[L'analisi] Le statistiche parlano chiaro: italiani popolo di ignoranti
Le conseguenze sociali ed economiche sono pesantissime
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Mentre gli italiani attendono con pazienza la fine della peggiore crisi economica del dopoguerra da Eurostat, l’ufficio di statistiche europeo, continuano ad arrivare dati che ci collocano sistematicamente agli ultimi posti in Europa nelle classifiche sui livelli di progresso sociale e civile. L’ultimo in ordine di tempo riguarda la spesa per educazione/formazione in percentuale al Pil. Siamo terz’ultimi. Peggio di noi solamente Irlanda e Romania.
Dati imbarazzanti rispetto ai partner europei
Rispetto ai nostri partner europei i dati sono imbarazzanti. In Italia gli investimenti in formazione sono pari al 4% del Pil per un valore complessivo pari a 65,1 miliardi. Il dato è inferiore di quasi un punto percentuale rispetto alla media Ue (4,9%) ed appena superiore alla metà di quanto speso dai paesi più virtuosi: Danimarca (7%), Svezia (6,5%) e Belgio (6,4%). Ma il dato più sconcertante riguarda la spesa per la formazione terziaria ovvero università e corsi di studio post diploma: appena lo 0,4% del Pil. Anche in questo caso, inutile dirlo, siamo agli ultimi posti in Europa.
Conseguenze economiche e sociali pesantissime
Le conseguenze di questa politica folle sono pesantissime sia dal punto di vista sociale che economico. La sociologa Carla Fracchini ha spiegato al Sole 24 Ore che la spesa insufficiente crea un gap di conoscenze in alcuni settori produttivi, in particolare in quelli più avanzati ed innovativi. Le imprese fanno fatica a trovare i profili professionali di cui hanno bisogno. Fenomeno noto da tempo che tuttavia continua a rimanere totalmente trascurato da una classe politica che ha altro a cui pensare.
Mobilità sociale ridotta ai minimi termini
Dal punto di vista sociale la mancanza di investimenti in formazione frena la mobilità sociale in quanto vengono a mancare borse di studio e altri strumenti di sostegno verso chi pur avendo capacità adeguate non ha la possibilità economica di sostenere i costi di percorsi di studio pluriennali. L’Italia, un tempo eccellenza mondiale nel campo della conoscenza, si ritrova così ad avere un numero sempre maggiore di cittadini poco istruiti e formati per affrontare le sfide della modernità.
Saranno i giovani a pagare i costi della crisi?
Non investire adeguatamente in educazione e formazionne è il modo peggiore per affrontare la stagnazione economica. Nel corso di una manifestazione studentesca alcuni giovani hanno esposto uno striscione bellissimo: non pagheremo noi la vostra crisi!!. Sarebbe bello in futuro poter scrivere che quei ragazzi avevano ragione. La sensazione però è che se non si inverte rotta rapidamente, partendo proprio dalla istruzione, il prezzo maggiore del fallimento del Paese sarà pagato proprio da loro.
