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“Sanzione eccessiva ed ingiustificata”, per il Giudice Renato Vallanzasca può riavere i permessi premio

Accolta l'istanza della difesa dell’’ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80- che ha già trascorso oltre 50 anni da detenuto

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Renato Vallanzasca
Renato Vallanzasca (Foto Ansa)

Renato Vallanzasca, può tornare "a fruire dei permessi premio" per frequentare, in alcuni giorni e per alcune ore, la comunità dove già andava in passato. Lo ha deciso il Tribunale di Sorveglianza di Milano, accogliendo l'istanza dagli avvocati Corrado Limentani e Paolo Muzzi, legali dell'ex boss della Comasina che proprio oggi compie 73 anni.

Vallanzasca soffre di decadimento cognitivo

All’ex protagonista della mala milanese degli anni '70 e '80 - che ha già trascorso oltre 50 anni da detenuto - i permessi gli erano stati revocati a fine febbraio scorso perché, in sostanza, non sarebbe stato più in grado di rispettare le prescrizioni, poiché soffre di un decadimento cognitivo. Il "detenuto", scriveva il giudice che non li aveva più concessi, "avrebbe rappresentato di non comprendere gli orari e le modalità dell'uscita in permesso".

Sanzione eccessiva ed ingiustificata

Per il collegio, presieduto da Roberta Cossia, però, Vallanzasca non ha mai violato di recente "alcuna prescrizione" e bloccargli quei permessi è una "sanzione eccessiva ed ingiustificata", anche "gravemente penalizzante" per una persona che "ha trascorso un lunghissimo periodo in carcere e che ha la necessità di strutturare un percorso di risocializzazione, che ad oggi sembra essere stato intrapreso con serietà". Anche il sostituto pg Nicola Balice, nell'udienza di mercoledì, aveva dato parere favorevole all'istanza della difesa.

Detenuto con "fine mai pena"

I difensori di Vallanzasca, detenuto a Bollate con "fine pena mai", avevano fatto presente che l'interruzione delle possibilità di uscita "rischia di aggravare le condizioni psichiche del detenuto che vedeva in quegli spazi di libertà ragione di sollievo per la propria patologia neurologica". I giudici danno conto che non ha violato le prescrizioni, ma che è stato soltanto segnalato, l'ultima volta che è andato nella comunità, un suo "comportamento anomalo": ha mostrato "di non aver ben compreso gli orari". Nessuna violazione disciplinare, dunque, ma comportamenti dovuti alla "patologia" di cui soffre.

L'istanza della difesa 

Intanto, la difesa ha già presentato un'istanza di differimento pena, con richiesta di detenzione domiciliare in una struttura adatta, per Vallanzasca, segnalando, sulla base di una consulenza medica, quei problemi neurologici che vanno avanti "da 4 anni". E il carcere, sostiene la difesa, non può rallentare il progressivo aggravamento delle sue condizioni di salute. L'udienza sul punto davanti alla Sorveglianza si terrà a fine maggio. E nei prossimi giorni ci sarà un'altra udienza in Tribunale per l'ex boss della Comasina scaturita dalla richiesta della Procura milanese di applicargli "l'isolamento diurno per ulteriori sei mesi", in base ad un nuovo calcolo sul cumulo di pene che deve scontare per una sfilza di reati, tra cui omicidi e una serie di evasioni.

Il tentativo di furto nel 2014

Nei mesi scorsi la Sorveglianza aveva respinto diverse richieste di liberazione condizionale e di semilibertà per il 73enne, anche se gli stessi giudici nel provvedimento, oltre che mettere in evidenza ancora il suo "carattere intemperante", avevano parlato di "un uomo provato" nel fisico e nella mente. Semilibertà che quasi dieci anni fa aveva ottenuto, ma poi era stato arrestato e condannato per un tentativo di rapina nel 2014 di mutande e altri pochi oggetti in un supermercato a Milano.

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