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Mestre, scatola nera e 27 reperti: le chiavi della strage del bus. Acquisito il telefonino dell'autista

Nei 50 metri di cavalcavia "strisciati" dal mezzo sono stati individuati 27 elementi

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Il materiale da consegnare ai periti per ricostruire cause ed effetti dell'incidente del bus a Mestre è praticamente pronto, numerato e schedato, e tra gli investigatori si dice che "la strada parla". Nei 50 metri di cavalcavia "strisciati" dal mezzo sono stati individuati 27 elementi tra segni delle ruote, pezzi di una porta, lo specchietto retrovisore sinistro, un bullone del guardrail. Tutte le tracce sono state fotografate e digitalizzate. Dalla scatola nera del bus è già stata estratta la scheda di gestione. Il telefono dell'autista, provvisto di due schede Sim, è stato acquisito e sono stati sentiti dei testimoni. Tra gli elementi raccolti c'è il video tratto dalla telecamera della 'Control room ' della polizia locale, al quale, attraverso la scatola nera, dovrebbero venire aggiunti quelli delle telecamere interne del bus e quelli di cittadini che hanno ripreso la scena, non ritenuti comunque fondamentali. Sono stati sentiti a Venezia, ed hanno fornito 'sommarie informazioni' un ferito, l'autista del bus fermo che si è visto passare a destra il mezzo con i turisti e lo ha visto precipitare. Vi è anche un uomo delle forze dell'ordine fuori servizio che ha assistito a quanto accaduto.  

L'autista del bus fermo al semaforo: “L’ho visto precipitare" 

"Io sono quello che nel video dell'incidente è fermo al semaforo. Ho visto il bus sopraggiungere alla mia destra, poi l'ho visto cadere nel vuoto". E' la testimonianza, raccolta da 'Pomeriggio Cinque', su Canale 5, del conducente del mezzo affiancato dal pullman di turisti caduto a Mestre. "Ho visto il retrotreno del mezzo alzarsi davanti a me, e poi precipitare". "Il pullman - prosegue - correva ad una velocità ragionevole per quello tratto di strada. Era sulla sua traiettoria, mi sembrava avere un moto costante". L'uomo riferisce infine "di aver visto sulla parte posteriore, a sinistra, del fumo, o qualcosa di simile".

Gli ultimi istanti prima del volo dal cavalcavia

Nella sua testimonianza, l'uomo chiarisce inoltre di non essere lui la persona che - si vede nel video - scende sulla strada per lanciare un estintore verso il pullman già in fiamme. Si tratta invece dell'autista di un altro pullman, che si ferma a sua volta in corrispondenza del luogo dell'incidente. "Io sono rimasto nella mia cabina - prosegue il testimone - non ho neanche aperto le porte, avevo molte persone a bordo. Ho solo chiamato i soccorsi. Se fossi sceso, vedendo quella scena, non sarei riuscito a rimettermi al volante".

foto ansa

l dossier dei tecnici: il guardrail andava cambiato nel 2017

La tragedia di Mestre riporta sotto i riflettori il nodo della sicurezza dei guardrail sulla rete stradale e autostradale. Dalle indagini emerge un dossier redatto da tecnici nel 2017 che segnalava già la necessità di sostituire i la protezione su entrambi i sensi di marcia del Nuovo cavalcavia superiore di Marghera. La squadra di esperti, nominati dal Comune di Venezia, faceva riferimento a una raccomandazione dell'Ue approvata nel 2012 che prevede criteri unici per tutti gli Stati membri, tra cui "l'innalzamento e l'ispessimento dei parapetti sulle strade ad alta circolazione". Tuttavia il buco di due metri nella barriera, oggetto di perizia, era rimasto nonostante la scaletta alla quale garantiva l'accesso non esistesse più da oltre 20 anni.

La storia burocratica dell'infrastruttura

Inoltre come riporta il Corriere della Sera, nel loro rapporto i tecnici avevano osservato anche casi di "ammaloramento delle fasce metalliche dovuto agli effetti degli agenti aggressivi esterni", come la ruggine. In particolare si sottolineava l'esigenza di una manutenzione straordinaria, compreso il rifacimento delle solette sulle quali si reggono le putrelle di sostegno dei parapetti. Nell'elenco dei "to do" anche la pavimentazione, che avrebbe dovuto sopportare il peso di barriere più moderne, ma anche più pesanti. Intanto gli inquirenti ripercorrono l'intera storia burocratica dell'infrastruttura. Nel progetto esecutivo dei lavori finanziati col Pnrr si legge che il cavalcavia, "completato alla fine degli Anni Sessanta, non è stato oggetto di interventi di manutenzione straordinaria e rinforzo strutturale successivi alla sua realizzazione". Anche in questo testo, come nel report dei tecnici Ue, si parla di "adeguamento normativo e consolidamento".

Lavori mai effettuati

Dopo le indagini effettuate dai tecnici nel 2017, nel 2018 viene approvato il cosiddetto piano di Fattibilità tecnico-economica. Due anni più tardi vede la luce anche il Progetto definitivo, che prevede "risanamento cordoli e sbalzi laterali, rifacimento pavimentazione e sostituzione barriere a parapetti". Il costo complessivo dell'opera supera i sei milioni di euro e l'avvio dei cantieri viene posticipato prima al 2021 e poi al 2022. Il 4 settembre 2023 vede la luce il primo cantiere, con lavori previsti per 20 mesi. I lavori sul tratto di cavalcavia rivelatosi fatale sarebbero cominciati in inverno.

Il sindaco: "Comune non poteva cambiare il guardrail"

"Il cavalcavia è un'infrastruttura degli anni '60 passata al Comune una quindicina di anni fa. Noi abbiamo fatto le manutenzioni che la legge ci consentiva di fare. Se mi chiede perché non abbiamo pensato di cambiare il guardrail le rispondo che non potevamo farlo". Lo dichiara al Corriere della Sera il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro. "Serviva un progetto unitario, che è stato approvato l'anno scorso - aggiunge - per cui abbiamo stanziato oltre sei milioni di euro anche di fondi Pnrr e i cui cantieri sono già in corso. L'iter è stato avviato nel 2016 con i primi rilievi. Per sostituire la barriera di protezione bisogna intervenire anche sulla piattaforma stradale e sui pilastri, insomma su tutta la struttura". Il sindaco assicura che il ponte era omologato, "per la legge era in regola. Il problema semmai è un altro: non doveva essere in capo al Comune. Non a caso era gestito dall'Anas che l'ha ceduto alle amministrazioni precedenti. Io non lo avrei mai accettato senza un finanziamento per poter adeguarlo". Sulle polemiche sulla manutenzione commenta: "Degli sciacalli, in Italia siamo tutti tecnici. Mai in passato il Comune di Venezia ha investito così tanto sulla sicurezza: 7-8 milioni all'anno. Fin dal 2016 abbiamo verificato tutti i ponti e i viadotti anche della città metropolitana, programmando gli interventi a seconda delle situazioni". Sul fatto che la strada ora sia sicura, Brugnaro osserva: "Lo era anche prima. Abbiamo ristretto la carreggiata, cambiato la viabilità: ci saranno dei rallentamenti ma in questi giorni abbiamo lavorato per non bloccare la città perché c'è la necessità di far vivere le persone". 

27 punti di contatto del bus

Sono 27 i punti di contatto segnati sull'asfalto del cavalcavia di Mestre, in corrispondenza di altrettante "strisciate" compiute dal pullman precipitato martedì scorso, dopo una corsa apparentemente fuori controllo. I segni sono stati apposti dalla polizia locale di Venezia, nella prima ricognizione sul manufatto, che poi dovrà essere sottoposta a una perizia, su mandato della Procura della repubblica. Il guardrail, al centro delle polemiche per la sua vetustà e facilmente scavalcato dal mezzo pieno di turisti, appare divelto proprio in corrispondenza dell'altrettanto famigerato "varco di servizio", lungo circa tre metri. Le strisciate del bus si interrompono giusto in corrispondenza dell'interruzione della barriera. Da lì in poi il resto del guardrail è accartocciato per alcuni metri, e la ringhiera esterna è completamente divelta. La pavimentazione del passaggio esterno, sotto la quale scorrono cavi e servizi, è sfondata subito dopo il varco e in un altro punto successivo. Il punto è pieno di vetri rotti. Sarà anche questo uno dei punti al centro dell'attenzione dei tecnici: da capire se sia stato sfondato dal peso dell'autobus, oppure se lo era già in precedenza, e se abbia causato lo sbilanciamento del mezzo verso il precipizio mortale.

 

 

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