[Il punto] Il governo chiede aiuto ai risparmiatori ma è già iniziata la fuga di capitali all’estero
L’esecutivo sta per lanciare i CIR per convincere le famiglie a comprare Btp. Le testimonianze che arrivano dai professionisti del mondo bancario e del risparmio gestito dipingono però un quadro poco confortante per l'esecutivo
Due grandi sfide attendono il governo del Cambiamento. La prima è quella della crescita economica. La seconda è invece convincere gli italiani ad investire sui titoli di Stato per contrastare le vendite dei grandi investitori stranieri ed in questo modo tenere sotto controllo lo Spread.
Salvini: gli italiani sono pronti a darci una mano
“La forza dell’Italia è un risparmio privato che non ha eguali al mondo. Per il momento è silenzioso e viene investito in titoli stranieri. Io sono convinto che gli italiani siano pronti a darci una mano” ha affermato il leader delle Lega, Matteo Salvini. E l’esecutivo è già al lavoro per rendere più appetibili i titoli emessi dal Tesoro. L’idea è quella di introdurre, il prima possibile, i CIR ovvero i Conti individuali di risparmio. Uno strumento che permetterà alle famiglie italiane di investire in titoli di Stato a condizioni fiscali vantaggiose, Una bozza di progetto, elaborata dai tecnici della Lega, è stata già consegnata al Mef che sta provvedendo alla stesura finale.
I risparmiatori stanno iniziando a portare i soldi all'estero
Salvini & Di Maio riusciranno nel compito di convincere gli italiani ad acquistare Btp, Bot e Cct? Fare previsioni è difficile. Una cosa però si può già dire con certezza: più che pensare all’Italia i risparmiatori stanno incominciando a portare i propri soldi all’estero. A denunciare il fenomeno è stato il Sole 24 Ore che ha raccolto le testimonianze di diversi operatori finanziari. “Numeri ufficiali ancora non esistono – ha scritto il principale quotidiano economico italiano – ma banchieri e gestori di patrimoni confermano che non pochi italiani facoltosi stanno spostando (o anche solo pensando di spostare) una parte maggiore della loro ricchezza fuori dai confini nazionali”. Non si tratta di speculatori – ha spiegato il Sole 24 Ore – ma di comuni cittadini preoccupati dell’incertezza politica degli ultimi mesi.
La testimonianza degli operatori di mercato
Massimo Gionso, consigliere delegato di Cfo Sim, ha spiegato alla testata di Confindustria che “i più interessati ad aprire un conto corrente all’estero sono coloro che vogliono spostare dai 100 ai 200 mila euro. Sono disposti a pagare bolli, tasse e tutto quanto comporti un deposito all’estero pur di avere la tranquillità di un luogo sicuro”. Sempre secondo il Sole 24 Ore “per ora non si tratta di numeri importanti. Ma l’idea di portare soldi all’estero sta seducendo sia le famiglie ricche che quelle semplicemente benestanti. E questo va nella direzione opposta rispetto al buy italian auspicato dal Governo”. Il fenomeno è stato confermato anche dai dirigenti delle banche svizzere, ovviamente meta preferita di coloro che cercano un porto sicuro.
I soldi all'estero di Borghi e Savona
C’è dunque un rischio di fuga di capitali all’estero. E sicuramente non aiutano a spegnere i timori le vicende che riguardano alcuni illustri esponenti della maggioranza gialloverde. Claudio Borghi, il teorico dell’uscita dall’euro della Lega, deteneva ben 400 mila euro in titoli esteri. Ha assicurato di “aver venduto tutto” ma ovviamente la notizia ha ugualmente fatto scalpore. Così come quella di pochi giorni fa, portata alla luce dal Corriere della Sera, sul possesso di ben 1,3 milioni di euro in Svizzera da parte del ministro agli Affari europei, Paolo Savona, il teorico del piano B che prevedeva l’uscita dell’Italia dall’euro senza preavviso con il blocco di qualsiasi movimento bancario verso l’estero.
Il corto circuito del governo
Il quadro della situazione appari quindi paradossale. Da un lato il governo per realizzare le promesse elettorali espone i titoli di Stato all’attacco della speculazione e dunque al loro deprezzamento, dall’altro chiede alle famiglie di acquistarli per costruire una diga anti spread. E a questo corto circuito si aggiunge poi il fatto che alcuni dei più noti esponenti pro Italexit detenevano o detengono ingenti somme di denaro al sicuro oltre i confini nazionali. Non è certo il clima ideale per evitare il pericolo di una fuga di capitali all’estero.