Le ultime volontà di Veronesi, il figlio: "Non ha voluto continuare le cure"
La scelta di dedicarsi alla medicina era “profondamente legata alla ricerca dell’origine di quel male che il concetto di Dio non poteva spiegare”. La cerimonia laica a Palazzo Marino

“Umberto Veronesi rappresenta una mosca bianca, che suscita fastidio e pronta reazione dai guardiani della morale anche perché ha proposto un esempio di alternativa laica”, ha scritto Valentino Salvatore sul blog dell’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (blog.uaar.it). Il chirurgo era stato un anticonformista fin da adolescente, da quando decise che la sua idea di vita “mal si conciliava con l’integralismo della dottrina cattolica che era stata il fondamento della mia educazione di bambino”. Quando scriveva queste cose, ha spiegato ancora Salvatore, Veronesi è già un uomo segnato dalla guerra, che aveva già toccato “con mano” la follia del nazismo: “Non ho potuto non chiedermi- aveva scritto - come fece Hannah Arendt prima e Benedetto XVI molti anni dopo: “Dov’era Dio ad Auschwitz?”.
Medicina, Dio e eutanasia
Anche la scelta di dedicarsi alla medicina era “profondamente legata alla ricerca dell’origine “di quel male che il concetto di Dio non poteva spiegare”. Un male “ancora più inspiegabile della guerra” diventa “il cancro”, contro cui si dedica – ha scritto ancora Salvatore - per alleviare in senso laico e concreto le sofferenze di tante persone. Ex partigiano, socialista “praticante”, ex ministro della sanità in un governo Amato, Veronesi aveva sposato Susy Razon, una pediatra ebrea di origini turche, sopravvissuta ai campi di concentramento. Scelte di vita scomode, come scomoda è stata la scelta di non farsi più curare quando il male che tante volte aveva sconfitto lo stava torturando: “In fondo lui ha sempre predicato l'eutanasia, cioè il diritto di non soffrire", ha spiegato Alberto Veronesi, raccontando le volontà di suo padre. "Non ha voluto essere ricoverato, non ha voluto nessun prolungamento, ha voluto andarsene e questo è stato inevitabile. Se n'è andato in maniera naturale", ha aggiunto.
Il dolore della città
A ricordare le battaglie e le conquiste dell'oncologo ed ex ministro della Salute sono stati non solo i suoi familiari, la moglie, i sette figli e i nipoti, ma anche le centinaia di persone che si sono messe in coda in piazza della Scala per ringraziarlo. Il primo a rendere omaggio all'ex ministro è stato il sindaco di Milano Giuseppe Sala, che ha ricordato come Umberto Veronesi gli è "stato vicino" e lo ha "rassicurato" quando ha dovuto affrontare un cancro. La stessa "sensibilità" che ha mostrato negli anni ai suoi pazienti, molti di loro oggi erano in coda per l'ultimo saluto. "Era sempre pronto a regalarti un sorriso", hanno raccontato alcuni di loro.
Il grazie dei suoi pazienti
Un ringraziamento speciale al "professore" lo hanno portato le tante donne che lui ha "salvato" negli anni, che sono state operate al seno con la tecnica conservativa introdotta da lui, la quadrantectomia. "Grazie prof - ha scritto Rosangela nel libro delle condoglianze - hai dato 10 anni di vita in più alla mia mamma". E ancora: "hai salvato la mia mamma, quando nel 1978 un tumore maligno al seno era considerata una condanna a morte". Tra i cittadini in coda per l'ultimo saluto anche volti noti dello spettacolo e della tv come Carla Fracci, Alessandro Cecchi Paone, Stefania Sandrelli, Rita Pavone, don Antonio Mazzi, il sovrintendente del teatro alla Scala Alexander Pereira. Umberto Veronesi ha voluto una cerimonia laica a Palazzo Marino. La cerimonia è stata aperta da Alberto Veronesi, musicista e direttore d'orchestra, che al padre ha dedicato due brani, ‘Il chiaro di luna' di Beethoven e 'Tu che di gel sei cinta' dalla Turandot.