[Il punto] Perché solo la Scuola italiana riapre a settembre? Tutti i problemi da risolvere in quattro mesi
Dove staranno i ragazzi con i nonni in quarantena quando mamma e papà torneranno al lavoro? Perché all'estero si ricomincia già a maggio? Domande e risposte
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Genitori trasformati in docenti supplementari che devono vigilare sullo svolgimento dei compiti in versione elettronica dei figli. Bimbi e ragazzini affidati ai nonni (ma molti di loro sono in quarantena) mentre mamma e papà gradualmente riprendono a lavorare, con rischi sanitari da valutare attentamente. E in generale, una sola domanda: perché nel resto d'Europa la Scuola si attrezza per riprendere le lezioni già a maggio e l'Italia ferma tutto fino a settembre? La ragione fondamentale è che il governo italiano considera la Scuola come unica, impedendo quindi le riaperture in ordine sparso o con esperimenti pilota. All'estero se ne fa una questione di lotta alla disuguaglianza sociale, e dunque: in Francia si pensa a riaprire subito gli istituti nelle zone disagiate, in Gran Bretagna e Germania si parte dalle ultime classi della primaria e dalle prime della secondaria. Poi c'è il nodo della "vecchiezza" del Paese Italia, con un corpo insegnante che ha età spesso over 60. Ma non è tutto a rendere il nostro Paese un unicum europeo circa la riapertura della Scuola.
La Maturità ai tempi del Covid
Gli unici chiamati al rientro in classe per un'ora (a parte gli universitari che stanno ricominciando a dare esami e lauree in videoconferenza, tra mille impacci) sono i maturandi. Come già annunciato, daranno l'orale del diploma di fronte a sei loro professori e un commissario esterno. Anche la Francia pensa ad una formula del genere, mentre in GB il controllo sui voti assegnati al maturando dai suoi professori saranno controllati da un'agenzia esterna. Ma resta un nodo, quello dei docenti tornati alle zone d'origine durante lo scoppio della pandemia da Coronavirus. Alcuni di loro serviranno in commissione diploma, potranno spostarsi? E' ancora da chiarire.
L'utopia necessaria: più prof assunti e molte più aule
Con la possibile ripresa dell'attività scolastica piena a settembre e la necessità di distanziamento sociale, torna il nodo delle strutture scolastiche vecchie e con aule zeppe di alunni, e del numero non sufficiente di docenti. Costruire nuovi istituti o raddoppiarne la cubatura entro qualche mese? Impossibile, specie per i tempi della burocrazia italiana, dicono i più pessimisti. La ministra Azzolina nel mentre dice no a doppi turni e a guanti e mascherine in aula. Che si fa allora? E' tutto da capire, ma all'estero si decide di far tornare in classe i ragazzi a scaglioni durante l'estate (Gran Bretagna) e per piccoli gruppi (Germania e Francia).
Il divario tecnologico
Il colpo duro del Covid-19 ha portato alla ribalta una storica insufficienza dell'Italia: quella tecnologica. All'Università si moltiplicano i casi di lezioni ed esami interrotti per l'attacco hacker alle piattaforme audiovideo utilizzate dai docenti, anche se le cose vanno a migliorare. A Scuola mancano dispositivi digitali (tablet e altro) soprattutto nelle zone più economicamente svantaggiate, e sono molti i luoghi in cui le connessioni Internet sono lente e instabili. Per abbattere almeno in parte il digital divide, il governo ha annunciato lo stanziamento in due fasi di 150 milioni di euro.
I professori da far studiare sull'uso della tecnologia
Altro nodo da risolvere urgentemente, è quello di un corpo insegnante poco avvezzo all'uso delle applicazioni su Internet e che già fatica a stare appresso alla compilazione del registro digitale. Questione di età avanzata e di cultura. Si questo e altri temi (come il rintracciare gli studenti che approfittano della distanza fisica per sparire da Scuola, felici delle promozioni più facili per via della pandemia) dovrà lavorare una task force istituita dal Miur. Per mettere a posto tutti questi dettagli l'Italia ha poco più di quattro mesi.