bandiere nere dell’Isis, mentre episodi di violenza settaria e vendette sommarie continuano a essere segnalati. “Non è chiaro quanto il nuovo governo riesca realmente a controllare il Paese”, hanno osservato fonti locali. Il premier Bashir ha avviato un dialogo con ambasciatori di diversi Paesi, incluso l’italiano Stefano Ravagnan, che ha partecipato a una prima riunione descritta come “positiva”.