[Esclusiva] La mappa del rischio frane in Abruzzo c’è, ma è incompleta da 25 anni. E la Regione intanto paga consulenti. La Procura sequestra tutto
La legge regionale prevede una carta di localizzazione dei pericoli di valanghe, “aggiornata periodicamente”. Ma non esiste: sul Rigopiano sarebbero dovute scattare delle misure di adeguamento al rischio

La legge regionale per istituire la mappa delle valanghe in Abruzzo c’è ed è anche molto vecchia: 1992. Il comitato di consulenti invece si rinnova ogni anno con tanto di gettone di presenza. E tiscali.it è in grado di pubblicare i relativi compensi (vedi l'immagine nell'articolo). Invece, la mappa sul rischio valanghe che Regione e consulenti dovevano redigere, non c’è. Anzi, esiste solo quella per i bacini sciistici. Ed è dunque incompleta perché non tiene conto delle altre zone come ad esempio l’hotel Rigopiano a Farindola, che non è una zona sciistica. Per questo gli uomini del nucleo ambientale dei carabinieri ha bussato alla sede della protezione civile regionale e posto sotto sequestro tutti gli atti e documenti che adesso verranno passati al setaccio.
La mappa che non c’è doveva essere aggiornata periodicamente
La procura di Pescara vuole capire se la Regione Abruzzo ha predisposto tutto gli atti obbligatori per inserire l’albergo nelle aree a rischio valanghe. O almeno se la zona risulta inserita in qualche mappa storica. Al momento l'unica mappa disponibile è il catasto storico che però non può essere utilizzato per prevenire o valutare “possibili eventi valanghivi, ma solo come semplice registro”. In altre parole, come ha già evidenziato Valerio Segor, dirigente dell'assetto idrogeologico dei bacini montani della Regione Valle d'Aosta e uno dei massimi esperti di valanghe in Italia, è che la Regione Abruzzo “non fa in modo ufficiale la valutazione del rischio” seppure lo prevede la norma. La legge regionale all'articolo 2 chiarisce che viene istituita una carta di localizzazione dei pericoli di valanghe, “aggiornata periodicamente”. Ma dopo 25 anni non esiste, altrimenti sul Rigopiano sarebbero dovute scattare delle misure di adeguamento al rischio, quantomeno.
Chi doveva redigere la mappa e non l’ha fatto
Recita la legge rimasta lettera morta: “Nelle aree considerate dalla carta come soggette a pericolo di valanghe deve essere sospesa, a titolo cautelativo, l'edificazione nonché la realizzazione di impianti e infrastrutture ai fini residenziali, produttivi e di carattere industriale, artigianale, commerciale, turistico e agricolo nonché ogni nuovo uso delle aree che comporti rischio per la pubblica e privata incolumità” è scritto nella norma. Chi doveva provvedere alla predisposizione di tale carta di pericolosità? Il servizio regionale per la Protezione Civile con la collaborazione dell'Ispettorato Regionale delle Foreste, degli ispettorati dipartimentali provinciali, delle strutture territoriali dello stato, dei servizi del Genio Civile e delle comunità montane.
I consulenti delle valanghe pagati a gettone
“L'attività si avvale, inoltre, della collaborazione e supporto tecnico del Comitato Tecnico Regionale per lo Studio della Neve e delle Valanghe (CO.RE.NE.VA)” è scritto sempre sulla carta. E qui almeno ci sono le ricevute dei gettoni di presenza. “Il CO.RE.NE.VA. - prosegue la norme - svolge compiti di consulenza tecnica della Giunta Regionale, per il soddisfacimento degli obbiettivi di previsione, prevenzione e controllo delle precipitazioni nevose e dei fenomeni valanghivi e rilascia il certificato di immunità dal rischio di valanghe per le aree interessate alla realizzazione di impianti a fune di pubblico esercizio, di piste di discesa e relative infrastrutture accessorie”. La stessa legge prevederebbe anche la nomina nei comuni con territori interessati dal rischio valanghe della commissione comunale valanghe. Che ovviamente a Farindola non c’è.