Così hanno distrutto Tiziana, viaggio nell'orrore del suo linciaggio social
Alla 31enne hanno sottratto tutto: non solo la riservatezza e l dignità. Anche il nome e il volto, fatti oggetto di parodia, ridotti a pezzi sul Web

A Tiziana Cantone era stato sottratto tutto. Non solo il diritto alla riservatezza, non solo la dignità personale. Le erano stati rubati il nome e anche il volto. Chiunque può fare l’esperimento: è sufficiente digitarne il nome e il cognome in un motore di ricerca. Certo, il video che l’ha fatta morire di vergogna non è più raggiungibile, ma è stato tanto saccheggiato, sezionato, parodiato, raccontato, commentato che la cancellazione dell’originale non ha prodotto alcun effetto. Anzi, tutto ciò che si può ancora leggere produce, nell’insieme, un risultato forse anche peggiore, più infamante. E’ come andare a visitare il luogo dove è avvenuto uno scannamento poco dopo che il corpo della vittima è stato portato via. Il cadavere non c’è più, ma le macchie di sangue sul pavimento e sui muri restituiscono precisamente la ferocia di quanto è avvenuto.
"Stai girando un video? Bravoh!"
Digitando su Google il nome di Tiziana Cantone ancora adesso la prima parola che viene suggerita in automatico non è “suicidio”, ma è “bravoh”. “Stai girando un video? Bravoh” è la frase che a un certo punto si sente nel filmato che ha fatto per mesi il giro della rete ed è entrato anche nella ‘vetrina’ dei siti porno. Quel video, come si è detto, è scomparso – anche se un sito di Napoli fino a poche ore fa ne proponeva il download – ma tutti gli effetti che ha prodotto sono presenti. Non ci sono più le tante pagine Facebook “spiritose” che ne hanno tratto spunto, ma si possono trovare articoli che le riproducono. Il viso di Tiziana Cantone – e si tratta evidentemente di fermi-immagine tratte dal video originale – è ben visibile. E’ diventato un’icona della pornografia “fatta in casa”.
Il "bravo presentatore" per le strade di Napoli
Su You Tube – benché nelle ultime ore sia stato tempestato di messaggi indignati- non è stato ancora rimosso un altro video nel quale un tale – con i modi del “simpatico presentatore” – si aggira per le strade di Napoli e domanda ai passanti se sappiano chi è Tiziana Cantone e conoscano il significato della espressione “Stai girando un video? Bravoh”. Che possiamo trovare riprodotta su t-shirt in vendita su e-bay e in un’altra serie di video – ancora tutti presenti su You Tube - dove il nome della donna è associato a espressioni irripetibili.
Quando il danno è permamente
Le cronache ci dicono che Tiziana Cantone, nel tentativo di sottrarsi al mostro che era stato fatto di se stessa, aveva cambiato il nome. Un rimedio disperato – la negazione di una parte essenziale della propria identità – ma del tutto insufficiente. Aveva persino avviato azioni legali contro i social utilizzati come veicolo della diffusione del video ottenendone, faticosamente e tardivamente, la rimozione. Ma quel video – frammentato in commenti, condivisioni, morbose ricostruzioni, parodie goliardiche – in realtà era sempre presente. Quando nella Rete si superare un certo livello di circolazione, un contenuto diventa tecnicamente incancellabile. Produce un danno permanente e irreversibile. Non più una ferita, per quanto grave, ma una mutilazione.
Distruggere la persona con metodo
E’ un dato di fatto del quale l’ordinamento non ha ancora preso atto. Esiste una nuova fattispecie che non rientra nei reati esistenti. La diffamazione, le varie forme di violazione della privacy, l’istigazione al suicidio colgono aspetti parziali del fatto, ma non il suo insieme, non la sua complessità. Chi diffonde un video privato dal contenuto scabroso – è questo che la legge non considera – non sta solo “diffamando”. Sta consapevolmente innescando un meccanismo devastante e incontrollabile che porta alla distruzione definitiva e irreversibile dell’immagine di una persona. Tra quelli esistenti, il reato che si avvicina di più a questa fattispecie è l’omicidio.