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Giallo sulla morte di padre e figlia, forse avvelenati da tallio. Indagini sul cibo e l’acqua del pozzo

Tragedia familiare a Nova Milanese (Monza). Giovanni Battista e Patrizia Del Zotto di 94 e 62 anni, sono morti, mentre una 90enne, rispettivamente moglie e mamma delle vittime, è ricoverata in ospedale insieme alla figlia minore di 58 anni

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Tragedia familiare a Nova Milanese (Monza): a poche ore di distanza dal decesso per avvelenamento da tallio di Patrizia Del Zotto, 62enne, è morto anche suo padre, Giovanni Battista Del Zotto, di 94 anni. Anche nel suo sangue erano presenti tracce dello stesso metallo pesante. La famiglia aveva  trascorso le vacanze nella casa di campagna a Verno, in provincia di Udine, come ogni estate, ma al rientro  sono finite in ospedale per avvelenamento da tallio.

Morti padre e figlia

Padre e figlia, Giovanni Battista e Patrizia Del Zotto di 94 e 62 anni, sono morti, mentre una novantenne, rispettivamente moglie e mamma delle vittime, è ricoverata in ospedale a Desio (Monza) insieme alla figlia minore di 58 anni.  Patrizia Del Zotto è morta  dopo 4 giorni di agonia. La sessantaduenne si era presentata giovedì scorso in pronto soccorso a Desio insieme alla sorella minore, con evidenti sintomi da avvelenamento. Allergica ai metalli, la donna è entrata in coma poche ore dopo il ricovero e per lei sono stati inutili tutti i tentativi dei medici di salvarle la vita.

Risultati positivi al tallio

Sua sorella, anche lei ricoverata, sembra invece aver reagito bene alle cure e sta migliorando. Entrambe avevano accusato malesseri fin da domenica 24 settembre, ma non vi avevano dato peso. L'anziano padre delle due donne, Giovanni Battista Del Zotto, è invece arrivato all'ospedale di Desio in condizioni disperate, aggravate da patologie pregresse e croniche. E' morto poco dopo l'arrivo in pronto soccorso. Sua moglie, anche lei risultata positiva al tallio e con patologie in corso, è stata ricoverata nelle scorse ore, e le sue condizioni sono giudicate 'serie' dai medici.

Le indagini

Indagano a trecentosessanta gradi i carabinieri di Desio, in collaborazione con quelli di Latisana (Udine), per ricostruire in che modo un intero nucleo familiare possa essere stato avvelenato dal metallo pesante. I militari, con l'ausilio dei tecnici Asl, stanno facendo eseguire approfondite indagini su un pozzo artesiano presente nel terreno dell'abitazione di campagna, per sincerarsi che ad essere avvelenata, per ragioni ancora da appurare, non sia proprio l'acqua del pozzo di cui la famiglia si sarebbe servita durante il soggiorno, terminato lo scorso 28 agosto.

Si indaga si cibo e acqua de pozzi

La prima ipotesi su cui gli investigatori avevano ragionato, non ancora del tutto scartata ma ritenuta sempre meno probabile, era stata quella di una prolungata esposizione da parte della famiglia ad esalazioni di escrementi di piccione, contenenti tallio. Gli animali, a detta dei Del Zotto, avevano infatti infestato il fienile della proprietà.

Tallio letale

Il tallio, a quanto si è appreso, può essere letale sia per ingestione che per inalazione, ed ha "un'incubazione" di circa venti-trenta giorni prima di manifestare i gravi sintomi conseguenti al suo agire in maniera deleteria sull'organismo. Al vaglio degli investigatori anche alimenti e conserve presenti nella casa vacanze, che potrebbero in qualche modo essere stati contaminati dal metallo pesante.

“Non esclusi altri casi”

 Non è escluso che ci siano altre persone intossicate dal tallio proveniente dalla stessa fonte che ha ucciso le due persone morte nel monzese. Lo afferma Carlo Locatelli, direttore del Centro Nazionale di informazione tossicologica della Fondazione Maugeri, il centro che ha scoperto la causa dell'avvelenamento. "Stiamo controllando l'ambito familiare delle due persone decedute e le persone più vicine, una procedura normale in casi come questi - spiega Locatelli -. Quando troviamo dei sintomi compatibili con l'avvelenamento da tallio, ad esempio gastrointestinali, approfondiamo le ricerche. Ci potrebbe essere ancora qualche caso relativo a questo focolaio, teniamo presente che il tallio è un veleno molto difficile da estrarre dall'organismo, è molto persistente. I trattamenti possono durare anche cinque mesi prima che i livelli tornino normali".

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