Trump riconosce il regime nord-coreano e il diritto all’atomica mentre con l’Iran è pronto all’attacco
Una dittatura con un potente arsenale nucleare può sperare di rimanere in sella mentre l’Iran che ha molti difetti ma comunque è una repubblica islamica dove si fanno elezioni, è un Paese a rischio

Trump è stato il primo presidente americano ad aver messo piede in Nord Corea varcando il 38° parallelo a fianco del dittatore Kim Jong-un. Questo significa che gli Stati Uniti riconoscono la continuità del regime e del Paese. E’ la dimostrazione che se hai l’atomica puoi trattare con gli Usa, altrimenti accade come per l’Iran che la bomba non ce l’ha ma si deve aspettare un attacco Usa in qualunque momento.
Chi possiede l’atomica non rischia
Quindi al di là della retorica e dei simbolismi adesso sappiamo che una dittatura con un potente arsenale nucleare può sperare di rimanere in sella mentre l’Iran che ha molti difetti ma comunque è una repubblica islamica dove si fanno elezioni è un Paese a rischio e può essere nel mirino delle forze americane e delle loro provocazioni in ogni istante. Immaginate se in queste settimane gli Usa avessero mandato un drone sulla Corea del Nord e i coreani lo avessero abbattuto cosa sarebbe successo: probabilmente nulla, si sarebbe parlato di un errore. Anche perché la Corea di Kim è sostenuta dalla Cina e Pechino sta negoziando con Washington sulla questione dei dazi, Insomma il regime di Kim Jong-un è stato abbastanza abile nel cogliere il momento diplomatico e ottenere una garanzia di continuità del regime anche se si tratta di una delle dittature più feroci e chiuse del mondo. E’ la palese dimostrazione che la democrazia è un optional ma serve soprattutto avere un’arma di deterrenza spaventosa che può colpire gli alleati degli americani come la Corea del Sud e il Giappone mettendo in ginocchio l’ordine mondiale e la sua economia.
La visita storica di Trump
Invece, proprio grazie all’atomica, Kim Jong-un oggi può garantirsi un futuro. Lo storico passo del presidente americano è stato accompagnato da parole di involontaria comicità. Trump ha dichiarato di aver avuto l’idea improvvisa di salutare il presidente Kim, “visto che ero qui”. Insomma “passavo da queste parti e ho deciso di fare quattro passi in Corea del Nord”: una frase incredibile che pronunciata dal presidente degli Stati Uniti non ha nessun senso.
La decisione di varcare il 38° parallelo ha un significato storico ben preciso e studiato: vuole dire accettare dopo la sanguinosa guerra degli anni Cinquanta con due milioni di morti l’esistenza della Corea del Nord e del suo arsenale atomico.
Tregua dopo gli insulti
Teniamo presente che prima i due si erano scambiati insulti feroci e che il vertice di Hanoi era finito in un nulla di fatto. La verità è che si è lavorato molto dietro le quinte soprattutto da parte della Cina che ha capito la necessita fondamentale di Trump: poter sbandierare un successo di politica estera di grande prestigio mentre si prepara la campagna presidenziale americana. E così Kim Jong-un è stato invitato alla Casa Bianca dove probabilmente arriverà “per caso”, magari giusto in tempo per dare una mano alla rielezione di Trump.