Online i cellulari di Mattarella, Meloni e Crosetto, finiti in un database accessibile per abbonamento
L'inchiesta del Fatto che individua otto siti capaci di acquisire e aggregare dati sensibili, tra cui quelli del Capo dello Stato e della premier. La sottovalutazione iniziale della Cybersicurezza nazionale e del ministero dell'Interno. Indaga la polizia postale

I numeri di telefono di Sergio Mattarella e di Giorgia Meloni, se del caso accompagnati dall'indirizzo email, e di ministri quali Matteo Piantedosi e altri, tra cui il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Una mole di dati ultra sensibili finiti all'interno di portali cosiddetti di lead generation che per la modica cifra di 600 euro all'anno forniscono numeri di privati cittadini e non solo, evidentemente, da utilizzare a fini commerciali. Nella migliore delle ipotesi. Perché che il numero di telefono del Presidente della Repubblica - non quello istituzionale ma quello personale, utilizzato per le comunicaizoni private -, per intenderci, possa essere accessibile e acquisito a pagamento per gli scopi più disparati è veramente incredibile. E' quello che accade attraverso almeno otto piattaforme, certifica il Fatto quotidiano in un articolo pubblicato in apertura del giornale oggi in edicola.
Si tratta di siti online specializzati per recuperare numeri e dati in rete di potenziali clienti o persone acquirenti di beni e servizi. Contatti che poi vengono ceduti a aziende o persone interessate. Il database è immenso. Dice Il Fatto che sono disponibili i numeri di 11.688 persone impiegate nel ministero della Difesa, per esempio. Ma anche dipendenti dell'Inps, 3.805 dipendenti della Polizia di Stato, 6.301 dell’Arma dei carabinieri, 6.018 della Guardia di Finanza. Numeri e contatti che permettono la geolocalizzazione e il monitoraggio delle persone titolari delle utenze. Compreso, appunto il presidente della Repubblica. Gratuitamente si può accedere a una o due ricerche. Per l'accesso sistematico si paga l'abbonamento.
Tre di queste piattaforme hanno sede in Russia, Israele e Usa. Ovviamente tutto è passato nelle mani della polizia postale che sta eseguendo le indagini per capire quale software renda possibile estrapolatre tutti questi dati e aggregarli. Anche il Garante della privacy è stato investito del caso. "Ci sono sicuramente profili di illecito. Bisognerà vedere come riusciremo a muoverci, quale spazio di azioni abbiamo contro siti con sedi all’estero", ha detto un funzionario dell'ufficio per la tutela della Riservatezza. Il meccanismo lo ha scoperto durante una consulenza l’esperto di informatica Andrea Mavilla, lo scorso 17 marzo, che ha prontamente avvisato le autorità. Ha scritto anche al ministro dell'Interno, Piantedosi, segnalando la mole di dati riservati e sensibili per la sicurezza, anche nazionale, accessibili attraverso queste piattaforme.
Poi ha scritto ai giornali. "Buonasera - è il contenuto della mail mandata a diversi organi di stampa -, con la presente desidero segnalare in forma riservata e anonima un fatto di estrema gravità che riguarda la sicurezza informatica e la protezione dei dati sensibili a livello internazionale e nazionale. In data odierna, intorno alle ore 7:00 del mattino, è stato informato un alto dirigente della Cia in merito alla presenza online di un data-base contenente dati riservati di numerosi funzionari governativi statunitensi, tra cui il capo del Pentagono, ministri e altri esponenti di spicco dell’amministrazione Usa".
"Il punto più critico, però - scrive ancora Mavilla -, riguarda l’Italia. All’interno dello stesso archivio risultano presenti dati personali e istituzionali riconducibili a ministri italiani, sottosegretari, segretari, e alle principali forze di sicurezza dello Stato, incluse email, numeri di telefono e altri riferimenti sensibili. Questo data-base è effettivamente accessibile online: non compare tra i primi risultati delle ricerche, ma può essere trovato e consultato senza particolari competenze tecniche". La polizia postale si attiva il 27 marzo, dopo che la Acn, la cybersecurity nazionale, incautamente, aveva bollato tutto come una "bufala".