[L'esclusiva] L'omicidio del giudice Scopelliti fu l'inizio dell'alleanza segreta tra 'Ndrangheta e Cosa nostra. Ecco la verità nascosta per 25 anni
L'ipotesi prevalente sulla quale si sta lavorando è che fu eliminato perché era diventato un “testimone” scomodo

Franco Roberti, procuratore nazionale amntimafia, alla conferenza stampa di ieri sulla “Ndrangheta stragista”, ha mandato un messaggio molto chiaro sulla inchiesta sull'omicidio del giudice Antonino Scopelliti: «È stato un omicidio preventivo».
Ci sono novità, cinque anni dopo la riapertura delle indagini sull'omicidio del sostituto procuratore generale della Cassazione, Antonino Scopelliti, che doveva sostenere l'accusa nel dibattimento sul maxiprocesso contro Cosa nostra. Era la sera del 9 agosto del 1991, quando il giudice fu crivellato di colpi mentre rientrava a casa, a Campo Calabro. In località Piale, Villa San Giovanni, l'agguato. Omicidio eccellente. Le indagini esplorarono tutte le ipotesi possibili, anche quella di un omicidio “passionale” senza naturalmente approdare a nulla.
E solo dopo le stragi Falcone e Borsellino prese vigore la pista dell'omicidio punitivo contro il giudice che non si voleva far corrompere, che non avrebbe insomma, favorito i capimafia nel maxiprocesso a Cosa nostra. si parlò allora, ma non vi sono le prove, di una rivendicazione della Falange Armata, una sigla, come abbiamo letto nelle carte della inchiesta “Ndrangheta stragista” utilizzata da Cosa nostra e dalla Ndrangheta per rivendicare gli attentati alle pattuglie dei carabinieri (in Calabria) e delle stragi del 1993 da via Fauro, Roma, a Milano, da Firenze alla stessa capitale.
Dopo un quarto di secolo e qualcosa in più, le indagini sull'omicidio Scopelliti, omicidio politico eccellente calabrese (dopo ci furono quello di un ex politico nazionale della Dc, Lodovico Ligato, nell'agosto del 1989, e il presidente del Consiglio Regionale, Francesco Fortugno), non sono stati ancora individuati esecutori e mandanti. Ma, soprattutto, oggi non sembra più convincente il movente del «favore» fatto dai calabresi ai palermitani. Oggi, l'omicidio Scopelliti sembra inquadrarsi in quel patto comune tra le due organizzazioni criminali per portare avanti la strategia stragista.
Con l'annuncio della riapertura delle indagini, cinque anni fa, si parlò dei nuovi pentiti che aveva raccontato che l'omicidio Scopelliti fu un “favore” dei calabresi ai siciliani, a Cosa nostra. Ma già nel decreto che disponeva il giudizio dello Scopelliti bis, il gip di allora, Alberto Cisterna, scrisse nelle motivazioni che si poteva individuare una causale dell'omicidio diversa dal semplice favore fatto a Cosa nostra.
Venticinque anni di inchieste, di dichiarazioni di collaboratori di giustizia calabresi e siciliani, di nuove testimonianze e di nuovi elementi raccolti, hanno convinto la Procura di Reggio, per dirla con il procuratore nazionale Franco Roberti, che quello di Scopelliti fu un “omicidio preventivo”.
E la sensazione è che allora gli investigatori e gli inquirenti non furono in grado di coltivare ipotesi e moventi complessi. Oggi, quelle incertezze sono state superate e la ipotesi sulla quale si sta lavorando è che Scopelliti fu eliminato perché era diventato un “testimone” scomodo.
In quell'agosto del 1991, Scopelliti si portò da Roma i faldoni del maxiprocesso, la cui sentenza di condanna della Cassazione fu poi emessa il 30 gennaio del 1992. Più di cinque mesi prima, il giudice della Suprema Corte iniziò a studiare il processo mentre era in vacanza. Perché quella decisione? Perché studiare il processo con tanto tempo di anticipo?
Mettendo assieme tutte le tessere del mosaico, gli inquirenti sembrano privilegiare l'ipotesi che “qualcuno” chiese a Scopelliti di leggere quelle carte per capire fino a che punto l'impalcatura del processo istruito da Giovanni Falcone e da Paolo Borsellino era solida, e fino a che punto reggeva il teorema Buscetta. È possibile che Scopelliti abbia riferito ai suoi interlocutori che il processo era blindato, insomma che le accuse, l'impalcatura, il teorema Buscetta avrebbero tenuto. Gli interlocutori del giudice si potrebbero essere scoperti vulnerabili e, dunque, potrebbero aver deciso che Scopelliti era diventato un «testimone scomodo».
Le indagini non avrebbero ancora individuato i richiedenti del parere al giudice Scopelliti, ma sarebbero ormai orientate a scandagliare quegli ambienti dove si ritrovano la Ndrangheta, la politica, la massoneria, uomini delle istituzioni. Questa camera di compensazione dei diversi interessi, avrebbe deciso che Scopelliti andava eliminato. Era l'8 agosto del 1991 e il giudice fu ammazzato.
Per quello che emerge dalla lettura delle mille pagine dell'ordinanza di custodia cautelare eseguita ieri, sembra delinearsi l'ipotesi che l'omicidio Scopelliti rappresentò l'inizio dell'attacco stragista e terroristico del cartello di organizzazioni mafiose che voleva rovesciare lo Stato.