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Ponte Morandi, il video inedito della tragedia: il crollo ripreso dalla videosorveglianza

E' ricominciata anche la battaglia per la revoca della concessione alla società autostrade per l'Italia (Aspi), che potrebbe trovare chiavi di lettura nella relazione tecnica scritta dai giuristi interpellati dal ministero delle Infrastrutture

Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   
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      E' martedì 14 agosto 2018. La giornata, lo dimostra l’ondeggiare degli alberi, è ventosa. La foschia lascia scorgere solo un po’ i profili delle case di Genova. C’è il solito rumore del traffico cittadino. Sembra una giornata come tante. Ad un tratto lo schianto: il ponte Morandi si è spezzato in due. La polvere, il dolore, le urla e il pianto. Si è appena consumata una tragedia immane: in meno di un secondo sono morte 43 persone. Le telecamere dell’azienda “Ferrometal”, che si alzava a pochi passi dal viadotto Polcevera, ha filmato tutto. Il video è stato consegnato ai consulenti degli indagati. Dalle immagini può notare la sommità della pila 9 che si stacca e l'intera struttura si gira su se stessa piegandosi sulle 'ginocchia'.

      La prova Regina

      Dopo il crollo si notano alcuni flash causati, probabilmente, da cavi della linea elettrica recisi dai detriti. Per gli investigatori il video sarebbe la prova regina che dimostra quale parte della struttura abbia ceduto determinando il collasso. Il film era stato requisito dalla Guardia di Finanza, su ordine dei pubblici ministeri Massimo Terrile e Walter Cotugno, subito dopo il dramma. Il video, considerato la "prova regina" della Procura, non era stato mostrato perché la sua visione avrebbe potuto condizionare, per i magistrati, le testimonianze raccolte nel corso delle indagini.  Intanto, sono cominciati i lavori di ricostruzione: il 28 giugno alle 9.37 sono state fatte brillare le cariche esplosive su ciò che restava del Ponte Morandi.

      Autostrade per l'Italia e penali

      Ed è ricominciata anche la battaglia per la revoca della concessione alla società autostrade per l'Italia (Aspi), che potrebbe trovare chiavi di lettura nella relazione tecnica scritta dai giuristi interpellati dal ministero delle Infrastrutture. Ma ci sarebbe il rischio di pagare una penale ad Aspi, che nel passato qualcuno a quantificato sui 22-25 miliardi. Le ultime indiscrezioni indicano la possibilità che il governo chieda la revoca unilaterale della concessione. Il crollo del ponte - viene argomentato - ha comportato la mancata restituzione di un bene la cui custodia la concessione aveva affidato ad Aspi, che era tenuta a restituirlo integro. Si configura per questo il grave inadempimento che consente la revoca unilaterale della concessione. Non è un mistero, questo è il tema su cui M5s batterà subito: perché la prossima scadenza per avviare concretamente la revoca è quella del 15 luglio.

      E - come ha annunciato il vicepremier Luigi Di Maio - si vuole arrivare all'anniversario del crollo del ponte, a metà agosto, con la procedura avviata. "Ci sono milionari e multinazionali che credono di poter utilizzare le casse dello stato a proprio piacimento e quando provi a togliergli le rendite, iniziano a ricattare - ha detto anche oggi Di Maio - Si sentono forti perché c'è una buona parte della politica e dei partiti che gli hanno fatto e gli fanno da scendiletto. Guardate il caso del Ponte Morandi: non appena abbiamo comunicato l'intenzione di revocare la concessione ad Autostrade tutti questi poteri sono sobbalzati dalla sedia".

      La relazione dei giuristi

      La relazione dei giuristi, come sempre accade, può dare molti spunti in un senso e nell'altro. Nell'abstract della relazione che circola tra i ministri cinquestelle si spiega che il crollo lascia presupporre gravi lacune del sistema di manutenzione che si possono ritenere sussistenti su tutta la rete autostradale (molti ponti hanno stesso livello di rischio di quello di Genova) e che pertanto giustificano che lo Stato abbia perso fiducia nell'operato di Aspi anche se è da tenere conto che Autostrade per l'Italia ha già iniziato un forte intervento di manutenzione straordinaria dopo il crollo. Secondo la commissione - sempre in base alla lettura che ne fanno i cinquestelle - sono inoltre nulle (o comunque non applicabili al caso) alcune clausole della convenzione che prevedono risarcimenti per risoluzione anticipata, anche se comunque Aspi li chiederà in sede contenziosa e non si può escludere che li ottenga.

      Non si fanno cifre

      Cifre nell'abstract non se ne fanno. Ma si tratta di possibili rimborsi miliardari. Mediobanca aveva calcolato un possibile risarcimento da 22 miliardi, ma i conti fatti da Autostrade per l'Italia - che non ha commentato le ultime indiscrezioni emerse - farebbero lievitare la cifra a 25 miliardi. Non proprio noccioline. Ma fonti di governo M5s anche su questo ostentano sicurezza: l'articolo della convenzione che prevede il diritto di indennizzo del concessionario sussiste "nel rispetto del principio dell'affidamento" che in questo caso sarebbe venuto meno perchè ci sono "gravi inadempienze".

      Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   
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