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Il comandante della Guardia di Finanza non paga l'albergo, due giorni gratis. Porro: “Un errore ma non è corruzione”

Il quotidiano la Repubblica rivela i rapporti intercorsi fra Giorgio Toschi e Riccardo Fusi tasca” e "socio occulto" del leader di Alleanza Liberalpopolare

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Giorgio Toschi, Comandante Generale della Guardia di Finanza
Giorgio Toschi, Comandante Generale della Guardia di Finanza

Pochi soldi per carità, nulla di eclatante per quanto riguarda le cifre, ma fra i documenti di un Comandante Generale della Guardia di Finanza certe fatture non dovrebbero esserci.  Perché sono la cartina tornasole di rapporti che personaggi d’alto rango come Giorgio Toschi non dovrebbero tessere. Ora quelle due fatture – ora conservate nell’ufficio dei corpi di reato di Firenze - sono la dimostrazione che altri hanno pagato per il generale il soggiorno in due alberghi UNA hotel. A saldare il conto sarebbe stato il costruttore, e proprietario dell’albergo, Riccardo Fusi: un personaggio scomodo, che a Prato, dove Toschi era comandante regionale, contava, perché era “tasca” e "socio occulto" di Denis Verdini. E perché era il Grande Elemosiniere toscano e perno del Sistema trasversale che presiedeva agli assetti politici e imprenditoriali lungo l'Arno. Almeno fino a quando le inchieste giudiziarie sui Grandi Appalti (2010) non lo hanno travolto insieme al suo gruppo (la BF holding e la BTP), schiantato sotto il peso dei debiti e per il cui crack Fusi risponde ora di bancarotta fraudolenta”, si legge su Repubblica. 

I collegamenti sospetti

E proprio a quel crack, il fallimento del Credito Cooperativo Fiorentino, quelle fatture sono legate a doppio filo: sono state trovate fra i documenti posti sotto sequestro dalle forze dell’ordine. In quella miniera di informazioni, è stato facile mettere in relazione l’azione di Toschi con alcune “esigenze” di Verdini e Fusi. “Tanto è vero che, con una decisione inedita e che la dice lunga sul grado di condizionamento ambientale che Verdini e Fusi erano riusciti a imporre, l'analisi del suo contenuto "contabile" viene delegata non alla Finanza, evidentemente ritenuta non affidabile, ma alla direzione generale dell'Agenzia delle Entrate della Toscana che, il 24 maggio di quell'anno, ne redige un rapporto di una quarantina di pagine”, ha scritto Carlo Bonini nel quotidiano del Gruppo Editoriale L'Espresso.  

La "matrimoniale classic"

E sarebbe stata stata proprio quella relazione a mettere nei pasticci Toschi e un suo collega, Marco de Fila. Insomma, Fusi, sapeva come circondarsi delle persone ad hoc per i suoi affari.   “La prima fattura è relativa a un soggiorno di due notti il 5 e 6 luglio 2008, un sabato e una domenica. La seconda, ancora due notti, il 9 e 10 settembre, un martedì e mercoledì, di quello stesso anno. Sempre la stessa camera. Una "matrimoniale classic" con "free upgrade in executive junior suite"”, ha spiegato Bonini. Come detto, le cifre sono ridicole: in luglio il conto è pari a 199 euro e 50 centesimi, e in settembre a 188 euro. Gli inquirenti ora si chiedono, perché Toschi ha soggiornato in quell’albergo? Perché se “fossero state ragioni di ufficio a muoverlo da Firenze, non una ma due volte, il Generale avrebbe sicuramente potuto usufruire della foresteria dell'Accademia che a Bergamo”. 

Quelle notti a Bergamo

Dai documenti parrebbe chiaro che quelle notti a Bergamo non sono solo uno sfortunato inciampo. L'ufficiale era già finito in una vicenda simile a Pisa nel 2002, dove una “benevola archiviazione” lo aveva salvato da un processo per concussione. Era stato accusato di aver ottenuto danaro “dalle concerie della zona per evitare verifiche”. In quel tempo Toschi era stato proprietario di 5 Mercedes e aveva l’abitudine di cenare con i maggiorenti del posto. “Soprattutto, per quale ragione, non facesse altro che cambiare banconote vecchie con banconote nuove o perché, nell'arco di anni solari successivi, il suo conto corrente personale avesse registrato prelievi tra i 4 e i 10 milioni di lire”. Danaro di famiglia aveva sostenuto Toschi in un drammatico interrogatorio con l'allora procuratore Enzo Iannelli. In quel 2002, la spiegazione bastò. Ma ora quelle fatture pongono una serie di domande che esigono risposte.

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