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Sparò ai ladri, la Cassazione conferma la condanna. La figlia: “Abbiamo fede nella giustizia”. Salvini: “Ora la legge sulla legittima difesa”

’imprenditore piacentino è stato condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo di carcere per aver ferito un ladro romeno durante un tentativo di furto

Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   
Angelo Peveri con il collaboratore Gheorge Batezatu
Angelo Peveri con il collaboratore Gheorge Batezatu

“Mi sento un coglione: vado in galera mentre i ladri sono liberi “. Sono state queste le ultime parole da uomo libero di Angelo Peveri, intervistato dalla trasmissione La Zanzara di Radio 24. L’imprenditore piacentino è stato condannato in via definitiva a quattro anni e mezzo di carcere per aver ferito un ladro romeno durante un tentativo di furto. “Ce lo aspettavamo, sapevamo che tutto questo sarebbe potuto accadere, ma resta sempre un brutto momento”, ha detto a tiscali.it Martina Peveri, la figlia dell’impresario. Nonostante tutto, ha detto ancora la ragazza, “noi crediamo anche ora nella giustizia, mio padre non mai avuto l’intenzione di sparare contro qualcuno: è stato un incidente”.  

La reazione della famiglia

La famiglia Peveri sta reagendo con coraggio. “Abbiamo fatto ricorso in Cassazione e il procuratore generale aveva chiesto il rinvio del processo al secondo grado di giudizio in un’altra sezione, ma i giudici non ne hanno tenuto minimamente conto confermando la sentenza definitiva” continua Martina. Ora la famiglia attende le motivazioni della sentenza. “Solo allora sapremo come agire”, ha concluso. Il 19 febbraio, Angelo Peveri si è costituito per essere portato in carcere per scontare la condanna. Insieme a lui c’era anche il collaboratore Gheorge Batezatu, presente quella notte dell'ottobre 2011 quando Peveri sparò con un fucile a pompa ai ladri colpendo un ladro romeno che stava rubando il gasolio da un mezzo della sua ditta in un cantiere alla Mottaziana di Borgonovo. Batezatu dovrà scontare 4 anni e 2 mesi. L'imprenditore, accompagnato dalla famiglia, si è presentato nello studio del suo avvocato per poi dirigersi in caserma dai carabinieri. Era accompagnato da famigliari e amici. "Non lo lasceremo mai solo" ha detto la figlia Martina, che ha anche detto di non essere preoccupata per il futuro dell’azienda, perché “mio fratello, aiutato da altri parenti, sono in grado di dare un futuro all’attività”.  

La solidarietà del territorio

Martina ha anche voluto ringraziare i sindaci che hanno voluto incontrare il suo genitore prima che si schiudessero le porte del carcere: “Siamo grati, non ci aspettavamo tanta solidarietà”. I primi cittadini di cinque comuni della Valtidone avevano incontrato l’imprenditore di Sarmato nel municipio di Castelsangiovanni. "Pagherò il mio debito con la giustizia, ma non ho fatto nulla – aveva detto - mi sono semplicemente difeso, questa è un'ingiustizia. Se tornassi indietro non sparerei più – aveva aggiunto - ma credo che debba essere lo Stato a dover metterci nelle condizioni di non farlo", aveva concluso in quell’occasione Peveri.

Il commento di Salvini

"Nell'ottobre 2011 Angelo Peveri sparò a due rumeni che gli stavano rubando del gasolio, ferendone gravemente uno. Per la sua azienda era il terzo furto nel giro di poco tempo. Così, questo imprenditore di Piacenza è stato condannato a 4 anni e 6 mesi per tentato omicidio. I due rumeni hanno patteggiato 10 mesi e 20 giorni per tentato furto. Dopo quella sera maledetta, il signor Angelo ha subito altri tredici furti di gasolio. Tredici. È un'altra vicenda che ci spinge ad approvare una legge seria sulla legittima difesa", ha detto il ministro dell’Interno. La figlia di Peveri ha però smentito: “Da qualche tempo non abbiamo più avuto furti, anche se la nostra azienda è sempre stata soggetta a questo genere di attenzioni”.  Secondo l’avvocato di Angelo Peveri, forse dopo un anno e mezzo, con la buona condotta, “posso avere i domiciliari…E’ tosta, ma ho cominciato a lavorare a 14 anni mungendo le mucche di mio papà” ha detto l’imprenditore a La Zanzara.  

Paolo Salvatore Orrùdi Paolo Salvatore Orrù   
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