Chi è stato più bravo a vaccinare? Uno sguardo a Italia, Germania, Francia, Regno Unito e Stati Uniti
Per capire come stiano le cose basta guardare i dati, ampiamente disponibili, con alcune cautele però. Fuoriclasse e gruppo di coda

Il cambio della guardia al governo con la nomina del nuovo commissario, il generale Francesco Paolo Figliuolo, l’annuncio del nuovo piano vaccinale e infine la vicenda Astrazeneca hanno riportato l’attenzione sulla campagna per immunizzare gli italiani il prima possibile. Ma come siamo andati finora? Siamo stati veramente così lenti? Francia e Germania, in cui si dice che vi sia una resistenza diffusa alla vaccinazione sono andate meglio o peggio? E il Regno Unito è stato veramente così bravo?
Diamo un’occhiata ai dati
Per capire come stiano le cose basta guardare i dati, ampiamente disponibili, con alcune cautele però. La prima è prendere il numero di prime e seconde dosi fatte dopo a distanza dello stesso numero di giorni dalla campagna vaccinale. Il Regno Unito infatti è partito prima di tutti il 13 dicembre dello scorso anno, gli Stati Uniti il 20 dicembre e i Paesi dell’Unione il 27 dicembre, anche se l’andamento nei primi giorni è stato diverso, con Germania con il vento in poppa, Italia in accelerazione e Francia assai a rilento. La seconda è naturalmente quella di rapportare il tutto alla popolazione non considerando la parte più giovane, quella fino ai 14 anni.
Fuoriclasse e gruppo di coda
Cosa ne vien fuori? Più o meno quel ci si aspettava. Quasi. Il Regno Unito è stato il paese più veloce ed efficace nel somministrare dosi di vaccino, 382 ogni mille abitanti di età superiore ai 14 anni. Seguono gli Stati Uniti con 341 dosi per mille abitanti e poi Francia, Germania e Italia con valori simili, rispettivamente 140, 134 e 131 dosi somministrate ogni mille abitanti con 15 anni e oltre.

Ma se guardiamo ai vaccinati le cose cambiano
Le cose cambiano tuttavia se si passa alle persone che hanno ricevuto entrambe le dosi e sono quindi pienamente vaccinate. Il Regno Unito passa in coda, con soli 15 vaccinati per mille abitanti. Gli Stati Uniti sono in testa, con 117 vaccinati, mentre Francia, Germania e Italia si attestano rispettivamente a 42, 41 e 39.
E quindi?
Che lettura dare? Il primo e più ovvio elemento che emerge è che i paesi che ospitano le aziende che producono vaccini e che hanno contribuito finanziariamente alla loro messa a punto vaccinano di più. Ciò vale per gli Stati Uniti e Moderna da un lato, e per il Regno Unito e Astrazeneca dall’altro. Non vale per Pfizer che è in linea con il piano di forniture ai paesi UE e le cui forniture al Regno Unito potrebbero invece essere a rischio per il mese di aprile. Il secondo elemento, noto anche quello, ma che numeri alla mano risalta ancor di più, è la differente strategia seguita dal Regno Unito: prime dosi subito a tutti e seconde dosi con calma. Una linea che sembrerebbe avere la sua efficacia, ma sulla quel è ancora difficile trarre conclusioni poiché si intreccia con un lungo lockdown che dura da Natale e dal quale il paese sta uscendo solo ora.

Chi si vaccina prima si riprende prima
Francia, Germania e Italia, nonostante tutte le loro differenze, sembrano accumunate dallo stesso destino, o almeno dalla stessa capacità di distribuire e somministrare vaccini. E se le cose continuano così ci vorranno parecchi mesi per giungere al traguardo. Il che vuol dire che mentre l’economia degli Stati Uniti si avvierà a girare a pieno regime e quella del Regno Unito sarà in ripresa, quella dell’Unione Europea starà ancora cercando di attutire il colpo o al massimo starà registrando i primi segni di recupero. Si parla molto di geopolitica dei vaccini, questo ne è un aspetto, forse assai più rilevante dei tentativi russi e cinesi di utilizzare Sputink V, e i preparati di Sinopharm e Sinovac per i loro interessi.