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Rivelazione shock dell'ex Gran maestro della Massoneria Di Bernardo: "Altro che 900 nomi, negli elenchi P2 più di 3mila"

"Su questo ho delle evidenze", ha detto alla Commissione Antimafia. E ancora: "Collusioni con la mafia in Sicilia. Ho anche saputo di un traffico di armi"

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L'ex gran maestro Di Bernardo
L'ex gran maestro Di Bernardo

"Diverse sono le ragioni che portarono alle mie dimissioni da Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia, ma quella che fu determinante fu connessa con l'inchiesta del procuratore di Palmi Agostino Cordova. Vedo oggi ripresentarsi le stesse condizioni del 1992, quasi fosse una fotocopia", ha detto Giuliano Di Bernardo, Gran Maestro del Grande Oriente d'Italia dal 1990 al 1993 (quando si dimise), - davanti alla Commissione parlamentare Antimafia presieduta da Rosy Bindi che lo ha ricevuto in un'audizione a testimonianza - rivelando diversi particolari in merito al presunto rapporto tra 'ndrangheta, mafia e massoneria. 

"Quando furono sequestrati gli elenchi a casa di Gelli, si disse che gli iscritti alla P2, come risultava in quel fascicolo, erano 800-900: io credo ci sia altro elenco di oltre 3 mila nomi e su questo ho delle evidenze", ha spiegato poi Di Bernardo.

"Dopo la mia elezione - ha rivelato l'ex gran maestro del Goi - chiese di potermi incontrare il segretario personale del Gran maestro Battelli che mi informò del fatto che una sera Gelli si era presentato da lui portandogli un librone con tutti gli iscritti. Battelli divenne paonazzo e disse al suo segretario personale: 'è qualcosa di assolutamente grave e pericoloso per l'Italia quello che ho visto'". Di Bernardo ha aggiunto che dopo la sua elezione a Gran Maestro aveva "ricevuto due lettere da Gelli in cui mi chiedeva di rientrare nel Goi: informai la giunta di quelle due lettere. Poi Gelli mandò suoi emissari per convincermi a farlo rientrare. Io ho rifiutato".

"La P2 - ha detto infine Di Bernardo - rispondendo alle domande della presidente dell'antimafia Rosy Bindi - è sempre stata una loggia regolare all'interno del Goi, si differenziava per il modo di procedere. Gelli ha consentito la pubblicazione di tutta la documentazione della loggia P2 come loggia del Grande Oriente d'Italia". "Gelli fu espulso con un procedimento che di giustizia non aveva nulla a che fare. Era solo giustizia interna: si volevano solo acquisire titoli per diventare Gran Maestri. A Gelli fu fatto un processo farsa; io non avrei mai consentito il suo rientro nel Goi ma gli avrei rifatto il processo, espellendolo via con un processo vero", ha concluso.

"Collusioni con la mafia in Sicilia"

"Ricordo una riunione a Palermo: credevo di trovarmi di fronte a tutti i fratelli e mi sentii dire dal numero uno della massoneria siciliana di non accettare l'invito del presidente del collegio regionale perché aveva a che fare con la mafia. Era un avvocato e avevo parlato con questa persona che mi era sembrata degna di ogni fiducia e rispetto", ha dichiarato Giuliano Di Bernardo. "Mi dissi: c'è qualcosa che stride con i principi e la visione che mi sono sempre fatto della massoneria. Aprii un Osservatorio sulla Sicilia e proprio in quei mesi del 1990 il sindaco di Castelvetrano, Antonio Vaccarino, fu arrestato in quanto membro della mafia. Feci in modo che immediatamente fosse sospeso dal Goi. La verità è che le cose che avvengono nelle realtà locali si vengono a sapere solo per caso anche se ci sono gli ispettori che dovrebbero controllare. Ma lo fanno?". Il sindaco di Castelvetrano fu sospeso e mandato davanti a giustizia massonica. Ma secondo quanto ha riferito Di Bernardo, che qualcuno sia condannato dalla giustizia massonica "è un evento eccezionale". "Stiamo assistendo oggi alla degenerazione della massoneria", ha concluso l'ex Gran Maestro.

"Il traffico d'armi"

"Ho saputo di un traffico di armi dal Gran segretario e Gran maestro onorario della Gran Loggia nazionale francese una volta in cui mi trovavo a Parigi. Mi disse che il mio predecessore era andato a fornire armi. Per i francesi questa era una ingerenza e vi era irritazione. Ho fatto alcune indagini interne e le mie inchieste hanno confermato tutto", ha detto Di Bernardo davanti alla Commissione parlamentare Antimafia. "Ho informato le autorità nel momento in cui c'è stata l'inchiesta, prima non avrebbe avuto senso - ha riferito - ho dato al procuratore Cordova tutte le informazioni che avevo". Alla Bindi, che gli ha letto un verbale secondo il quale Ettore Loizzo (morto da alcuni anni), a quel tempo suo Gran Maestro aggiunto, gli disse che su 32 logge calabresi, 28 erano controllate dalla 'ndrangheta e che non potesse fare nulla se non rischiando gravi ritorsioni, Di Bernardo ha risposto che "queste sono state le sue parole, che mi hanno convinto a dimettermi". "Noi non abbiamo potuto farci nulla, abbiamo dovuto subire questa situazione, mi disse Loizzo", ha proseguito l'ex Gran maestro del Goi. "E quando ho chiesto cosa pensassero di fare, non mi hanno risposto nulla. Di qui la mia decisione di dimettermi", ha concluso. "Durante il periodo in cui sono stato Gran Maestro ho abbattuto una sola loggia, la Colosseum di Roma, che era stata costituita subito dopo la liberazione d'Italia e in cui affluivano gli agenti della Cia, era una loggia ad hoc. Non potevo tollerare una loggia che era nata per queste ragioni e che continuava a muoversi per questo. Ho trovato un motivo formale e l'ho chiusa", ha risposto alla presidente dell'Antimafia Rosy Bindi che ha posto una serie di domande.

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