[L’analisi] Governo italiano sempre più lontano dall’Europa e sui contributi comunitari non dice tutta la verità
Il governo gialloverde si avvicina al gruppo di Visegrad e nei confronti di Bruxelles si mostra sempre più aggressivo. Comportamento che rende dal punto di vista propagandistico ma che nei prossimi mesi potrebbe costare caro
L’editoriale dell’ex premier Mario Monti sulle colonne del Corriere della Sera ha avuto il merito di portare all’attenzione del dibattito pubblico un tema fino ad ora assente: senza dirlo apertamente l’Italia sta cambiando il suo collocamento politico in Europa.
Italia membro del gruppo di Visegrad
Per Monti “è avvenuto un rapido slittamento”. “L’Italia che avrebbe potuto installarsi nel terzetto informale di regia dell'Europa, insieme a Germania e Francia, ha scelto invece di collocarsi nel blocco di Visegrad, costituito da Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Slovacchia e Austria”. Per l’ex premier (e questa è l’accusa) “non si sa chi ha deciso il riposizionamento del nostro Paese. Non il governo nella sua collegialità, non il ministro degli Esteri, non il premier, né uno dei due vice”. Monti avverte che nel lungo periodo potremmo pagare le conseguenze di questo slittamento geopolitico perché proprio in questo momento “ci sarebbe utile la vicinanza alla Germania e alla Francia”.
Prossimi mesi difficili per il nostro Paese
Allarmismo eccessivo? No. E alcuni fatti che gli italiani dovrebbero tenere bene in mente lo confermano. Il Quantitative easing della Bce (ovvero il bazooka finanziario che fino ad ora ha tenuto buona la speculazione) si dimezzerà da ottobre e si azzererà dal primo gennaio 2019. Entro la fine del prossimo anno Mario Draghi lascerà la sua poltrona a Francoforte che molto probabilmente andrà ai tedeschi. Ritrovarsi in rotta di collisione con Germania e Francia potrebbe essere pericoloso. Anche perché è difficile pensare che un aiuto possa arrivare dal gruppo di Visegrad e l’unica possibilità che il governo avrebbe di fronteggiare un attacco speculativo sarebbe quello di chiedere la protezione del programma Omt (Outright monetary transactions) che però implica un costo molto salato e doloroso: il commissariamento del Paese da parte della Bce e dell’Unione europea. Scenario da brividi che ha non a caso ha spinto Savona ad ipotizzare, in caso di crisi, una richiesta di aiuto alla Russia di Putin.
Incontro con i leader dell'Europa dell'Est
Purtroppo gli appuntamenti internazionali più recenti del governo del Cambiamento danno ragione all’ex premier Monti sullo slittamento dell’Italia verso il gruppo di Visegrad. Matteo Salvini a Milano incontra il primo ministro ungherese Viktor Orban, unanimemente riconosciuto come uno dei leader sovranisti europei, famoso per le sue posizioni nazionaliste e anti immigrazione. Il presidente del Consiglio Conte accoglie invece a Roma il primo ministro della Repubblica Ceca, Andrej Babis.
Minacce di Salvini e Di Maio
E a dare ragione a Monti non ci sono solo i legami diplomatici sempre più stretti con i paesi dell’Est Europa ma anche le esternazioni sempre più dure di Roma contro con l’Unione Europea, con Di Maio e Salvini che hanno minacciato di porre il veto al bilancio europeo e di non pagare più i 20 miliardi di contributi che ogni anno l’Italia versa all’Europa.
L'accusa di Bruxelles: i numeri sui contributi sono una farsa
Dichiarazioni che sono state accolte con fastidio a Bruxelles. Il commissario al Bilancio, Gunther Oettinger, ha sconfessato le cifre sul bilancio europeo diffuse dal governo italiano ed ha apertamente parlato di “farsa”. “Non sono 20 miliardi all’anno – ha spiegato – perché se si tiene conto di quanto l’Italia riceve resta un contributo netto di 3 miliardi di euro”. Tra 20 e 3 miliardi c’è una bella differenza ma ovviamente né Salvini, né Di Maio si sono presi la briga di spiegare agli italiani la differenza tra saldo lordo e saldo netto. Ai fini della propaganda politica fa più effetto far immaginare che lo strappo con l’Europa darebbe al nostro Paese una montagna di risorse aggiuntive. Ma purtroppo per noi ha ragione Oettinger: è solo una farsa.