[Il commento] Cari giornalisti su Marotta, la Juve e le pressioni per cambiare gli articoli abbiamo un problema
Ci sono alcune conversazioni tra Giuseppe Marotta e due giornalisti della Gazzetta dello sport, il più importante quotidiano sportivo italiano, che meritano una riflessione sul mestiere del giornalista. Leggete qui
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Vecchie intercettazioni telefoniche di almeno due anni, sepolte ormai in qualche faldone archiviato al Tribunale di Torino, mai pubblicate, ora che il processo nel quale erano state depositate ha superato anche il secondo grado di giudizio, viaggiano sul web, pubblicate e rilanciate da diversi siti, materia di furiosa polemica tra tifoserie opposte. Va subito detto che i soggetti coinvolti nelle intercettazioni non sono risultati indagati, né tantomeno processati o condannati dalla giustizia penale. Alcuni di loro hanno subito il processo della giustizia sportiva e sono stati condannati.
Non nel caso dell’ex amministratore delegato della Juventus, Giuseppe Marotta. Uscito completamente immacolato dall’inchiesta penale e della Procura sportiva.
Luglio del 2016. La squadra mobile di Torino, delegata dalla Procura alle indagini chiede una proroga delle intercettazioni e nella richiesta trascrive alcune intercettazioni. Ci sono un paio di conversazioni tra Giuseppe Marotta e due giornalisti della Gazzetta dello sport, il più importante quotidiano sportivo italiano, che meritano una riflessione sul mestiere del giornalista. Sia chiaro che anche i giornalisti hanno il diritto di essere tifosi e che anche quelli coinvolti in queste intercettazioni non hanno commesso nessun reato. Il sottoscritto che si è occupato di “giudiziaria” per una vita, da alcuni anni è anche uno sfegatato tifoso del Napoli e non ne fa mistero (controllate su Facebook e Twitter). E oggi si diverte a scriverne su un sito dedicato (Il Napolista). La premessa è necessaria per giocare a carte scoperte.
La telefonata rabbiosa alla Gazzetta
Dunque, riassumono i funzionari della polizia giudiziaria nella loro richiesta di proroga delle intercettazioni: «Marotta chiede alla Gazzetta di trattarlo bene altrimenti si arrabbia veramente, non sono minacce, perché lui non c’entra niente (con l’inchiesta sulla curva Juve e il bagarinaggio e i rapporti con la Ndrangheta, ndr) solo perché ha dato due biglietti omaggio a una persona e ha fatto fare un provino, quando di provini se ne fanno tremila in un anno». Proseguono le annotazioni della polizia giudiziaria: “Marotta dice che lui non sta dicendo di omettere di scrivere ma che non c’entra niente, che il contenuto dell’articolo di domani è lo stesso contenuto dell’altro articolo, che hanno messo la foto di uno che è morto e uno che è stato arrestato, che queste persone le ha viste tre volte. Marotta spiega che uno di queste persone era incensurato, amico di tutti i giocatori, amico di Lapo Elkann, amico di Conte, presidente della Onlus Bianco-Nera, che mi chiede due biglietti attraverso un avvocato, due biglietti per Madrid, non Juventus-Real Madrid ma Real Madrid-Juventus, due biglietti omaggio, quando lui (Marotta, ndr) per ogni partita dà 200 biglietti omaggio.
Matteo (Della Vite inviato della Gazzetta, ndr) dice che ne parlerà con i capi e cerca di spiegare a Marotta che nel corpo dell’articolo non c’era niente di più. Marotta lo interrompe dicendo che la gente non riesce a capire, che ha sempre collaborato con la Gazzetta e che adesso si comporterà di conseguenza, e che non è un problema. Matteo dice che non vuole questo è lo sa, che lo conosce da tanto tempo. Marotta ripete che l’altra volta si è arrabbiato per la foto, che c’erano gli estremi di una denuncia perché è allusivo mettere la sua foto vicino a due che sono stati arrestati, era già allusivo, che le cose la gente le interpreta».
E l’articolo cambia
Dunque, riassume sempre la Mobile di Torino: «Matteo Della Vite mette in via voce la comunicazione quindi la conversazione è tra Matteo, Luca (Furino) e Marotta. Luca informa che è stato lui a farlo chiamare da Matteo per avvertirlo dell’articolo, visto l’ottimo rapporto che hanno, visto che Matteo gli ha riferito quello che Marotta gli ha detto, che non può cancellare l’articolo per una questione deontologica, ne ha parlato con il vice direttore, l’articolo glielo riduce al minimo senza foto. Il titolo sarà: “Caso biglietti, ascoltato Marotta”. Saranno dieci righe».
Meglio il salto con l’asta
Se il lettore, ancorché tifoso, ritiene che quanto appena letto non suscita nessuna perplessità allora il discorso è chiuso. Ma inviterei i lettori a riflettere. L’informazione ha senso solo se è libera. Sia chiaro il giornalista può ritenere che quella data inchiesta, il coinvolgimento del signor Tal dei Tali è una persecuzione, deve poterlo scrivere. Ma non è questo in discussione. Il problema sorge perché l’ad della Juventus polemizza con la Gazzetta per l’articolo che sarebbe dovuto uscire il giorno dopo, con a corredo di fotografie di alcuni soggetti coinvolti nella inchiesta sulla Ndrangheta e i rapporti con la curva della Juventus.
Il responsabile del quotidiano sportivo come reagisce? Uno si aspetta che dica: “Dottor Marotta terremo presente nell’articolo la posizione da lei espressa”. E invece no. Il giornalista annuncia che non può togliere dalla pagina l’articolo ma che lo ridurrà a una notizia breve di dieci righe senza fotografie a corredo. E naturalmente con un titolo neutrale. Nè i giornalisti nè Marotta hanno commesso reati, lo ripetiamo. Però se fossi il direttore di quella testata sportiva trasferirei i giornalisti coinvolti in un altro settore, magari il salto con l’asta.