Tutti gli hotel a 4 stelle che ospitano i finti profughi
E gli italiani pagano l’ospitalità, ma il problema non sono i richiedenti asilo ma le Onlus e le società no profit che lucrano sulla sofferenza di decine di migliaia di persone

Il tema immigrazione, e nello specifico quello dell’accoglienza, potrebbe essere uno degli argomenti decisivi nelle prossime elezioni politiche italiane. I commenti alla notizia pubblicata da Il Giornale, relativa all’ospitalità nelle strutture di lusso offerta ai profughi, sembra infatti spaccare l’opinione pubblica. Molti lettori, infatti, sostengono che gli alberghi messi a disposizione degli immigrati che hanno presentato richiesta d’asilo non sono di lusso ma delle bettole. “I nostri social-detrattori - scrive Nino Materi sulle pagine del quotidiano d Milano - precisano che la camera matrimoniale non costa 100 euro a notte ma 83 euro”. C’è anche chi ribadisce che le stanze “non sembrano di un hotel 4 stelle” e che l’arredamento “è da anni ‘70”. Insomma per i profughi non sarebbero tutte rose e fiori.

La maggior parte dei richiedenti asilo non ha titolo
Ma l’approfondimento de Il Giornale voleva probabilmente mettere in evidenza un dettaglio non secondario: l’ospitalità offerta dai contribuenti italiani viene spesso concessa anche (e soprattutto) ai non aventi diritto, quelli che spacciandosi per bisognosi in fuga da zone di guerra vengono nel nostro Paese con altri fini. Tra questi c’è anche Lucky Awelima, uno dei presunti assassini di Pamela Mastropietro e ospite dell’Italia, nell’Hotel Recina di Montecassiano (4 stelle), da ben 16 mesi. Materi ci tiene a precisare inoltre che il nigeriano “non è un profugo qualsiasi, e non è accusato di un reato qualsiasi”. La procura di Macerata ritiene possa esser infatti lui il “macellaio” della 18enne.
Ma Awelima non è una eccezione
Awelima è uno dei tanti e a conferma di ciò vi sarebbero tante prove, raccolte la scorsa estate dagli attivisti di Matteo Salvini e presentate in un articolo intitolato “Hotel di lusso, ville e piscine. La bella vita dei clandestini in Italia. Vivono in alberghi eccellenti, tra terme e natura incontaminata”. Si va “dal raffinato quattro stelle Il Canova di Sandrigo (Vicenza) alle piscine dell’hotel Belvedere a Corleone”, senza dimenticare il Genziana di Prada (Verona). Si tratta dunque di stamberghe? Assolutamente no. E il problema non sono i profughi, quelli che scappano da una guerra, ma la maggior parte dei richiedenti asilo che “cifre ufficiali alla mano si rivelano poi essere clandestini senza alcun diritto a forme di asilo e di protezione”.

Delirante gestione del fenomeno migratorio
Questa tesi naturalmente non ottiene il supporto di tutti, ed è per questo che l’argomento sarà un tema caldo che tanti partiti cavalcheranno in vista delle elezioni. Il problema, tenta a questo punto di appianare l’approfondimento de Il Giornale, “non è indignarsi più o meno dei presunti hotel lussuosi in cui alloggiano i profughi. Ma prendere atto del totale delirio nella gestione del fenomeno migratorio in Italia”.
Il problema non sono i profughi ma chi gestisce il "business"
Chi arriva nel nostro Paese, infatti, diventa un affare da non farsi sfuggire. “In ogni nostra regione - si legge sulle pagine del quotidiano - ci sono strutture alberghiere che hanno trasformato in business il mercato dell’accoglienza. Poi c’è la giungla a base di onlus, società no profit, associazioni e comunità che sfruttano tutto lo sfruttabile. E magari subapaltando i propri ospiti ai negrieri per la raccolta nei campi di frutta e pomodori”, e questa è soltanto la seconda parte di una storia cominciata male.