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C'è chi non sviluppa gli anticorpi: ecco chi e perché non risponde ai vaccini

Sono pochi ma i non responder, ossia le persone che non sviluppano anticorpi dopo essere state vaccinate contro il Covid, sono sotto la lente degli scienziati

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Vaccinazione (Foto Ansa)
Vaccinazione (Foto Ansa)

Sono pochi, una percentuale decisamente bassa, e su di loro non ci sono ancora studi definitivi, ma i cosiddetti non responder, ossia le persone che non sviluppano anticorpi dopo essere state vaccinate contro il Covid, sono sotto la lente degli scienziati.

Rivolgersi al medico

"Una figura di riferimento per la valutazione di questi casi non è stata ancora individuata da nessun protocollo, anche perchè non c'è neanche un'indicazione a fare le prove anticorpali dopo la vaccinazione. Quello che si può consigliare è di rivolgersi al proprio medico di famiglia e a un centro di malattie infettive", spiega Massimo Andreoni, direttore dell'Unità operativa complessa di Malattie infettive di Roma Tor Vergata. E riferisce che al momento è in corso uno studio dei ricercatori di Tor Vergata su 10 persone, immunodepresse, che non hanno avuto risposta anticorpale all'immunizzante. "E' emerso che anche in assenza di produzione di anticorpi, c'è una risposta a livello cellulare, ossia le persone seguite presentano una buona risposta citotossica, quindi non rimangono completamenti indifese davanti al virus".

Esistono per tutti i vaccini

Tuttavia il vaccino contro SarS-CoV2 non è certo l'unico con il quale si può verificare la mancata immunizzazione: "I non responder esistono per tutte le categorie di vaccino, come per esempio si era visto con quello contro l'epatite B", chiarisce Roberto Cauda, direttore dell'Unità operativa di malattie infettive del Policlinico Gemelli di Roma, specificando che tra chi non sviluppa anticorpi ci sono sicuramente alcune categorie di immunodepressi, come chi ha subito trapianti, è affetto da leucemie, o segue particolari terapie. Ma anche soggetti sani. E indica nello studio Renaissance (REsponse to BNT162b2 COVID-19 vaccIne: short And long term immune reSponSe evAluatioN in healthCare workers) dell'ospedale Niguarda di Milano la percentuale emersa dall'indagine su 2.497 operatori sanitari che hanno ricevuto il vaccino Pfizer-BioNtech. Solo quattro vaccinati (pari all'1,6%) sono risultati non responder, e nello specifico si trattava di persone immunodepresse, con un trascorso di trapianti o patologie che implicano l'uso di farmaci che inibiscono la naturale risposta immunitaria dell'organismo.

Non ci sono molte armi

"Al momento non ci sono molte armi in campo per affrontare l'eventualità che un vaccinato non abbia risposta anticorpale. Abbiamo avuto il caso di un'operatrice sanitaria, sana, senza patologie, che è risultata non responder e si è deciso di farle una terza dose di Pfizer, come le altre due precedenti. Dall'esame successivo si è visto che una pur bassa produzione di anticorpi c'è stata", riferisce Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità epidemiologica all'Università Campus Biomedico di Roma. Che sottolinea: "Lavorare adesso ad un immunizzante diverso per i non responder mi sembra difficile, così come non avrebbe senso cambiare marchio di vaccino perchè quelli attualmente disponibili funzionano tutti contro la proteina Spike". Ma, secondo l'epidemiologo non ci si deve scoraggiare: "Ci dobbiamo fidare della memoria immunologica, delle cellule T a memoria lunga, perchè se c'è un incontro con il virus, in qualche modo il sistema immunitario reagisce".

E' troppo presto

Per Andreoni al momento "ci si muove off label. E' troppo presto rispetto alla comparsa del virus per avere informazioni più approfondite". "Se potessi gestire le dosi a disposizione dei centri vaccinali - conclude -consiglierei una terza o una quarta dose, o di accorciare i tempi tra la prima e la seconda. Ma di fatto bisogna prima immunizzare chi non ha avuto neppure la prima iniezione".

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