Jihad islamica firma tregua con Israele che però non conferma il cessate il fuoco dopo gli scambi di razzi e raid
Ancora guerra a Gaza: ci sono voci di tregua ma manca la conferma di Tel Aviv che però avrebbe raggiunto i suoi obiettivi

La Jihad islamica di Gaza avrebbe firmato un accordo di tregua con Israele. L'intesa mediata dall'Egitto di un cessate il fuoco tra la Jihad islamica e Israele entrerà in vigore alle 23.30 (ora locale, le 22.30 in Italia). Lo hanno riferito fonti della Jihad citate da Haaretz ma manca ancora la conferma di Israele. Il premier israeliano Yair Lapid ha convocato alle 21.45 locali (le 20.45 in Italia) una consultazione al ministero della difesa di Tel Aviv. Vi prenderanno parte - precisa l'ufficio del premier - il ministro della difesa Benny Gantz , il capo di Stato maggiore gen. Aviv Kochavi, il capo del Mossad David Barnea, il capo dello Shin Bet Ronen Bar ed il consigliere per la sicurezza nazionale Eyal Hulata.
Sirene a Gerusalemme e Tel Aviv. Oltre 40 morti nella Striscia
Intanto sul campo è il terzo, sempre più intenso, giorno di guerra con raid e razzi continui e il conflitto si allarga, pur con Hamas ancora assente e con la festa ebraica di Tisha beAv, a Gerusalemme che invece si è svolta senza complicazioni. A Gaza - da stamattina senza internet - i morti sono arrivati, secondo il ministero della sanità locale, ad almeno 40 e i feriti ad oltre 300. In due attacchi separati nel centro di Gaza city e a nord est ci sono stati 8 morti e tra questi, secondo l'agenzia Maan, diversi bambini. Ma Israele ha contestato di non aver responsabilità per questi due attacchi che invece ha attribuito - come ieri accaduto nel campo profughi di Jabalya (5 morti) - a razzi difettosi della Jihad. Nella Striscia, solo a stamattina, gli attacchi israeliani hanno colpito oltre 140 tra postazioni militari della Jihad, tunnel e siti di lancio di razzi. Su Israele si è rovesciata, anche oggi, una pioggia di razzi e colpi di mortaio.
Gli obiettivi di Hamas
Nel mirino della Jihad sono finite per la prima volta le aree di Gerusalemme e di Beersheva (all'inizio del Negev) e, ancora, Tel Aviv. Senza contare le zone israeliane a ridosso della Striscia che stanno subendo gli attacchi maggiori con la popolazione costretta in pratica nei rifugi. Secondo gli ultimi dati dell'esercito, ad oggi, si contano circa 1000 tra razzi e colpi di mortaio. Di questi 800 sono entrati in Israele e 350 sono stati intercettati dall'Iron Dome con gli altri finiti in zone deserte o in mare. La percentuale di intercettamento è stata del 95%. Ma in alcuni casi, come ad Ashkelon, sono stati colpiti edifici ma senza vittime. Anche i concorrenti del Grande Fratello - la Casa è vicina Gerusalemme - per la prima volta sono dovuti ricorrere ai rifugi.
Gli obiettivi raggiunti da Israele
Il Fronte del Comando interno israeliano ha fatto presente - a fronte delle voci su una possibile tregua - che "non è finita finché non è finita" ed ha invitato i cittadini a stare a portata di mano dei rifugi. "L'ultimo razzo può fare danni - ha avvertito - come il primo". Tuttavia alcune affermazioni attribuite al premier Yair Lapid sembrano andare nella direzione di una tregua alle porte. Gli obiettivi della operazione 'Breaking Dawn'- ha detto - "sono stati raggiunti". Poi, parlando ai leader delle zone ebraiche intorno alla Striscia (le più colpite dai razzi e dai colpi di mortaio della Jihad) ha aggiunto - citato dai media - che "non c'è alcun beneficio nel continuare l'operazione". Israele - che anche oggi ha arrestato 20 membri della Jihad in Cisgiordania - ha rivendicato di aver eliminato i capi militari dell'organizzazione a Gaza. Dopo l'uccisione di Tayassir Jaabar, comandante della zona nord della Jihad, oggi ha colpito Khaled Mansour comandante della zona sud e anche il responsabile dell'unità missilistica delle Brigate Al-Quds - ala militare della Jihad - Raafat al-Zamili.