Raccolta nocciole italiane, in 2021-22 calo produttivo del 65%

Roma, 30 set. (askanews) - Un calo produttivo del 65% per le nocciole italiane in guscio nella campagna 2021-2022, con circa 45.000/48.000 tonnellate a fronte delle 136mila della scorsa annata. E' quanto emerso durante l'annuale incontro bilaterale tra Unione Europea e Turchia al quale per l'Italia ha partecipato anche il coordinamento di Agrinsieme, che riunisce Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari. Alla riunione hanno preso parte delegazioni di Turchia, Italia, Francia, Spagna e rappresentanti della DG Agri della Commissione Europea.Da alcuni anni si registra un exploit della coltura del nocciolo in Italia, secondo produttore mondiale dopo la Turchia e primo europeo. Dal momento che le nocciole incontrano sempre più il favore del consumatore attento alla salute e al benessere, c'è stato anche un aumento di circa 5 mila ettari investiti, dal 2018 ad oggi.
Nonostante ciò, le previsioni per la campagna corilicola nazionale 2021-2022 registrano un vistoso calo produttivo negli areali vocati: -55% in Piemonte, -70% in Lazio e Campania e addirittura -80% in Sicilia.Le previsione stimano in calo anche la produzione di Francia e Spagna. Cresce leggermente, invece, la produzione in Turchia: il ministero dell'Agricoltura di Istanbul stima un raccolto di 700 mila tonnellate a fronte delle 665mila tonnellate della campagna precedente. E le previsioni di consumo mondiale sono in crescita.La bilaterale è un appuntamento importante per l'approfondimento degli andamenti produttivi del settore e per il confronto sull'armonizzazione delle regole fra UE e Turchia. "Sul calo produttivo - spiega Agrinsieme - hanno pesato i sempre più evidenti effetti del cambiamento climatico e l'anomalo andamento meteo, caratterizzato da gelate primaverili, prolungata siccità, temperature superiori alla media stagionale e scarsa impollinazione, ma anche altri fattori, quali i danni dagli attacchi parassitari di cimice asiatica e cimice del nocciolo e quelli causati dalla fauna selvatica alle colture. Da una parte, quindi, il forte calo produttivo, dall'altra l'incremento dei costi di produzione".Questo "sta intaccando in modo preoccupante la redditività delle imprese, anche se nonostante questi fattori avversi la qualità delle nocciole è buona, i prezzi sono in recupero e l'andamento degli investimenti corilicoli resta in costante crescita soprattutto nelle aree di nuova coltivazione, quali Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Umbria, Basilicata e Calabria", conclude Agrinsieme.