Saliva sul corpo di Pamela: si rafforza l'ipotesi di una violenza di gruppo prima dell'omicidio
Le tracce ritrovate sul corpo della 18enne aggiungono un altro tassello della ricostruzione di quanto è avvenuto nella casa dell' orrore. Una testimone rivela: "Ho visto la ragazza alla Stazione. Voleva tornare a Roma"

Tracce di saliva e di liquido seminale sono state ritrovate sul corpo di Pamela Mastropietro, , la 18 uccisa e poi fatta a pezzi in un appartamento in via Spalato 124 a Macerata. Anche se ancora gli investigatori che da quindici giorni lavorano per ricostruire una vicenda inquietante non lo dicono apertamente questi reperti, insieme ad altri indizi, fanno pensare ai consulenti medico legali della procura che la ragazza abbia subito una violenza sessuale prima di essere assassinata. Le risposte del Ris, attese a breve, saranno decisive per attribuire eventuali responsabilità dei quattro indagati nigeriani, in particolare dei tre in stato di fermo per omicidio, vilipendio, distruzione, occultamento di cadavere e spaccio. Ciò che emerso finora, però, viene ritenuto già rilevante.
La violenza sessuale
A chi appartengono i campioni biologici che i consulenti sono riusciti a isolare sui poveri resti della ragazza? Per riuscire dare una risposta a tale domanda i carabinieri del Ris hanno prelevato campioni di saliva da tutti gli indagati e anche dalla ragazza, per ricostruire il Dna e confrontarlo. Sono esami a questo punto determinanti, per ricostruire i fatti e le responsabilità, su cui i quattro finiti sotto inchiesta continuano a negare qualsiasi coinvolgimento. Andrà esclusa, in sostanza, la possibilità che appartenga all'uomo di Mogliano che il giorno prima dell'omicidio era stato con Pamela in un garage di Corridonia.
"Pamela voleva tornare a Roma"
Pamela Mastropietro voleva tornare a casa sua la sera in cui è stata uccisa. Lo afferma durante la trasmissione "Chi l'ha Visto?" un’ impiegata alla biglietteria della stazione centrale. “La ragazza voleva acquistare un biglietto ferroviario per Roma, ma era già troppo tardi. Era bella, truccata, solare, voleva un biglietto ma non c'erano treni in partenza a quell'ora", racconta la testimone, che ricorda anche che la ragazza le aveva chiesto un possibile viaggio alternativo con sempre la stessa meta. Se Pamela fosse riuscita a partire non avrebbe preso un taxi per i Giardinetti, la zona malfamata dove ha incontrato gli spacciatori.
I 400 contatti
I nigeriani indagati per la morte di Pamela Mastropietro si sono scambiati oltre 400 contatti, fra messaggi e telefonate, nel giro di soli due mesi. E' quanto emerge dalle indagini sul caso della 18enne massacrata a Macerata, le quali "sono tutt'altro che concluse", afferma il procuratore Giovanni Giorgio. Diciassette chiamate fra Innocent Oseghale e Desmond Lucky sono avvenuti soltanto il 30 gennaio, giorno del ritrovamento del corpo della giovane.
La difesa di Desmond Lucky
Come riporta il Corriere, il 22enne Desmond Lucky, il cui fermo è stato convalidato nella giornata di mercoledì, si è difeso nel corso dell'interrogatorio di garanzia dicendo che nei suoi contatti con Oseghale "abbiamo parlato solo di scommesse, io non ci sono mai entrato nell'appartamento di via Spalato. Non ho ucciso Pamela, non l'ho neanche mai conosciuta". Con quello di Desmond Lucky, è stato convalidato il fermo anche di Awelima Lucky, che però si è avvalso della facoltà di non rispondere. Entrambi sono accusati di omicidio volontario in concorso, vilipendio e occultamento del corpo della 18enne romana.
Pm: "No antropofagia, parti mancanti o mafia nigeriana"
"E' destituita di ogni fondamento la notizia relativa all'assenza di significative parti del corpo di Pamela Mastropietro, che sono state nella stragrande maggioranza recuperate e ricomposte in occasione degli accertamenti medico-legali eseguiti dal prof. Mariano Cingolani". Lo precisa in una nota il procuratore della Repubblica di macerata Giovanni Giorgio. Al momento - aggiunge - sono "da escludere assolutamente" l'ipotesi di "antropofagia" e di "riti voo-doo connessi al decesso". La 18enne romana, "a dire del consulente medico-legale prof. Cingolani - continua il procuratore - è stata ragionevolmente uccisa a seguito di azione criminale dolosa". E "non risultano, al momento, interferenze di organizzazioni criminali extracomunitarie nella vicenda criminosa".
Indagini vanno avanti
Intanto proseguono gli accertamenti di laboratorio a cura del personale specializzato del Ris dei carabinieri di Roma e degli esperti in materia di telefonia . “Al primo consulente in materia, già nominato, se ne è affiancato un altro, per acquisire dati tecnici ancora più approfonditi e precisi", spiega in una nota il procuratore Giovanni Giorgio . E' in corso anche "il recupero, per quanto possibile, dai telefoni e dagli smartphone in sequestro, di tutti i documenti che appaiono essere stati deliberatamente cancellati a ridosso dell'omicidio". L'esito degli accertamenti tecnici sui telefoni e scientifici del Ris dovrebbe essere comunicato alla Procura "ragionevolmente entro la prossima settimana". L'attività investigativa prosegue "con l'audizione di testimoni in grado di fornire notizie utili e con gli atti ritenuti utili a riscontrare i dettagli per giungere ad una ricostruzione dei fatti il più possibile precisa".
Accertamenti cellulare compagna Oseghale
La Procura di Macerata ha disposto accertamenti sul telefono cellulare della compagna italiana di Innocent Oseghale, che le è stato sequestrato, dopo le dichiarazioni fatte dalla donna ad alcuni organi di stampa, in cui parla di una videochiamata con il 29enne nigeriano arrestato risalente al 30 gennaio durante la quale avrebbe capito che lui era in compagnia di altri due uomini. Lo rende noto il procuratore della Repubblica di Macerata Giovanni Giorgio in un lungo comunicato in cui fa il punto sulle indagini. Gli accertamenti sono scattati perché "la signora non ha riferito, quando è stata sentita come persona informata sui fatti dagli ufficiali di polizia giudiziaria appositamente delegati, ciò che ha poi detto diffusamente ad organi di stampa". L'obiettivo è di "verificare l'attendibilità delle complessive dichiarazioni da lei rese e sulla documentazione fotografica offerta nell'intervista e sconosciuta al momento" alla Procura, "nonostante la richiesta avanzatale di fornire tutte le notizie in suo possesso". Secondo il magistrato inoltre "il quarto indagato non sta prestando alcuna collaborazione alle indagini".