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L’untore dell’Hiv a processo, richieste di risarcimento danni per oltre 7 milioni. La polizia: “Ecco la sua foto, chi sa parli”

Claudio Pinti sarà processato con rito abbreviato per le accuse di omicidio volontario e lesioni gravissime. Ha contagiato l’ex compagna, morta, e l’ex fidanzata

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Claudio Pinti
Claudio Pinti

Claudio Pinti, il presunto untore dell'Hiv, sarà processato con il rito abbreviato il 17 gennaio prossimo ad Ancona per le accuse di omicidio volontario e lesioni gravissime davanti al gup Paola Moscaroli. A chiedere il rito alternativo, durante l'udienza preliminare, sono stati i suoi legali.

La denuncia

L’ex trasportatore di Montecarotto (Ancona) che contagiò consapevolmente l'ex compagna, Giovanna Gorini, morta nel 2017 per un linfoma collegato all'Aids; poi trasmise il contagio anche a una successiva fidanzata Romina con la quale ebbe rapporti non protetti e che lo denunciò nel maggio scorso, sa di essere sieropositivo all'Hiv dal 2009 ma rinnega tuttora l'esistenza del virus e rifiuta le cure anche in carcere. Ai poliziotti della Squadra Mobile che lo arrestarono il 12 giugno scorso il 35enne confidò di aver avuto rapporti sessuali con oltre 220 persone, tra donne e uomini, contattati anche in chat e sui social: al momento però le contestazioni mosse dai pm Irene Bilotta e Marco Pucilli riguardano solo i due casi specifici.

L’incontro con l’ex fidanzata

Intanto per la prima volta dall'inizio dell'indagine, l'imputato, detenuto nel carcere romano di Rebibbia, e l'ex fidanzata, si sono ritrovati faccia a faccia in aula. I loro sguardi, secondo alcuni presenti, non si sarebbero però incrociati. Scortato dalla polizia penitenziaria, Pinti, jeans e giaccone blu, è apparso visibilmente dimagrito. In aula non ha reso dichiarazioni ma forse, hanno annunciato i suoi legali Andrea Tassi e Alessandra Tatò, lo farà durante il processo. Presenti anche i parenti delle due donne contagiate, Romina lasciando il tribunale con il suo avvocato Alessandro Scaloni ha commentato: "Non ha avuto coraggio - riferendosi alla scelta di non affrontare un processo in Corte di Assise - poteva dimostrare le sue tesi negazioniste ma non ne ha avuto il coraggio".

Richiesta risarcimento danni

Quando accusò in primavera i primi malesseri fisici, la 40enne pensò a un'influenza poi si sottopose ad accertamenti specifici e scoprì di essere stata contagiata dall'Hiv. Denunciò il fatto alla polizia per evitare che altre persone potessero subire le sue stesse conseguenze. Le parti civili in giudizio sono otto per una richiesta complessiva di risarcimento di oltre 7,5 milioni di euro. Oltre all'ex fidanzata ci sono i genitori e il figlio di lei; ma anche padre, madre, sorella della compagna morta e la figlioletta, nata dalla relazione, indenne dal contagio.

La perizia

Secondo una perizia disposta dal gip, Pinti avrebbe infettato le due donne. La difesa, che ne contesta i risultati e ha depositato una sua consulenza, ritiene l'accusa di omicidio "infondata". I legali invitano a non parlare di "untore": "le contestazioni non riguardano 30, 50 o 200 casi - osserva l'avv. Tassi -, solo due specifici: stando a quello che c'è finora agli atti, non c'è nessun predatore, nessuno che vuole vendicarsi. Parliamo di una situazione più complessa, articolata, di come una persona ha affrontato una cosa che ha avuto (la sieropositività; ndr), l'ha risolta male. Poi lo valuterà il giudice".

La foto di Pinti

La foto di Claudio Pinti è stata divulgata dalla Polizia di Stato per esigenze investigative e per il rilevante interesse pubblico che potrebbe riguardare eventuali altre vittime di reato. La Squadra mobile di Ancona sta cercando di contattare coloro che abbiano eventualmente avuto incontri sessuali con Claudio Pinti.

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