La testimonianza choc: "Desirée violentata anche da morta". Altri due ricercati per lo stupro
Non è escluso che l'inchiesta possa subire nei prossimi giorni nuove accelerazioni soprattutto in relazione al mancato soccorso della ragazzina
Spuntano nuovi particolari agghiaccianti, tutti da verificare, sul caso di Desirée Mariottini. Stando a una testimonianza riportata da Il Giornale, Desirée avrebbe subito abusi anche da morta. A raccontare i dettagli di quanto accaduto la notte tra il 18 e il 19 ottobre, è Giovanna, una donna che avrebbe conosciuto Desirée e che l'avrebbe incrociata più volte in quel fortino di pusher e tossici a San Lorenzo.
La testimonianza dell'amica
"In quello stabile spacciano eroina e cocaina tre africani: Ibrahim, Sisko e Youssef (Brian Minteh, Chima Alinno, Yusif Salia)", ha detto la donna, che li descrive come "personaggi molto cattivi e pericolosi poiché il loro stato di tossicodipendenza può influire sull'atteggiamento che hanno sulle persone". Giovanna ha raccontato che più volte Ibrahim le avrebbe chiesto di avere rapporti sessuali in cambio di stupefacenti ma di avere sempre rifiutato. Quanto a Desirée, Giovanna ha spiegato di averla vista "avere atteggiamenti che mi inducevano a pensare che potesse aver già avuto rapporti sessuali con questo in cambio di qualche tiro di crack o qualche pezzo di eroina". La donna, scrive ancora 'Il Giornale', ha riferito poi di Koffy, un tunisino che le avrebbe detto che nella giornata in cui è morta, Desirée avrebbe avuto "rapporti sessuali prima con Yusif, poi con Sisko e in ultimo con Ibrahim. Non escludo che questi possa aver avuto rapporti sessuali con la minorenne anche post mortem".
Tanti giovani ai funerali
Tantissimi giovani e famiglie oggi a Cisterna di Latina per i funerali di Desiree Mariottini, la 16enne stuprata e trovata morta in un capannone nel quartiere di San Lorenzo a Roma. Davanti alla chiesa di San Valentino a Cisterna di Latina, nel quartiere dove abitava Desiree, si sono radunate diverse centinaia di persone. In strada, legati ai cartelli e ai pali della luce, palloncini rosa e bianchi e sul sagrato della chiesa tra le tante corone di fiori anche quella della Regione Lazio. A dieci giorni dalla tragica morte i pm della Procura di Roma, dopo un breve incontro con i familiari della ragazzina, hanno dato il nullaosta per la restituzione della salma. A Roma, come annunciato nei giorni scorsi dal sindaco, Virginia Raggi, verrà proclamato il lutto cittadino.
Altri due ricercati
Intanto, le indagini vanno avanti. Gli inquirenti restano in attesa dei risultati ulteriori legati all'esame autoptico. Oltre all'esame tossicologico, importati elementi potrebbero arrivare dagli esami del Dna: accertamenti che puntano a stabilire se anche altre persone, oltre ai quattro fermati, hanno abusato di lei. Anche se al momento in Procura si specifica che non ci sono nuovi iscritti nel registro degli indagati gli inquirenti danno la caccia a Marco - un italiano che secondo quanto raccontato da più di un testimone sarebbe stato abituale frequentatore del covo di San Lorenzo e avrebbe fornito agli aguzzini della 16enne gli psicofarmaci finiti nel micidiale mix di droghe usato per stordire e stuprare Desirée - e sono sulle tracce di due uomini di nazionalità araba chiamati in causa a vario titolo da testimoni presenti la notte della morte della ragazza. Inoltre non è escluso che l'inchiesta possa subire nei prossimi giorni nuove accelerazioni soprattutto in relazione al mancato soccorso della ragazzina.
Ad agosto il caso segnalato ai servizi sociali
Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, il caso della ragazza era stato segnalato lo scorso agosto ai servizi sociali, al Sert e al Tribunale dei minori per un episodio in cui era stata accusata di spacciare Rivotril. Da agosto era noto a tutti che Desirée frequentasse ormai abitualmente certi ambienti. E sempre più spesso mancava di casa per giornate intere”. Per verificare se ci siano state eventuali omissioni da parte di avrebbe dovuto prendersi cura di Desirèe che appena 16enne trascorreva intere giornate e a volte nottate fuori di casa. Frequentava giri rischiosi, aveva iniziato ad assumere droghe, la procura acquisirà il fascicolo dei servizi sociali su Desirée, per capire come sia stato trattato il caso e per verificare se ci siano state eventuali omissioni da parte di chi avrebbe dovuto prendersi cura di lei.
Affidata ai nonni
La ragazza era affidata ai nonni. I genitori, separati, erano tornati a parlarsi proprio per provare ad aiutare la figlia. Ma la madre Barbara Mariottini, sentita a piazzale Clodio, non immaginava che la situazione della figlia fosse così problematica. Nella percezione della famiglia, il rapporto della ragazza con le droghe è precipitato nel giro di 10 giorni, conducendola da un’assunzione saltuaria alla dipendenza. Secondo quanto ha raccontato da Gianluca Zuncheddu, il padre della ragazza che si trova agli arresti domiciliari, lui aveva provato a salvare la figlia dai pusher in diverse occasioni. L’ultima volta le aveva anche dato due schiaffi e la ragazza aveva chiamato il 113. A causa di quell’episodio all’uomo, a cui era già stato vietato avvicinarsi alla madre di Desirée per un altro procedimento penale, gli sono stati notificati gli arresti domiciliari. Era il 17 agosto l'ultima volta che ha visto la figlia viva.
Adolescenza difficile
Nessuno è riuscito a mettere la 16enne al sicuro da quelle amicizie pericolose. Da un mese almeno, Desirée aveva iniziato a frequentare lo stabile abbandonato d via dei Lucani, nel quartiere San Lorenzo, dove nella notte tra il 18 e il 19 ottobre è stata imbottita di droghe e psicofarmaci, stuprata da un branco di pusher e lasciata morire dopo ore di agonia senza nessuna pietà. “Non ha mai avuto nessun problema e ha frequentato la scuola fino alla terza media nel comune di residenza, poi si è iscritta all'Istituto agrario di Latina, dove ha frequentato con esito infruttuoso solo il primo anno di studi ha raccontato agli agenti della Squadra Mobile il padre della sedicenne, poi ha abbandonato gli studi... sono stato informato il 19 ottobre che mia figlia non era rientrata a casa e che la madre aveva presentato una denuncia di allontanamento”.
Omissione di soccorso
Per la violenza sessuale e l’omicidio, oltre che per la cessione di stupefacenti, sono stati arrestati tra giovedì e venerdì quattro migranti africani irregolari. Secondo quanto emerso finora, la 16enne poteva essere salvata, ma chi l’aveva drogata e poi violentata non ha fatto nulla per aiutarla, impedendo persino che fosse soccorsa. “Meglio lei morta che noi in galera”, è la frase pronunciata da alcuni dei presunti responsabili, riferita da alcuni testimoni. Al momento in Procura si specifica che non ci sono nuovi iscritti nel registro degli indagati ma non è escluso che l'inchiesta possa subire nei prossimi giorni nuove accelerazioni sopratutto in relazione al mancato soccorso della ragazzina.
4 arrestati
Nel provvedimento con cui il gip Maria Paola Tomaselli ha disposto il carcere per i tre fermati a Roma (due senegalesi e un nigeriano) viene affermato che gli indagati "impedirono di chiamare i soccorsi per aiutarla ad alcuni dei presenti". Proprio questi ultimi, forse in totale otto persone, che erano intorno alla giovane, secondo il racconto di un testimone, potrebbero essere indagati per omissione di soccorso. Intanto resta in carcere, a Foggia, Yusif Salia, il ghanese di 32 anni accusato, insieme con Brian Minteh, Mamadou Gara e Chima Alinno, dell'omicidio. Il gip del Tribunale pugliese, Armando dello Iacovo ha convalidato sia il decreto di fermo emesso dalla Procura di Roma per concorso in omicidio, violenza sessuale di gruppo e spaccio di droga sia l'arresto in flagranza del ghanese per il possesso degli 11 chilogrammi di marijuana trovati a Foggia all'interno della baracca dove si era rifugiato. Per lui l'interrogatorio di garanzia è slittato ai prossimi giorni alla luce delle sue condizioni di salute.