[L’inchiesta] Con il ritardo dell 118 si muore, ecco la classifica delle regioni dove l’ambulanza arriva più tardi
La regioni dove l’ambulanza ci mette meno sono Liguria, Lombardia e Toscana. In Basilicata il record negativo. Non disponibili i dati della Sardegna
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Le situazioni di emergenza urgenza sanitaria rappresentano un evento improvviso, spesso imprevedibile, che mette in pericolo di vita la persona interessata se non viene effettuato un intervento di soccorso tempestivo e professionale. In Italia, l'ambulanza trasporta il cittadino al Pronto Soccorso dell'ospedale più vicino al luogo dove questi è stato assistito o all'ospedale più idoneo per la patologia riscontrata. E lo deve fare nel minor tempo possibile, perché anche un secondo in più può rappresentare il confine fra la vita e il dramma. Per offrire un’assistenza il più possibile omogenea, il Paese sta utilizzando come parametri i Livelli essenziali di assistenza (LEA), uno strumento valutativo in grado di cogliere le disomogeneità presenti nella domanda e nell’offerta dei servizi, eliminando gli effetti delle differenze reali esistenti nella struttura demografica, sociale ed economica della popolazione.
I LEA hanno stabilito che la regione dove l’ambulanza ci mette meno ad arrivare è la Liguria: il pronto intervento ad arrivare ci mette di media 15 minuti. Un record che solo altre due regioni, Lombardia e Toscana, hanno uguagliato. E che altre, Lazio ed Emilia Romagna, stanno ‘minacciando’ con 16 minuti. In ‘ritardo’ con i tempi sono Piemonte (17 minuti), Marche e Friuli (18). Nel resto del Paese, il pronto intervento sanitario non raggiunge la sufficienza che il ministero ha fissato appunto in 18 minuti. Il 118 tarda ad arrivare soprattutto in Basilicata, ci mette 27 minuti, quasi il doppio rispetto ai 15 di Liguria Lombardia e Toscana. Comunque, il peggio va registrato in Sardegna: la Regione non stata neppure in grado di rendere disponibile i dati sulle prestazioni dei suoi 118. Gli indicatori di monitoraggio dei livelli di assistenza tra le Regioni manifestano differenze fra le realtà territoriali e sottolineano costantemente l’esigenza di indagare e promuovere l’equità del sistema a garanzia del superamento delle disuguaglianze sanitarie, sociali e territoriali.
Se si analizzano i dati sotto un altro punto di vista, cioè valutando le caratteristiche orografiche del territorio, si intuisce che le risposte differenziate sono dovute anche alla distribuzione, all’addestramento degli operatori, al tipo dei mezzi di soccorso in uso. Tuttavia, èancora presente su molti aspetti dell’assistenza sanitaria un forte divario tra le Regioni meridionali e quelle centro-settentrionali, e all’interno di queste ultime persistono aree disagiate sotto il profilo dei servizi sanitari disponibili. Generalmente, si legge su Repubblica, nel meridione le chiamate al 118 sono meno che al Centro-nord. I tecnici lo spiegano in due modi. Il primo ha a che fare con un problema di raccolta dei dati, che in certi casi potrebbero non essere completi; il secondo tira in ballo la sfiducia nel sistema di emergenza che spingerebbe molte persone a recarsi da sole al pronto soccorso. Il 118 soffre anche di carenze di personale. È un problema che affligge tutta la sanità italiana, anche perché dalle università non escono abbastanza specialisti per coprire i pensionamenti.
Il pronto intervento è richiesto soprattutto nei casi di arresto cardiaco. La morte cardiaca improvvisa (MCI) viene attualmente definita come “morte naturale dovuta a cause cardiache, preceduta da perdita improvvisa della conoscenza entro 1 ora dall’inizio della sintomatologia”. Eppure se un 118 fornito di defibrillatore arriva in tempo, molte di queste morti potrebbero essere evitate, ma sarebbe quasi altrettanto utile, secondo quanto si legge nella relazione annuale dell’Azienda Regionale Emergenza Urgenza (Areu) della Lombardia (scelta dal Governo come regione pilota in vista dell'adeguamento alle normative europee), una migliore formazione di comuni cittadini capaci di effettuare un buon massaggio cardiaco precedente all'arrivo del personale sanitario, sia per l’esecuzione di manovre di base (BLS), sia per l’utilizzo dei defibrillatori. Insomma, la velocità delle ambulanze può essere fondamentale, ma lo può essere altrettanto la capacità di molti soggetti di saper affrontare con cognizione di causa il periodo che intercorre fra il momento del il malore e l’arrivo del 118. Il fattore tempo è fondamentale che nei casi di ictus, insufficienza respiratoria e traumi.