[Il retroscena] Il Papa ai dipendenti del Vaticano: “Vi chiedo scusa per il lavoro nero. Attenti, il chiacchierone è un terrorista”
“Non voglio lavoro in nero in Vaticano. Vi chiedo scusa se questo ancora c’è. Il famoso articolo 11, che è un articolo valido per una prova, ma una prova di uno o due anni, non di più…dobbiamo lavorare qui dentro perché non ci siano lavori e lavoratori precari. E’ anche un problema di coscienza per me, perché non possiamo insegnare la dottrina sociale della Chiesa e poi fare queste cose che non vanno bene”. Ai dipendenti separati: “non litigate davanti ai figli”
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Oggi la maledizione più brutta che c’è è la mancanza di lavoro e licenziare è brutto, anzi bruttissimo perché chi non ha lavoro perde la propria dignità. Per questo Francesco, incontrando i dipendenti della Santa Sede e della Città del Vaticano con i rispettivi familiari per gli auguri di Natale si è impegnato a eliminare il lavoro in nero e il precariato in Vaticano.
Non basta infatti, ha osservato, sostenere i principi della dottrina sociale se poi non si mettono in pratica dando l’esempio.
“La prima parola che vorrei dirvi – ha detto il Papa - è lavoro. Ma non per dirvi: lavorate di più, sbrigatevi! No, no, per dirvi grazie. Grazie. Ma in Vaticano, parlando di lavoro, c’è anche un problema” costituito da un certo numero di lavoratori precari. “L’altro giorno - ha raccontato Francesco - ho avuto una riunione con il Cardinale Marx, che è il presidente del Consiglio dell’economia, e con Mons. Ferme, il segretario, e ho detto: “Non voglio lavoro in nero in Vaticano”. Vi chiedo scusa se questo ancora c’è. Il famoso articolo 11, che è un articolo valido per una prova, ma una prova di uno o due anni, non di più…dobbiamo lavorare qui dentro perché non ci siano lavori e lavoratori precari. E’ anche un problema di coscienza per me, perché non possiamo insegnare la dottrina sociale della Chiesa e poi fare queste cose che non vanno bene. Si capisce che per un certo tempo si deve provare una persona, sì, si prova un anno, forse due, ma fermatevi lì. In nero, niente. Questa è la mia intenzione”.
Sapendo di parlare prevalentemente a laici Francesco ha detto loro che “il lavoro è la vostra strada di santità, di felicità, di crescita. Oggi la maledizione forse più brutta che c’è è non avere lavoro. E tanta gente – voi ne conoscerete tanti, sicuramente – non ha lavoro. Perché il lavoro ci dà dignità, e la sicurezza del lavoro ci dà la dignità. Io non voglio dire i nomi, ma sui giornali lo troverete. Oggi ho visto su un giornale questi due problemi, di due ditte importanti, qui in Italia, che sono a rischio, e per salvare la vita, si deve “razionalizzare” – quella è la parola – il lavoro e licenziare 3-4 mila persone. E’ brutto questo, molto brutto. Perché si perde la dignità. E questo è un problema non solo qui, del Vaticano, o dell’Italia o dell’Europa: è un problema mondiale. E’ un problema che dipende da tanti fattori nel mondo. Conservare il lavoro e avere dignità, portare il pane a casa: “Lo porto io, perché lo guadagno io. Non perché passo dalla Caritas a prenderlo, no. Lo guadagno io”. Questa è dignità. Così, il lavoro. Grazie. Aiutate i superiori a mettere fine alle situazioni di lavoro non regolare e conservate il lavoro perché è la vostra dignità. Direi: conservate il lavoro, ma fatelo bene!”.
A proposito della famiglia si è raccomandato di salvarla e ha aggiunto: “ Per favore, salvare le famiglie. Io so che non è facile, che ci sono problemi di personalità, problemi psicologici, problemi… tanti problemi in un matrimonio. Ma cercate di chiedere aiuto in tempo, di custodire le famiglie. Io so che fra voi ci sono alcuni separati; lo so e soffro, soffro con voi… la vita è andata così. Ma vorrei anche aiutarvi, in questo; lasciatevi aiutare. Se la cosa è fatta, almeno che non soffrano i bambini; perché quando i genitori litigano, i bambini soffrono, soffrono. E un consiglio che vi do: mai litigare davanti ai bambini. Mai. Che loro non capiscano”.
Il terzo punto trattato dal papa riguarda le chiacchiere, un argomento ricorrente che magari non tutti vogliono ascoltare: “Le chiacchiere. Forse sbaglio… in Vaticano non si chiacchiera… forse, non so… Mi diceva uno di voi, un lavoratore di voi, un giorno che io avevo predicato sulle chiacchiere, e lui era venuto con la moglie a Messa, mi ha detto: “Padre, se non si chiacchiera, in Vaticano, si rimane isolati”. Pesante, pesante! Voi avete sentito cosa dico delle chiacchiere: il chiacchierone è un terrorista, perché fa come i terroristi: butta la bomba, se ne va, la bomba esplode e danneggia tanti altri, con la lingua, quella bomba. Non fare terrorismo! Non fare il terrorismo delle chiacchiere, per favore”.Per non chiacchierare occorre mordersi la lingua: “ Morditi la lingua! – consiglia Francesco - Sicuramente ti si gonfierà, ma avrai fatto del bene a non chiacchierare. Le chiacchiere, anche, di alcune persone che devono dare esempio e no, non lo danno.
E qui, la quarta parola che vorrei dirvi: perdono. “Perdono” e “scusa”. Perché noi non sempre diamo buon esempio; noi – parlo della “fauna clericale” – noi [sorride] non sempre diamo buon esempio. Ci sono nella vita sbagli che facciamo noi chierici, peccati, ingiustizie, o a volte trattiamo male la gente, un po’ nevrotici, ingiustizie… Perdono per tutti questi esempi non buoni. Noi dobbiamo chiedere perdono. Anch’io chiedo perdono, perché a volte “mi volano via i passeri” [ride] [mi scappa la pazienza]...”.