"Migranti in quarantena, a Lampedusa non c'è più spazio: portateli in altri porti". L'appello
Il sindaco Tore Martello, scrive al ministero dell'Interno. "Bisogna pattugliare il mare: i barchini vengano dirottati altrove"

L'appello arriva dal sindaco di Lampedusa, la piccola isola siciliana che da anni è divenuta il primo approdo per persone in cerca di una possibilità di vita. "L'isola non è più in grado di accogliere migranti", è il messaggio consegnato alle istituzioni da Totò Martello. Arrivano con i barchini o con natanti più grandi affollati di donne e uomini, spesso anche bambini, che sempre sono stati soccorsi nelle strutture di prima accoglienza realizzate dallo Stato per un primo controllo e successivo trasferimento in altre Regioni o, più di recente, in altri Stati europei.
Oggi la situazione è più complicata e l'espressione "strutture al collasso" è diventata ancora più concreta a causa della diffusione del Coronavirus. La quarantena è imposta a tutte le persone che entrano nel territorio dello Stato. I migranti che arrivano via mare con mezzi di fortuna non fanno differenza. "In un momento di emergenza sanitaria, in occasione degli sbarchi che sono avvenuti nei giorni scorsi, mi sono assunto le mie responsabilità: ho disposto - dice il primo cittadino - che le 26 persone arrivate il 12 marzo fossero poste immediatamente in quarantena all'interno del centro di accoglienza, senza alcuna possibilità di entrare in contatto con la popolazione locale".
"Migranti in quarantena, non abbiamo più spazio"
Martello è il "sindaco dei porti aperti", che sempre si è battuto per un approccio soprattutto umano al fenomeno della migrazione dall'Africa verso l'Italia. Nell'isola avamposto gli approdi si susseguono, giorno dopo giorno, senza sosta. "I migranti arrivati sull'isola in un secondo momento sono stati trattenuti nell'area del Molo Favaloro e subito dopo trasferiti in altre località, così come avevo chiesto. Questa decisione - ragiona Martello - non significa scaricare il problema su altri": si è trattato "dell'unico provvedimento possibile", dal momento che qui a Lampedusa non vi sono altre strutture oltre all'hotpost già occupato dalle 26 persone che, essendo in quarantena, non possono entrare in contatto con altri.
"Pattugliate il mare, migranti in altre città"
Se quindi i soccorsi in mare dovessero continuare, come sarà, chiede il sindaco al ministero dell'Interno, vengano predisposte delle misure per il trasporto diretto in altre città. "Ho chiesto di rafforzare i controlli in mare da parte delle forze dell'ordine e delle istituzioni competenti. È evidente che se dovessero verificarsi altri sbarchi autonomi, cioè persone che a bordo di piccole imbarcazioni arrivano direttamente sull'isola, non potremo fare altro che chiedere di farli stazionare in un'area circoscritta e distante dal centro abitato fino al loro trasferimento in altre località idonee all'accoglienza".
Per Martello, la soluzione è solo una: pattugliamento delle coste e approdo in altri porti che non siano quello di Lampedusa, già al massimo delle sue possibilità. "Bisognerà agire nel pieno rispetto dei diritti umani di ogni migrante, tenendo presente al tempo stesso il diritto dei cittadini di Lampedusa e Linosa alla massima tutela della salute pubblica in relazione all'attuale emergenza sanitaria legata al coronavirus", ha precisato il sindaco.