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[Il punto] Conte mette le mani avanti: “Siamo in recessione. Ma non dipende da noi”. L’attacco di Padoan: "Dichiarazioni infami e ignoranti"

Il premier anticipa l’Istat e spiega: “E’ colpa di fattori esterni e dell’eredità lasciataci da chi ci ha preceduto. Ci riprenderemo nel 2° semestre”. L'attacco dell’ex ministro dell’Economia del Pd. Tria: “Non drammatizziamo, per la situazione italiana non cambia molto”

Ignazio Dessìdi Ignazio Dessì   
Il premier Conte
Il premier Conte

Davanti agli industriali di Assolombarda il premier Giuseppe Conte sfodera la solita flemma ed anticipa l’Istat annunciando che l’Italia è in recessione tecnica. In parole povere che per il secondo trimestre consecutivo il Pil risulta in contrazione rispetto al trimestre precedente. Una previsione confermata in mattinata dall'Istat. L'economia italiana nel quarto trimestre 2018 ha registrato una contrazione dello 0,2%, comunica l'Istituto di statistica in base ai dati provvisori. Nel confronto con il quarto trimestre 2017 il Pil è aumentato dello 0,1%. Questa contrazione è per l'economia italiana il peggiore risultato da 5 anni a questa parte. Secondo l'Istat, per ritrovare un calo simile si deve infatti risalire al quarto trimestre del 2013, quando il Pil segnò appunto un equivalente -0,2%.

Niente paura però, perché stando al presidente del Consiglio le cose sono destinate a migliorare a partire da metà 2019. “Il dato positivo – spiega Conte – è che non dipende da noi. Alla base della situazione c'è la domanda estera, rallentata da guerra dei dazi e incertezze varie, senza scordare la Brexit". Il riferimento va alla "Cina, alla Germania, che è il nostro primo Paese per l’export”.  In ogni caso però “ci sono tutti gli elementi per sperare in un riscatto”, le condizioni per “ripartire con entusiasmo soprattutto nel secondo semestre”.

La frenata

L’allarme però è già partito. Sul Sole 24 Ore si avverte che “la frenata congiunturale fa deragliare i conti italiani dai binari europei già nel 2018, con un deficit strutturale superiore di un decimale di Pil (2 miliardi) rispetto ai livelli concordati dopo lo sconto da quasi 10 miliardi ottenuto dal governo Gentiloni. Per quest’anno, anche con i 3,6 miliardi di flessibilità per le spese contro il dissesto idrogeologico e stradale, la distanza dalla correzione prevista dalle regole Ue sarebbe di 4 decimi di Pil, determinando quindi una deviazione significativa. Che però evita sanzioni grazie all’accordo politico con Bruxelles. Ma anche su queste cifre alla base dell’intesa di dicembre con la Commissione crescono i rischi e le incertezze prodotte dal quadro macro-economico, per gli impatti sui saldi di finanza pubblica della caduta di ritmo del Pil”.

Padoan

La posizione del governo italiano è molto delicata. E’ vero che ancora una volta può passare l’affermazione che “la recessione è frutto dei fallimenti passati”, perché la manovra “è entrata in vigore meno di un mese fa – come sostengono gli esponenti della maggioranza – E reddito di cittadinanza e quota 100 produrranno i loro effetti a partire da aprile". Tanto che il premier ricorda: "Noi siamo qui per invertire la rotta, e lo stiamo facendo". Ma sicuramente sarà fondamentale a questo punto un vero cambio di tendenza nella seconda parte del 2019. Occorre infatti tener conto che il quadro finanziario pubblico del prossimo anno promette una crescita, sia pure più bassa del Pil dell’un per cento (secondo il governo), ma nei successivi due anni ciò che accadrà è appeso a un filo, e a quei circa 20 miliardi di aumenti dell’Iva che ci giochiamo.

Infatti è vero che finora l’Iva è stata una minaccia quasi sempre sventata in extremis, come fa notare anche il Sole, "ma questa volta è più difficile. Le clausole infatti non servono più a portare il bilancio verso il pareggio ma ad evitare che il deficit si impenni (al 2,4% del Pil lo strutturale e verso il 3% il nominale)". E, a seconda di come andranno le cose, diventa perciò concreta l’esigenza di tagliare decisamente alcune spese.

Strumenti per far crescere l'economia

Per questo occorre lavorare seriamente alla progettazione di “strumenti per far crescere l'economia in modo robusto e duraturo'', avverte Conte, dopo aver ricordato come la manovra economica messa in campo dal suo esecutivo “ci ha spinto in una zona molto rischiosa, siamo andati vicino a un procedimento di infrazione, siamo riusciti a scongiurarlo ed è stato importante per il sistema Paese". Una procedura che “avrebbe creato seri problemi e che per fortuna ci siamo lasciati alle spalle”.

Tra le misure in grado di determinare una svolta incisiva il capo del governo cita il Piano nazionale per il riammodernamento e la sicurezza delle infrastrutture, “con vari miliardi, attraverso la Protezione civile”. Un piano, insomma, capace di mettere in circolo “miliardi  freschi” e “porre in sicurezza il territorio e le regioni in stato di emergenza”. Un piano da lanciare a metà febbraio per migliorare il sistema viario e ammodernare le infrastrutture”.

Il ministro dell'Economia Giovanni Tria

A questo proposito il presidente di Assolombarda, Carlo Bonomi, ha chiesto di andare avanti con le 400 opere già finanziate per 27 miliardi, con la Tav, la Pedemontana lombarda, quella veneta, la Gronda in Liguria. Ovviamente Conte si è guardato bene dal parlare di Tav, data la distanza sull’argomento tra Lega e M5s, ed ha ribadito la necessità di procedere sul fronte della semplificazione delle procedure, che ha chiamato “la più complessa delle riforme tecniche”, usando i 15 miliardi di fondi esistenti  per gli investimenti nei prossimi tre anni. Importante inoltre l’annuncio fatto dal premier a proposito – sempre in tema di opere – della creazione di una task force nell’ambito della Presidenza del Consiglio, costituita da 30-35 tecnici per vigilare sui singoli cantieri e portarne avanti la realizzazione. A questo dovrebbe aggiungersi un’altra struttura di 300 professionisti per supportare le amministrazioni nella progettazione delle opere, uno degli storici punti deboli del nostro sistema.

Boccia: "Reagire subito"

Per il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia "bisogna reagire quanto prima, in modo da compensare il rallentamento dell'economia globale e dell'Italia, cominciando ad aprire immediatamente i cantieri, su cui ci sono risorse già stanziate, compresa la Tav. Noi abbiamo adesso il problema del rallentamento, a gennaio avremo un rallentamento ancora superiore rispetto al trimestre scorso".

Gli strali dell'opposizione

Dall’opposizione arrivano intanto gli inevitabili strali. L’ex ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, deputato Pd, sostiene sul Giornale radio Rai su Radio1 che "i problemi per il paese sono cominciati quando questa maggioranza si è formata come dimostra l'andamento dello spread e le conseguenze recessive che ne sono seguite. Chi accusa i precedenti governi dell'attuale recessione economica, fa un'affermazione o ignorante o in malafede, basta guardare i dati per rendersi conto". Ma come si è detto la maggioranza di governo la vede esattamente all’opposto.

La posizione di Tria

Se ne fa interprete anche il ministro dell’Economia Giovanni Tria invitando a non drammatizzare, perché nonostante la recessione tecnica “per la nostra situazione non cambia molto”.

 

 

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